Verso Sampdoria – Inter
Sono passati già dei giorni, e penso sempre più che il boato di San Siro in occasione del gol del 2-1 contro in Tottenham di martedì mi rimarrà impressa per giorni, mesi, anni. Così come la voglia di strappare la maglietta dalla felicità (avevo già finito la voce sulla perla di Icardi qualche minuto prima).
Abbiamo legittimamente goduto di una rimonta eroica, del ritorno della Garra Charrua, ma ora dobbiamo tornare a fare i conti con il campionato e con la trasferta in casa della Sampdoria. Con il suo solito pragmatismo, Spalletti prima del Tottenham lo ha detto chiaramente: partite come quelle di martedì possono essere una svolta per la stagione. La vittoria contro gli Spurs, ottenuta in quel modo, è come una siringa di adrenalina, è una fonte di grinta enorme: vero.
Questo momento, quello successivo, è il più delicato. Vincere è difficile, ma continuare a vincere è ancora più difficile. Soprattutto quando in una delle partite più coinvolgenti degli ultimi anni si è vinto, ma non convinto più di tanto. Perché l’Inter ha mostrato il solito infelicissimo limite, la mancanza di finalizzazione dell’azione – in misura inferiore rispetto, ad esempio, alla partita contro il Parma, grazie ad un approccio tattico molto aggressivo. Fase difensiva e di recupero ottima, poi blackout e giro palla al rallentatore che coinvolge tutti i difensori. Nessuno o pochi e confusi movimenti degli attaccanti.
La vera difficoltà è ora, per una squadra che per la prima volta in questa stagione ha avuto una reazione davvero convincente, e deve dare delle conferme. Primo tra tutti Icardi, sbloccato martedì ma ancora a quota zero in campionato. Gli piace segnare alla sua ex squadra (lo scorso marzo a Marassi ha segnato 4 gol nello 0-5 finale), quindi le condizioni ci sono.
Cerchiamo di andare oltre l’euforia post-Champions, dandole il peso che merita. È un momento critico, in cui come dice spesso, con la sua contorta retorica, Luciano: “bisogna che vengano fuori quelle che sono le caratteristiche dei giocatori”. Che non possono più latitare. Che non possono esaurirsi nella reazione dopo essere andati sotto. Non ci si può permettere un punto di partenza che è troppo spesso una condizione di svantaggio. Anche sullo 0-0, spesso l’Inter appare come in controllo precario e non sicuro, come se fosse sempre imminente la beffa (che infatti spesso poi arriva).
L’inter è
L’Inter di oggi è un bambino che ha iniziato a correre insieme ai grandi anche se non è abbastanza allenato, riuscendo a tenere in un’occasione importante il loro passo perché rispetto a loro ha un cuore grande.
L’Inter è uno studente difficile, che fa i compiti giorno per giorno ma alla verifica poi fa sempre tanta difficoltà, non riesce ad esprimere la sua preparazione.
L’Inter è un equilibrista che sceglie l’azzardo e va avanti con incoscienza, e riesce a fare una magia sulla fune pur non essendo pronta a farla. La sorte e la volontà lo aiutano a portare a termine il primo – splendido – numero, ma dopo arriva la prova della costanza, mantenere l’equilibrio anche nelle fasi più lineari e semplici dell’esibizione.
Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli. E così sia.
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