Ricordi blucerchiati (L’Inter vista da un doriano)

Di
Oleg Curci Infermiere, Sampdoriano, Padre

→ Pioggia, il mio primo ricordo associato all’Inter è bagnato di pioggia, fredda, che ti entra nelle ossa e le lascia umide, pioggia di gennaio.

Avevo sette anni e mio papà mi portava in gradinata sud già da qualche anno, la mia Samp quella domenica si scontrava con una corazzata con al suo interno mostri come Mazzola, Boninsegna, Bertini ed Oriali e si buttava in mare aperto armata solo da tanta volontà, i piedi buoni di Bedin, la corsa a tutto campo di Tuttino ed una punta leggera leggera la buonanima di Nello Saltutti… pioveva pioveva forte ed alla mezz’ora Oriali ci metteva già sotto, pareggio di Saltutti ed a dieci minuti dalla fine Boninba colpisce di nuovo.

Stava affondando la Samp ma a quel punto, sotto il diluvio inizio l’arrembaggio… fino a quando Marco Rossinelli, terzino sinistro votato a mordere caviglie di ali destre, in spaccata riusciva a battere Bordon… finimondo, Marassi impazzisce ma l’arbitro Ciacci di San Casciano annulla per un presunto off side di Arnuzzo (era dentro la porta quindi non in off side) ed un tizio con il borsello (in gran voga in quegli anni) lo colpisce ripetutamente con conseguente sconfitta a tavolino e tre giornate di squalifica del campo…

Un altro flash legato all’Inter mi porta più avanti negli anni, quando a Marassi scese in campo Ronaldo… facevo assistenza sanitaria a bordo campo ed ho avuto la fortuna di vedere quel sogno con gli scarpini da calcio e con una delle seconde maglie più brutte mai viste al mondo (righe orizzontali verde scuro/blu tone sur tone agghiacciante) accarezzare l’erba di Marassi; sì accarezzare, perché quando correva e calciava Ronaldo non faceva nemmeno rumore quasi come Sebastiano Veron…

L’ho sempre guardata con una certa soggezione l’Inter, quel Biscione blasonatissimo ed aristocratico che veniva a macinare gol e punti contro Samp piccole e timorose , squadra strana piena sempre di campioni ma non sempre vincente, squadra che ci scaricava poi campioni a fine carriera che ci hanno fatto comunque sognare, gioire ed incazzare, Suarez, Bedin,Bordon, Zenga squadra che con in panchina il mostro Mourinho ed in campo gli unici due giocatori che io abbia mai invidiato al Genoa: Thiago Motta e Diego Milito ha spopolato con il triplete fino a regalarci il sunset Boulevard di Samuel E’to, squadra che ci stava regalando una vittoria clamorosa (0-2) all’ 86 del secondo tempo (Kutuzov e Tonetto) e, con il nostro Mancio in panchina ci ha dato una sconfitta cocente nel giro di cinque minuti. (Martins, Recoba, Vieri).

Diventata improvvisamente la squadra che “avrei voluto tifare” quando Iuliano ha abbattuto Ronaldo ed ha scippato lo scudetto.

Ma è anche la squadra che ha tenuto testa alla Samp nella meravigliosa cavalcata scudetto del ‘91, quello 0-2 a San Siro del 5/5/91 che ha messo il sigillo alla stagione ed ha spento le speranze di rimonta nerazzurre.

Ma anche squadra cannibale di calciatori fenomenali come Maurito Icardi e Martins Eder e tritacarriere perché dopo essersi divorato un gol gigantesco con Handanovic battuto, Correa non ha più visto biglia sia a Marassi che fuori.

Squadra strana l’Inter, sempre al di sopra delle risse, una signora spesso un po’ altezzosa ma sempre piena di fascino, è Milano l’Inter, l’ho capito da quando a Milano vivo e lavoro per quattro giorni la settimana, è la squadra che incarna in pieno l’animo e lo spirito di questa città, lo spirito di silenziosa abnegazione mai rinunciataria ma nemmeno “piangina”, operaia nello spirito ma aristocratica nella presenza e nel blasone, eterna incompiuta, gioia e dolore condensati.

Insomma fossi nato a Milano vestirei nerazzurro anche solo perché quella maglia l’ha indossata quel galantuomo di Giacinto Facchetti.

 

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