Papà, papà, all’aeroporto c’è uno vestito da pirla (Gabigol, la bocca del caval donato e l’elogio dell’impeccabile stile di Joao Mario)

di Tommaso de Mojana

Prima che la notizia dell’infortunio di Nagatomo funestasse la vigilia dell’esordio casalingo contro il Palermo è inutile nascondere che i pensieri fossero ancora rivolti all’incredibile giornata di venerdì.
Uno a Malpensa e l’altro una manciata di minuti dopo a Linate, coordinati che manco quando Kondogbia la apre in fascia per D’Ambrosio, sono sbarcati i due soggetti (non troppo misteriosi a giudicare dalla calorosa accoglienza a loro riservata), destinati a rinforzare la squadra.
Due da oltre 70 milioni complessivi, a zittire chi aveva osato rovinarci il risveglio scrivendo che si rischiava di non poter iscrivere Candreva alla lista UEFA.

Mica noccioline, anzi peanuts come ormai fa figo dire .

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Però è tipo come quando hai l’iPhone 35 e per il compleanno ti regalano il nuovo Galaxy.
Wow, bello, grazie mille. Davvero fighissimo, non dovevi.
Cioè, con tutto quello che l’hai pagato, dimmi che non ti stai accorgendo che non me ne fotte nulla del tuo Galaxy, perché non dovevi significa davvero non dovevi.
C’ho l’iPhone.
Non ti sei accorto che ai matrimoni uso le scarpe comprate per il 18esimo di mia cugina? Non hai colto nulla quando ti ho detto che la tv in casa forse è troppo piccola, o che mi piacerebbe rimettermi a suonare ma non ho più una chitarra? Non ti sembro stanco ultimamente, che magari un bel weekend al mare…?
No?
Grazie eh. Non dovevi.
Ecco, signori Zhang e Thohir, Ausilio e Zanetti, Wandanara e Wandamarchi, insomma chiunque faccia il nostro mercato, io vi sono grato, e lo dico sul serio.
Però mi lasciate proprio quel senso lì, quello del Galaxy.

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Che poi magari è davvero un po’ meglio del mio, però il mio problema erano le scarpe, o la tv.
Quindi, o non abbiamo capito niente e il suffisso –gol significa in realtà che Gabriel Barbosa Almeida (io ti chiamo così per ora, al limite Gabriel) è bravo ad evitarli, oppure dallo schemino con la formazione che guardiamo tutta l’estate sui giornali neanche domani spariranno Medel e Nagatomo (che a dire il vero si è fatto fuori da solo).
Sempre posto che il (ri)entro di Ansaldi sia rapido e indolore e che Murillo sia quello dei primi tre e non degli ultimi sei mesi della scorsa stagione, che altrimenti ci sono pure gli altri due…
Torniamo al Galaxy e al pomeriggio di ieri: voto alto, anzi altissimo per Joao Mario.
Atterrato all’aeroporto giusto, si è presentato emozionato e timido, ma comunque a testa alta e petto in fuori, indossando una comune polo bianca sulla quale reggeva un normale zainetto nero da sportivo nel quale giureremmo fossero contenute unicamente le scarpette da allenamento.
In Portogallo giurano sia un numero 10 alla Rui Costa, ma che sappia fare anche l’esterno alto (c’è però sempre il discorso dell’iPhone), o l’interno in un centrocampo a 3 (ecco meglio, anche se a Brozovic noi si vuole bene).
Vedremo.Arrivo_Joao_Mario_896-kZdH--896x504@Gazzetta-Web

 

In attesa che domani mattina anche il Papa dica la sua su che modulo debba adottare, FdB è qui soprattutto per trovare il posto a quelli bravi e Joâo, uno con le iniziali al posto giusto per un portoghese che si veste di nerazzurro, bravo lo è eccome.
Bassino, per non dire bassissimo, invece il voto per Gabriel.
Vent’anni da festeggiare fra pochi giorni, il giovane brasiliano è sbarcato esibendo un look a metà fra Puff Daddy e Clemente Russo, mostrando fiero un numero di tatuaggi certo superiore a quello dei gol segnati in carriera.
Come tutto il resto, anche il cappellino è nero, con stampato sopra un inquietante “Fashion Soccer” (ecco, no), mentre lo zainetto di pelle beige, con incastonati i diamanti che ha voluto come anticipo per prendere il volo, immaginiamo contenga le enormi cuffie dalle quali ogni rapper che si rispetti difficilmente si separa.

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Quando, dove e se giocherà non è ancora dato saperlo, ma tant’è: trenta cucuzze e un puttanaio di gente assiepata a Malpensa ad attenderlo parlano per lui in attesa del verdetto del campo, con buona pace di chi ieri è andato a Orio al Serio attendendo invano lo sbarco di un qualsiasi difensore, vestito come voleva e con qualsiasi tipo di zainetto sulle spalle.

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