Di Vincenzo Renzulli
Buona fortuna Gabriel. Anzi, boa sorte, perché in Portogallo parlerai la lingua che più ti è familiare. Fino al 31 agosto sembravi la sora Camilla, che tutti la vogliono e nessuno la piglia, poi alla fine qualcuno si è convinto a darti fiducia.
Il Benfica è una bella sfida. Gioca la Champions, quella che noi inseguiamo da troppi anni, ha una storia prestigiosa e uno stadio fantastico. Trovi anche il nostro Acchiappasogni Julio, che di sicuro ti prenderà sotto la sua ala protettiva, perché è brasiliano come te e ne ha viste tante durante la sua carriera, ma soprattutto per il nerazzurro che avete indossato entrambi. Lui ha una storia diversa dalla tua, che è ancora tutta da scrivere. Magari te ne parlerà per spiegarti quanto sia stato speciale vincere con l’Inter, quanto sia stato difficile ma bello allo stesso tempo.
Hai vissuto un’altra Inter rispetto a lui, in una stagione ricca solo di confusione e menefreghismo, e di possibilità ne hai avute quasi zero. Sei arrivato come campione Olimpico, con quel soprannome impegnativo ad accompagnarti, sei stato presentato in pompa magna da una società che aveva deciso di fare di te uno dei volti principali del nuovo corso, per poi essere trattato come l’ultima ruota del carro.
Un po’ anche per colpa tua, che qualche volta hai preso le cose sottogamba e forse non ti sei sempre allenato al massimo, ma quando ti illudono di essere al centro di un progetto e poi ti relegano ai margini senza tante spiegazioni (quelle che abbiamo aspettato anche noi tifosi, invano) è difficile per chiunque, figuriamoci per un ragazzo alla prima esperienza fuori dal suo paese.
Il video in cui palleggi sui tetti della città, con fare guascone e “O mia bela madunina” in sottofondo, centinaia di tifosi nell’auditorium, il riferimento nemmeno tanto velato a Ronaldo il Fenomeno (che poi il giorno della tua presentazione, neanche a farlo a posta, era proprio quello del suo compleanno. Tutte quelle cose ti hanno fatto credere di essere già pronto, che un posto tra i grandi per te fosse già apparecchiato, ma alla fine ha finito solo per farti del male. Era un confronto ingiusto, un’idea di marketing che non aveva nulla a che vedere col calcio giocato.
Lui a 20 anni era già il più grande di tutti, era un predestinato, non un ragazzo di talento che ha tutto da imparare, costato quanto costerebbe un calciatore già fatto e finito (anche se dopo un anno 30 milioni, viste le spese folli degli ultimi tempi, non sembrano più nemmeno questa gran cifra).
Alla fine un po’ ci siamo affezionati a te, nonostante tutto. L’anno scorso eri uno dei pochi ad aver voglia di giocare, di dimostrare qualcosa anche in poco tempo, con tutti i tuoi limiti e con modi un po’ confusionari. A San Siro, uno stadio che ha distrutto fior di calciatori promettenti, sei diventato un beniamino anche senza aver giocato quasi mai. Una cosa più unica che rara. Ti è piaciuto incitare il pubblico in quei pochi minuti giocati, per qualche momento ti sei sentito protagonista, a costo di sembrare anche un po’ ridicolo (di solito ad incitare il pubblico sono i protagonisti veri, non quelli che giocano 5 minuti).
Ora però è tempo di crescere. Il Benfica vuole puntare su di te, in Portogallo sei stato accolto alla grande, il campionato è adatto ai calciatori tecnici. Ci sono tutte le condizioni per far bene. Il calcio non può essere più un’immagine 3D su Twitter di te con la maglia della tua squadra, che posti per presentare la partita. Scendi in campo e dai tutto quello che hai, allenati sempre al 100%, impara più che puoi. Il diritto di riscatto del Benfica non è altissimo, e se farai bene è probabile che lo esercitino.
Io però vorrei che tu tornassi l’anno prossimo, con nuove consapevolezze, in un’Inter più matura in cui poter trovare il tuo spazio. Anche tu hai detto di voler tornare, perché il nero e l’azzurro ormai ce li hai tatuati nell’anima e per dimostrare a tutti che puoi essere un calciatore importante per l’Inter. Nessuno sa cosa accadrà, ma in ogni caso ti auguro di realizzare i tuoi sogni, anche se dovremo rimpiangerti come già fatto con altri ragazzi che sono diventati campioni lontano dall’Inter.
Boa sorte Gabriel.
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