Disfa la valigia, Joao

Negli ultimi 2 mesi abbiamo assistito alla scomparsa quasi definitiva di Joao Mario dal campo da gioco. Che fine ha fatto il portoghese, quello che nel Portogallo Campione d’Europa faceva il fenomeno e che è stato pagato quanto una ventina di Ferrari Enzo? Forse si è convertito difensore e qualche ha preso il posto di Miranda, contando sulla somiglianza fisica e sul nome quasi equivalente. O forse si è preso una pausa per farsi un giro intorno al mondo, per diventare il protagonista di qualche trasmissione tipo “Che fine ha fatto Carmen Sandiego” dedicata esclusivamente ai tifosi dell’Inter (notoriamente carenti in geografia).

L’unica situazione in cui è tornato a far parlare di sé è l’intervista rilasciata mentre era impegnato con la sua Nazionale, per sottolineare la delusione nei confronti della sua situazione attuale e per mettere in chiaro che se le cose dovessero continuare così lui non si farebbe troppi problemi a trasferirsi da qualche altra parte. Parole di uno che ha già iniziato a fare i bagagli, non di certo di chi è convinto di rimanere e dimostrare a tutti i costi di poter essere un giocatore importante, nella stagione che potrebbe segnare la svolta positiva per l’Inter dopo anni di Medioevo calcistico.

Eppure uno con le sue qualità potrebbe essere titolare quasi inamovibile, perché lì in mezzo unisce la tecnica del trequartista agli strappi della mezzala, oltre alla capacità di pensare calcio del mediano. Le qualità giuste per far innamorare anche uno come Spalletti, che nei suoi primi giorni da tecnico nerazzurro non ha esitato a paragonarlo a Nainggolan come trequartista atipico, con altre caratteristiche rispetto al belga, ma con la stessa possibilità di fare la differenzaIl problema però è che Joao Mario è un “animale” strano, sa fare un po’ di tutto e non eccelle in nulla. In qualsiasi ruolo lo si schieri sembra non essere del tutto a suo agio e le sue mancanze, in questa situazione, ne nascondono le qualità.

spalletti joao mario

Ha cervello e fisico, ma davanti alla difesa perde troppi palloni, ha la classe del fantasista ma gli manca la cattiveria per affondare nelle difese avversarie e spesso le sue conclusioni paiono più che altro passaggi un po’ più forti verso i portieri avversari (anche se è capace di tirar fuori belle staffilate, vedasi il gol segnato all’Arabia Saudita qualche settimana fa, e ti chiedi perché non riesca sempre a calciare in porta così).

Il destino di Joao Mario finora sembra quello di illudere e poi deludere puntualmente quando si tratta di cambiare marcia, di dimostrare qualcosa in più.

Si fa presto ad essere etichettato come mezzo giocatore e a diventare una di quelle figurine da ricordare con finta nostalgia quando si rivanga il passato calcistico della propria squadra, con una sfilza di se a sottolinearne le qualità mai del tutto espresse (alla Dalmat, tanto per fare il nome di uno dei miei amori giovanili calcistici sbagliati).

Con il Chievo la sua presenza in campo sembra quasi scontata e sinceramente non mi aspetto una prestazione sopra le righe del portoghese. Me lo vedo già corricchiare come se stesse camminando sulle uova, fare qualche bella giocata alternata a errori banali, con Sorrentino che non deve sforzarsi neanche più di tanto per parare uno dei suoi tiri mosci. Una prestazione da Joao Mario in pantofole e con la valigia già pronta per partire a gennaio.

Allo stesso tempo vorrei che mi smentisse, che fosse decisivo in una gara in cui possiamo approfittare del contemporaneo scontro tra Napoli e Juve, che dopo la partita di domenica iniziasse per davvero la storia tra Joao Mario e l’Inter

La valigia sul letto sembra già pronta ma, volendo, disfarla è ancora possibile.

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