Con Barcellona e Juve è finita con lo stesso risultato e forse non è un caso. Dal Barcellona (e per estensione dalle altre top di Champions) e dalla Juve (top in Italia) ci separa oggi un gradino. Poco, rispetto alle intere rampe di scale di non molto tempo fa. Abbastanza, però, per perdere gli scontri diretti, dove non ti basta (come a Barcellona) giocare per un’ora meglio degli altri, oppure (come con la Juve) rimanere bene o male sempre in partita, non sfigurare, e ogni tanto provarci. Alla fine la vincono gli altri, perchè (a Barcellona) la portano a casa i campioni, o perchè (a Milano) gli altri – ti piaccia o no – sono più a portata di mano ma restano ancora meglio di te.
Inter-Juve poteva finire anche in un altro modo, certo, specie de De Ligt avesse teso meno la sua chiappa destra. Ma non ci si può aggrappare solo alle chiappe altrui e le cifre della partita dicono altro, tipo che la Juve ha vinto meritatamente. E’ la Juve più sarriana vista quest’anno, e anche questo è un elemento preoccupante. La Juve ha due squadre e si può permettere cose che nessuno in Italia può. Inter 1 Juventus 2: è una sconfitta di misura, ma è anche l’uno il doppio dell’altro.
Barcellona e Juve in quattro giorni ci hanno riportato con i piedi per terra. Non sono state partite sbagliate, anzi (l’unica rimane quello con lo Slavia), e nemmeno sconfitte frustranti, ma un segno preciso di quello che siamo e di quello che dobbiamo fare per scalare il gradino. Conte ha detto che per vincerne sei di fila l’Inter ha dovuto andare a 200 all’ora, non avendo altro modo di costruirsi le sue certezze. Quando, fatte le debite proporzioni, avremmo dovuto andare a 300, a Barcellona abbiamo finito la benzina a mezz’ora dal traguardo e con la Juve lo abbiamo fatto a sprazzi, rallentando per poi accelerare, perchè per andare a 300 per 90 minuti ci vuole forse un altro telaio, e sicuramente tutti gli ingranaggi al massimo.
Oggi l’Inter – parlando del campionato – ha una formazione-tipo decisamente buona, ma se qualche ingranaggio non gira bene non abbiamo i pezzi per sostituirlo mantenendo lo stesso rendimento. Sensi è stato una scoperta straordinaria, ma ne siamo già fin troppo dipendenti: fuori lui perdiamo di brutto in qualità. Lukaku (non avendo il ricambio) deve giocare lontano da una condizione decente, e così non va bene per nessuno. Se la Juve ci è superiore nei pezzi originali, nella scelta dei ricambi la differenza diventa enorme.
Con Lukaku e Sanchez al 100 per cento potrebbe essere un’altra storia. Ci toccherà sempre andare a 200 all’ora, però, e qualche volta salire a 300, sperando che la macchina regga. L’importante, a prescindere da sforzi e velocità, sarà crederci sempre. Il gradino di cui sopra deve essere lo stimolo a salirlo, non la frustrazione di restare sotto. Restano 31 partite da giocare, siamo secondi a un punto e ne abbiamo viste di peggio. Cerchiamo di rimanere in zona nobile, con le unghie e con i denti. Poi si vedrà.
Se consideriamo le ultime 4 Inter-Juventus giocate a Milano (2-1 De Boer, 2-3 Spalletti in 10 per 73 min, 1-1 Spalletti, 1-2 ieri), quella di ieri è quella in cui è emersa maggiore differenza, l’unica dominata da Juventus nel gioco.