A volte è così

Il diavolo si nasconde nei dettagli e la banalità del male troppe volte è in grado di ferire a tradimento. Ma se “vincere” non può mai essere sinonimo di “distruggere”, allora ecco che l’avere la meglio assume quel gusto più sublime e cangiante che a volte sa di “arrangiarsi“, a volte sa di “cavarsela“, altre di “controllare“.

L’importanza dei tre punti sta in queste cose. Perché a volte mica basta gestire la palla, né tirare verso la porta, né far ballare tranquillamente il pressing della squadra avversaria: a volte l’arbitro ti ferma erroneamente mentre stai andando in porta, a volte devi prenderti un giallo per fermare un fortuito contropiede, a volte devi pure difendere gli ultimi cinque minuti con un giocatore in meno. Ci si deve sporcare le mani, si deve tener palla, bisogna aver la mente lucida nonostante l’orario, il vento, le partite ravvicinate e tutte quelle altre cose che non devono mai diventare una scusa.

Portarla a casa in queste situazioni vale doppio e quante volte, negli ultimi anni, abbiamo invece raccolto la metà. L’importante è sapere che il diavolo si nasconde sempre molto bene e che la banalità del male colpisce quando meno te l’aspetti – anche a fine partita, in fascia, nel mezzo di una corsa inutile verso una palla innocua. Bisognerà ritrovare quindi fiato, lucidità, equilibri e forma fisica di una rosa intera, perché tutti torneranno estremamente utili: questo ormai è chiaro.

Nel frattempo gente come Pavard, Acerbi, Chalanoglu e Mkhitaryan usa gambe, testa ed esperienza per tenere il baricentro nel suo punto di equilibrio perfetto, minuto dopo minuto, sapendo che presto o tardi ci sarà una puntata di Thuram, una fiammata del Toro, un’infilata di Frattesi. O una poesia di Dimarco.

Dimarco. Poesia.

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