Di Tommaso De Mojana
Non faccio il giornalista, per questo, credo, le prime righe sono sempre le più critiche.
Più probabilmente sono semplicemente scarso a mettere in prosa i millequattrocentotrentasei pensieri che dedico ogni giorno ai nostri colori. Che poi quando ci penso mi sembra tutto filare perfettamente eh.
Comunque, superato con un geniale escamotage il temutissimo incipit tutto dovrebbe essere più facile: veniamo al dunque, quindi.
Uno dei miei romanzi preferiti inizia così: “C’era una volta… Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. “
Ecco quindi: “C’era una volta… Icardi, diranno subito i miei pochi lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta Cristian Ansaldi.”
Un Argentino di Rosario trasferitosi ad appena 22 anni a Kazan, sponda Rubin. In gennaio.
Non so se ci siano altre sponde a Kazan in realtà, e nemmeno come si dica né se si dica, in russo, “Kazan è bella ma non ci vivrei”, ma sta di fatto che El Colo (tipo pel di carota, in Argentina) in Russia ci ha passato 7 anni, meritandosi di tanto in tanto persino qualche chiamata in Albiceleste.
Non ce ne ricordiamo, ma lo abbiamo anche incrociato più di una volta: la prima nell’unica partita della cavalcata 2009/10 che non si è mai inculato nessuno (si giocò di pomeriggio, finì 1-1, e a noi, che avevamo Maicon ad arare la fascia, di guardare quel terzino imbacuccato con la fascetta da Alberto Tomba non ce poteva fregar di meno), un’altra in un’Europa League, ultima ed inutile giornata di un girone già superato, in cui Strama mandò a giocare un gruppetto di ragazzini guidati da Ranocchia e Gargano.
Finì male, non solo la partita.
El Colo invece finì in Spagna, all’Atletico; peccato che a Madrid vide più l’infermeria che il Vicente Calderòn. È qui che il destino di Ansaldi inizia ad intrecciarsi col nostro: carriera promettente, un anno da rotto all’Atletico, poi Genoa per il riscatto. Prima di lui un certo Thiago Motta, quello che gli stessi che avevano già esonerato 14 volte FdB dicevano fosse troppo lento, aveva fatto lo stesso percorso. Per poi colorarsi di nero e blu, certo.
Diciamo che il precedente fa ben sperare.
Diciamo che adesso che nell’ultima settimana siamo diventati il Barcellona dal Feralpi Salò che eravamo, adesso che FdB è un genio e non più un pirla (vergognatevi), che Maurito è il Capitano e non un bimbominkia da portare in spalle a Napoli, Joao Mario il nuovo Xavi e non “45 milioni sono una follia” eccetera, ecco, adesso noi abbiamo sempre e comunque quel problemino lì.
Mi sto facendo prendere dall’ansia, quindi passo alla prima persona:
Cristian da Kazan, vedi, in vita abbiamo visto le nostre corsie esterne passare in un amen da Brehme a Tramezzani, da Roberto Carlos a Pistone, da Maicon a Jonathan.
Non abbiamo mai mollato, perché siamo fatti così.
Ci abbiamo provato con Brechet e Telles, con Domoraud e Santon. Qualcuno, fra noi, è andato pure a prendere Pereira all’aeroporto, giusto perché era costato una cifra. Dovresti aver incrociato Erkin, che per come è stato trattato pensavamo avesse trombato le figlie a Frank, ma dopo averlo visto in faccia abbiamo capito che era semplicemente una pippa. Ci sarebbe pure Gresko, e altri tredici che mi sto dimenticando, o che non voglio ricordare.
Ma soprattutto ci sono loro due, i nostri incubi ricorrenti: io mi sono promesso di non nominarli nemmeno, vediamo se ci riesco, tanto sai chi sono.
Sai, Cristian, ci hanno raccontato che giochi su entrambe le fasce e quindi per noi come per magia puoi farli sparire entrambi contemporaneamente. Davvero sai farlo?
Ci hanno detto che in emergenza puoi giocare anche al centro, se mancassero Miranda e Murillo. Sapresti far sparire anche l’altro, in caso? Sì?
L’anno scorso ti avevo contro al Fantacalcio quando in una sola partita hai fatto tre assist. Ne faresti tre anche solo in tutta la stagione?
Ecco forse è questo che noi desideriamo profondamente da te: un po’ di sana normalità, qualche passaggio giusto alternato a qualche errore che sicuramente capiterà anche a te di fare, una sovrapposizione, un paio di cross giusti a partita per il Capitano, un paio di diagonali quando serve. Non vorremmo vederti in ogni replay dei gol che sicuramente ancora subiremo mentre chiudi in ritardo. Magari a volte sì, ma non in tutti. Alcuni, pochi, ok?
Cristian, per scrivere questo pezzo mi sono fatto un po’ i cazzi tuoi: ho visto che hai una bellissima famiglia, che sembri amare molto, che suoni la chitarra piuttosto male e canti piuttosto bene, che sei molto devoto.
Anche noi, Cristian, abbiamo un sacco di pensieri verso il cielo quando vediamo giocare i nostri terzini. Anche noi vogliamo diventare devoti. A te.
Noi ti vogliamo bene Cristian, anche se ancora non ci conosciamo bene, o forse per nulla.
Volevamo solo dirtelo.
Suerte, amigo.
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