Quattro punti dopo quattro giornate di campionato, con un calendario favorevole, sono decisamente pochi per non mettere sotto processo questa Inter di inizio stagione.
La squadra nerazzurra attraversa una serie di problemi dal punto di vista psicologico ma anche (soprattutto) tattico. Sotto l’aspetto mentale, l’Inter ha palesato ancora una volta delle difficoltà quando è chiamata a fare un salto di qualità, cioè nelle occasioni nella quali si trova a dover affrontare partite dove risulta essere chiaramente favorita. In pratica, la squadra non riesce a gestire la pressione di dover vincere, con i giocatori più rappresentativi che continuano a mostrare una evidente mancanza di personalità.
Ma, accanto a questi fattori mentali, ci sono anche delle situazioni di natura tattica che creano difficoltà alla squadra e alle quali Luciano Spalletti il suo staff sono chiamati a dare risposte in tempi brevi.
La direzione verso la quale Spalletti stava dirigendo l’Inter nella scorsa stagione è stata quella volta alla ricerca della fluidità in fase di possesso palla. Abbiamo visto una squadra versatile che, partendo da un 4-2-3-1 di base si trovava poi ad attaccare con un 3-4-2-1 con due trequartisti dietro Icardi. Questa fluidità era stata voluta da Spalletti per proporre un gioco più palleggiato, con una migliore occupazione posizionale della trequarti offensiva. Tuttavia, la ricerca di un calcio più di possesso se, da un lato, aveva permesso all’Inter di assicurarsi una fase di costruzione bassa più efficace (grazie anche all’invenzione prodotta dal suo tecnico con lo spostamento di Brozovic nella posizione di play basso) dall’altra non aveva risolto i problemi die nerazzurri in fase di rifinitura. Questa infatti era ancora demandata alla ricerca dei cross per Icardi, come testimoniato dal fatto che l’Inter è risultata la squadra ad aver prodotto il maggior numero di cross a partita – 28 – in tutta la serie A.
Per favorire la transizione da una rifinitura affidata soltanto ai traversoni dalle fasce e per garantirsi uno sbocco anche centrale, Spalletti ha insistito tutta l’estate affinché la società gli fornisse un centrocampista di regia e un trequartista. Mentre la seconda richiesta è stata esaudita con l’arrivo di Nainggolan, la prima è rimasta inevasa, lasciando Spalletti a dover scegliere fra i soliti Gagliardini e Vecino per affiancare Brozovic (con Borja Valero e Joao Mario che sono finiti – definitivamente? – ai margini del progetto tattico).
L’acquisto di Nainggolan non ha risolto il problema della fase di rifinitura, con l’Inter che continua ad affidarsi ai traversoni (33 nelle quattro partite finora disputate) per servire gli attaccanti, anche quando a giocare da no.9 è stato chiamato non un vero centravanti ma un falso nueve come Keita (sono stati ben 51 i cross effettuati contro il Parma).

Per di più, permane l’atavico problema dell’Inter del non riuscire a riempire correttamente l’area di rigore in queste situazioni mentre Nainggolan è spesso chiamato ad abbandonare la posizione sulla trequarti offensiva per arretrare ad aiutare la fase di possesso in mediana di una squadra che fa tremenda difficoltà a costruire.

Il risultato, se guardiamo alle statistiche di queste prime giornate, è quello di una squadra che, rispetto ai mezzi tecnici a disposizione, crea poco (come con Sassuolo e Torino) o comunque non riesce a concretizzare le occasioni a disposizione (Parma).

Resta dunque un equivoco tattico da risolvere: se si vuole continuare sul percorso intrapreso lo scorso anno di una squadra votata al palleggio, bisogna velocizzare la manovra e trovare il modo di servire Nainggolan (e chi eventualmente è chiamato ad affiancarlo) nella trequarti offensiva. Viceversa, qualora (in base alle caratteristiche dei giocatori) si decidesse di continuare ad avere una squadra fortemente verticale, si dovrà lavorare per migliorare qualitativamente i cross e, soprattutto, dovrà essere perfezionata la fase di attacco all’area avversaria, per non lasciare il solo Icardi a cercare di raccogliere questi traversoni.
In questo secondo caso sarà anche necessario avere una maggiore qualità di spinta da parte degli esterni bassi, il cui apporto in fase offensiva è finora mancato. Il ritorno di Vrsaljko e l’utilizzo di Asamoah potrebbe aiutare.
Per quanto riguarda invece la mancanza di un regista puro da affiancare a Brozovic, premesso che Spalletti potrebbe provare a ripescare Borja Valero, l’allenatore dovrà comunque trovare anche strade alternative in fase di costruzione. Come giustamente fatto notare da Sebastiano Vernazza sulla Gazzetta, ci sono squadre che sono pericolose offensivamente pur avendo fasi di impostazione che prescindono da un vero numero 8. Vedremo se Spalletti riuscirà a risolvere questo equivoco.
Il vero equivoco è voler insistere con il 4231 (o moduli similari).
I nostri centrocampisti hanno tutti delle caratteristiche adatte per giocare a tre se non addirittura a quattro. A parte Nainggolan che è il più duttile, gli altri non sono né mediani né trequartisti, ma sono delle buone mezzeali che
renderebbero tutti al meglio nel loro ruolo naturale. Persino JMario.
Altro equivoco è voler insistere a giocare con due larghi in avanti e una unica punta centrale. Icardi non è Dzeko e quindi non fa i movimenti adatti e spesso si trova isolato in mezzo ai due se non tre centrali di difesa avversari mentre avrebbe bisogno di una seconda punta di movimento intorno a lui (non dietro o sulla fascia). Inoltre se Perisic e/o Politano (o chi per lui) non sono in giornata o comunque quando a loro capita di sbagliare i tempi degli inserimenti o dei rientri, ci troviamo squilibrati in mezzo al campo con la conseguenza che la difesa viene presa d’infilata dalle ripartenza degli avversari e rischia di andare in affanno.