Candreva si, Candreva no

Di Vincenzo Renzulli

 

Quando è arrivato la scorsa estate dalla Lazio, Antonio Candreva sembrava poter diventare un elemento fondamentale nella costruzione della nuova Inter cinese. Capitano e punto di riferimento della Lazio, titolare quasi inamovibile della Nazionale Italiana, rendimento sempre costante e (almeno a parole) tanta voglia di lottare per portare l’Inter a contendere lo scudetto alla Juventus. Tirando le somme a fine stagione, nonostante la situazione precipitata dopo il pareggio di Torino, Candreva il suo contributo sembra averlo dato: 8 gol e 11 assist in 45 partite giocate nel primo anno in nerazzurro sono numeri più che dignitosi per un esterno offensivo.

Gol di fattura anche pregevole, come la sassata nel derby d’andata, e tanti palloni serviti a Mauro Icardi, ma sempre con un certo retrogusto amaro che rimane per quel suo modo di giocare monocorde, senza variazioni o giocate differenti da quelle che ormai ha assimilato in modo quasi automatico e che mette in pratica ogni volta che scende in campo. Nessuna concessione all’improvvisazione, lo stesso spartito che si ripete puntualmente ad ogni partita: corsa sulla fascia – (eventuale) finta sul difensore- altra finta (a volte si va anche oltre le due finte) – cross o tiro da fuori area.

Da uno come Candreva si sa sempre cosa aspettarsi, in positivo e in negativo, e forse è proprio per questo che gli allenatori che si sono alternati sulla panchina dell’Inter non hanno mai rinunciato a lui. Meglio un calciatore monodimensionale, che però garantisce un certo numero di giocate a partita in modo costante, che un giovane talento ancora da formare come Gabigol. La sua ricerca del cross in maniera quasi ossessiva, come se fosse stato in qualche modo programmato per quello, non è passata inosservata, tanto che le critiche nei suoi confronti sono andate in crescendo.

Basta leggere i commenti al tweet pubblicato dall’Inter qualche giorno fa con alcune sue dichiarazioni, successive alla notizia dell’interessamento del Chelsea (“Sono orgoglioso di indossare questa maglia, ho sposato un progetto importante e sono felice di essere qui“), per rendersi conto di come la valutazione delle prestazioni di Candreva sia ambivalente. Il suo modo di interpretare le partite divide ed è lecito fare delle valutazioni in caso di un’offerta importante proveniente dall’Inghilterra. Un giocatore del genere, nell’Inter attuale, può essere un punto di riferimento importante? O può essere sostituito da qualcuno di più funzionale al gioco di Spalletti?

Candreva si

Come già anticipato in precedenza, i numeri in tanti casi sono dalla parte di Candreva. Quasi doppia doppia tra gol e assist, un rendimento costante e una quantità incredibile di palloni riversati in area avversaria. Nel campionato scorso ha toccato la media di 11 cross a partita, che sono il picco massimo della sua carriera. Il numero totale dei suoi cross ha superato i 400 e fa di lui il calciatore leader assoluto in questa categoria nei principali campionati europei (in pochi superano i 300 cross realizzati, tanto per capire quanto l’esterno romano sia una vera macchina da questo punto di vista). La quantità di palloni riversati in area negli ultimi anni è ancor più sorprendente se si pensa che la sua trasformazione in esterno offensivo è abbastanza recente e che fino a non molti anni fa giostrava sulla trequarti di campo.

Se con De Boer in panchina non ha reso al meglio, l’arrivo di Pioli ha fatto si che le prestazioni di Candreva migliorassero sensibilmente. Con l’area di rigore più “piena”, i centrocampisti più propensi all’inserimento e la squadra subito pronta a recuperare palla, anche i tanti cross dell’esterno romano che non hanno raggiunto il compagno hanno dato modo di creare una quantità importante di seconde occasioni. Nella striscia di vittorie consecutive il ruolo di Candreva è stato fondamentale, poi il crollo della squadra ha coinvolto inevitabilmente anche lui.

 

Candreva no

Le perplessità su Candreva riguardano soprattutto il gran numero di palloni sprecati. Degli 11 cross di media realizzati ben pochi diventano occasioni da gol: circa il 20% dei palloni crossati raggiungono il destinatario nell’area avversaria, nel restante 80% dei casi risultano imprecisi e vengono respinti dalle difese. Da quel 20% (sul totale di 415, quindi circa 80 cross efficaci) sono scaturiti gli 11 assist. Candreva in sostanza è un giocatore da grandi numeri, una calamita per il gioco delle squadre in cui milita, ma che non riesce ad essere efficiente. Come detto prima la sua ricerca del cross a tutti i costi è quasi ossessiva, con i poveri terzini che spesso si sovrappongono a vuoto in attesa di un suo passaggio.

La stessa tendenza all’inefficienza è visibile anche quando calcia in porta: In campionato i suoi tiri nella maggior parte dei casi (55%) sono scoccati da fuori area, spesso da posizione defilata. Una selezione pessima, che va a disperdere le grandi capacità balistiche di cui è dotato.

 

Cross dalla trequarti che sono facilmente leggibili, cross che tante volte finiscono per colpire il corpo dei difensori avversari (in alcune partite sembrava quasi che Candreva mirasse a un bersaglio invisibile sulla schiena di qualcuno di loro), l’incapacità di variare in qualche modo le giocate (da uno partito trequartista ci si aspetterebbe anche altro, ma quando è stato messo momentaneamente dietro alla punta è stato disastroso): il gioco di Candreva in generale è un elogio all’inefficienza. 

Da esterno offensivo nel 4-3-3 o nel 4-2-3-1 poi sembra mancargli la capacità di inserimento. Difficilmente su un cross di un compagno Candreva trova il tempo giusto per tagliare sul secondo palo. L’evoluzione del gioco ha portato gli esterni offensivi ad essere degli attaccanti veri e propri attaccanti aggiunti, e Antonio forse non è il giocatore ideale a ricoprire quel ruolo (o almeno nel contesto dell’Inter attuale). Conte in Nazionale lo ha quasi sempre schierato da quinto di centrocampo e lo vorrebbe al Chelsea per la sua duttilità (nel suo 3-4-3 potrebbe giocare sia da esterno di centrocampo che da terzo in attacco) e per la capacità di ribaltare velocemente l’azione.

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Visto il modo di giocare di Spalletti, che nel ruolo di esterno offensivo predilige giocatori in grado di saltare l’uomo, creare superiorità numerica e segnare in doppia cifra, la cessione dell’esterno non sembra un’ipotesi così remota.

Il tecnico di Certaldo però è famoso per aver rivalutato tanti calciatori, giovani e meno giovani, e potrebbe fare lo stesso anche con Candreva. Renderlo meno dispersivo e più efficiente, nel caso restasse a Milano, sarà una sfida difficile, una di quelle che però se fossero vinte potrebbero fare davvero la differenza.

 

One thought on “Candreva si, Candreva no

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  1. “…con i poveri terzini che spesso si sovrappongono a vuoto in attesa di un suo passaggio.”
    Se si sovrappone D’Ambrosio è conveniente non dargli la palla.
    La scelta è puramente dettata dalle capacità tecniche del compagno; D’Ambrosio corre, si impegna e sa far gol. Ma i cross di D’Ambrosio sono imbarazzanti.

    Se si vuole tenere Candreva è sulla fascia che serve un terzino di spinta, non sull’altra, dove c’è già Ansaldi (che è l’unico nostro terzino capace di gestire la palla).

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