Esonerato, anzi no, anzi sì, anzi no, anzi forse (la nostra analisi tattica di Inter – Torino. Ah, non si fosse capito #NoiStiamoCondeBoer)

di Michele Tossani

L’Inter batte il Torino, torna al successo e sembra così rinsaldare la posizione di Frank De Boer sulla panchina nerazzurra. Sembra perché, a leggere i titoloni di certi giornali o a sentire la voce di taluni pundits (esperti) sulle varie Tv, il buon Frankie avrebbe comunque le ore contate, con un cambio pronto a registrarsi dopo l’impegno di questo fine settimana durante la pausa per le nazionali.

Tutto questo non ha senso. Steven Zhang, Thohir e Yang Yang dovrebbero pensarci bene prima di agire. Infatti, esistono tutta una serie di fattori che ci inducono a pensare come la scelta di sostituire l’olandese vada contro la logica. Per prima cosa, saltasse l’ex Ajax, l’Inter si ritroverebbe con un altro stipendio a bilancio, il terzo insieme a quello di Mancini e dell’eventuale sostituto di FdB. Inoltre l’esonero di De Boer rappresenterebbe l’ennesimo cambio su una panchina che ha visto avvicendarsi 8 allenatori in appena in 6 stagioni. Troppi per una società che dovrebbe essere organizzata. E quali sono i nomi più gettonati per il cambio di guida tecnica? Alcuni, francamente, lasciano stupiti. Laurent Blanc, ex tecnico del Paris Saint-Germain, avrebbe le stesse problematiche già sorte con l’arrivo di FdB, vale a dire quelle legate all’arrivo di un allenatore straniero che non conosce il nostro calcio (se non per avervi giocato eoni fa) e che verrebbe improvvisamente catapultato in una realtà così complessa come quella nerazzurra, per di più con 9-10 partite già giocate. Lo stesso dicasi per altri nomi come Villas-Boas, Van Gaal o Bielsa: tutti tecnici preparati ma che avrebbero bisogno di un certo periodo di apprendistato. La soluzione Leonardo poi appare ancor più bislacca. Questo non tanto per le qualità del personaggio quanto per la sua attitudine a ricoprire un ruolo di campo invece che uno dirigenziale. Per non parlare del fatto che questa soluzione apparirebbe una soluzione ponte, in attesa magari di cercare Simeone al termine di questa stagione. Questo significherebbe partire con un allenatore già quasi delegittimato che si troverebbe a lavorare in uno spogliatoio consapevole che il proprio allenatore non rimarrà che per pochi mesi. Medesimo discorso può essere fatto per Pioli e Guidolin, entrambi attenti conoscitori della serie A ma ambedue con il rischio di lavorare con addosso l’etichetta “in prova”.

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Tutti questi motivi fanno ritenere l’opzione di mantenere De Boer come la più razionale. In fondo cosa si imputa all’olandese? Non di non aver introdotto un’idea di gioco, ché l’Inter di De Boer (pur con tutti i difetti messi in mostra fino ad ora) sembra l’unica ad avere un’identità fra tutte le squadre nerazzurre viste negli ultimi anni. Le sconfitte e le prestazioni indecenti ci sono state, soprattutto in Europa League. Ma queste, a parte il fatto di far parte di un normale processo di crescita, sono spesso da addebitare non soltanto a fattori tattici quanto a grossolani errori individuali. È colpa di De Boer se Santon commette un’ingenuità macroscopica a Bergamo? Deve imputarsi all’allenatore la decisione di dotare la rosa nerazzurra di terzini del livello di una squadra di centro classifica? Ha responsabilità FdB se Murillo e Miranda pasticciano in occasione del gol di Melchiorri contro il Cagliari? Crediamo di no.

Certo, il gioco di De Boer presenta dei rischi dal punto di vista tattico con l’allenatore che sta cercando di portare una mentalità nuova per queste latitudini. Ma non lo si sapeva prima di ingaggiarlo? Non era stato visionato il suo Ajax? Anche il meno attento seguace dell’Eredivisie conosce le differenze fra calcio olandese e calcio italiano e come De Boer costruisce le sue squadre…forse che Suning non lo sapesse? Sarebbe grave aver preso un allenatore a scatola chiusa. Se, invece, si era a conoscenza del credo calcistico di FdB, a maggior ragione sarebbe senza senso bocciarlo dopo appena 10 partite di campionato.

Per tutti i suddetti motivi e anche un po’ per l’incredibile campagna di stampa che ha cominciato a criticarlo ancor prima che atterrasse a Milano, #iostocondeboer.

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