– E allora Trapattoni? Non era l’allenatore più juventino del mondo, non era stato il giocatore più milanista del mondo?
– Sì.
– Bene, Trapattoni ha funzionato, è stato una meraviglia di allenatore, ha vinto lo scudetto dei record, l’abbiamo amato!
– Sì.
– A pensarci bene però il Trap non è venuto per evangelizzarci, ha rispettato una tradizione, ha capito chi siamo e chi eravamo. Non ha cercato rivincite e non ha combattuto guerre sante. Ha vinto con l’Inter, non ha voluto dimostrare che avrebbe potuto vincere perfino con l’Inter.
– Vedi? Ci stai arrivando.
– Lippi piuttosto. È arrivato intriso di una cultura diversa dalla nostra, paracadutato nella realtà che aveva contribuito a umiliare, ha imposto i suoi scherani, cacciato gli eroi di una stagione nervosa e bella, voluto dimostrare che con la sua ricetta e solo con quella avremmo vinto.
– E com’è finita?
– Ha fatto un disastro.
– Conte vuole vincere. Viene da un ambiente in cui l’Inter è sempre stata derisa pubblicamente e detestata intimamente. Viene da un ambiente che considera l’Inter una baracca e gli interisti delle macchiette. Si è nutrito di quella cultura della vittoria a ogni costo e ora vuole dimostrare di poterla sconfiggere. Un individualista, lui contro di loro, l’Inter è uno strumento.
– E se funzionasse?
– Sarei felice io e se ne andrebbe prima lui, ma non c’è nulla di affascinante in questa operazione. Solo repliche e scommesse di un singolo.
– Sei il motivo per cui non vinceremo mai niente.
– Può darsi. Il caffè lo offro io.
– Grazie, alla prossima.
“Lui contro di loro”, ecco riassume secondo me tutto Conte. Se dovessimo vincere lui sarebbe felice per averlo fatto anche fuori dal mondo gobbo e aver dimostrato al mondo che è bravo, noi ancora più felici anche perché il giorno dopo ci libereremmo di lui.