Due sconfitte consecutive – contro Udinese e Sassuolo- più la fatica fatta contro il Pordenone per passare il turno in coppa Italia certificano il momento di crisi dell’Inter. Per Luciano Spalletti si tratta di dover gestire il primo, vero momento nero da quando si è seduta sulla panchina nerazzurra. All’orizzonte ci son un derby da affrontare e due sfide sulla carta impegnative contro due squadre – Lazio e Fiorentina – che invece stanno attraversando un buon periodo di forma. Proprio queste due partite di campionato potrebbero dire qualcosa di più circa i reali obiettivi della squadra nerazzurra in questa stagione.
Chiamato a commentare il momento della sua squadra nel dopo partita col Sassuolo l’allenatore toscano è stato chiaro e netto: “c’erano delle certezze e qualcuno andava fatto sentire più importante, ma se qualcuno non regge questo livello va messo in discussione.”
Parole e concetti semplici, che rimandano ancora una volta alle lacune di una squadra che il grande lavoro di Spalletti e del suo staff avevano fin qui contribuito a mascherare. Prima di tutto, la ristrettezza della rosa. Se è vero che l’Inter gioca soltanto su due fronti – campionato e coppa Italia – è altrettanto vero come non si possa chiedere sempre agli stessi giocatori di tirare la carretta. Invece la mancanza di alternative valide ha costretto Spalletti ad utilizzare quasi sempre gli stessi giocatori di movimento con i vari Ivan Perisic (1620), Milan Skriniar (1620), Danilo D’Ambrosio (1589), Mauro Icardi (1585), Miranda (1520), Borja Valero (1506), Antonio Candreva (1448) e Matías Vecino (1241) tutti oltre i 1200 minuti di utilizzo. La Juventus, per fare un paragone, ha soltanto Mario Mandzukic (1255) e Gonzalo Higuaín (1419) oltre questa quota. Soltanto il Napoli ha numeri simili a quelli dei nerazzurri.
Lo stop forzato per D’Ambrosio, al quale è stata riscontrata una lesione di primo grado al legamento collaterale mediale della gamba sinistra – previsti circa 45 giorni per il recupero – rende la coperta nerazzurra ancora più corta.
L’impiego costante di un undici base con poche alternative è stata una costante dell’Inter di questa prima metà di stagione dovuta ad una rosa che non sembra metter a disposizione di Spalletti delle soluzioni alternative adeguate. Contro il Sassuolo Spalletti ha avuto qualche risposta da João Cancelo come terzino destro, ruolo dove il portoghese ha palesato i noti problemi in fase difensiva ma dove ha anche dato un buon contributo ad una fase offensiva dell’Inter che ha visto i nerazzurri produrre il 73% di possesso palla, 48 cross e 16 tiri – solo 4 in porta.
Le xG di understat.com mostrano come l’Inter abbia creato ma anche concesso.
Non è andato bene invece lo spostamento di D’Ambrosio sulla fascia sinistra, con l’ex granata che in quella posizione aveva la possibilità di utilizzare il suo piede forte (il destro) per coprire i tagli di Domenico Berardi.
Il triplo errore dell’Inter nell’occasione del gol partita di Diego Falcinelli.
In difficoltà sono sembrati anche Perisic, Borja Valero e, soprattutto, Icardi per il quale manca un’alternativa che lo possa almeno in parte sostituire e un compagno di reparto affidabile che lo possa accompagnare nelle situazioni in cui potrebbe essere utile giocare con due attaccanti centrali.
La pass map fornitaci da @Ben8t mostra le difficoltà dei nerazzurri nel trovare Icardi.
Le parole di Spalletti a fine gara fanno tuttavia pensare anche alla possibilità che in rosa possano continuare ad esserci problematiche di tipo psicologico come le difficoltà di alcuni a fare il passo ulteriore che permetta loro di essere competitivi continuativamente su certi livelli. Gli “evidenti cali di rendimento” ai quali ha fatto cenno l’allenatore nerazzurro potrebbero quindi essere figli di una certa stanchezza fisica ma forse anche di una ancora non del tutto raggiunta maturità psicologica che rende problematico per alcuni affrontare con lo stesso livello di concentrazione tutte le partite, indipendentemente dall’avversario. Ci sono infatti giocatori che non reggono la pressione del grosso appuntamento e del grande rivale e altri che, invece, si esaltano in palcoscenici importanti mentre non riescono a mantenere lo stesso livello di intensità contro avversari dal blasone più modesto.
In questo senso giocatori come João Mário e Marcelo Brozovic sono chiamati a fare un salto di qualità. Il portoghese non ha sempre risposto quando gli sono state concesse delle occasioni – anche se resta la questione di trovargli un ruolo nel 4-2-3-1 – mentre il centrocampista croato – ieri comunque non fra i peggiori – deve ancora dimostrare continuità sia fra le partite che all’interno di una stessa gara, sia in fase offensiva che in quella difensiva.
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