La VAR per Luciano Spalletti

Qualcuno riguardi le immagini e dia a Spalletti quel che è di Spalletti. Perché le orecchie gli fischiavano ormai da giorni, l’ombra di Conte era cosa da ingrati, ma intanto Luciano si porta a casa due vittorie all’ultimo sospiro in due partite del tutto fondamentali per la stagione.

Spalletti merita la VAR, anzitutto per l’espulsione con la Sampdoria. Perché è del tutto chiaro che il mister guardasse dritto negli occhi ognuno dei tifosi neroazzurri a casa, dicendoci “questa volta non ce lo possono togliere”, “bisogna sempre crederci” ed a qualcuno è parso di sentire anche una “garra charrua“. Guardava i sempre-scettici soprattutto, quelli che ancora non ha convinto, quelli che vuole coinvolti nel progetto, quelli con cui ritiene di avere ancora da lavorare. Il quarto uomo o chi per esso, in un eccesso di protagonismo che molto stona nel contesto di una partita tesa e onesta di entrambe le squadre, ha però voluto vedere della malizia. Come no, la malizia è esattamente quello che viene in mente quando lotti tutta la partita e vinci all’ultimo secondo. Allora adesso qualcuno riguardi le immagini e scagioni Spalletti, perché tutti noi siamo testimoni: Spalletti guardava noi. E noi guardavamo lui. E ci siamo abbracciati. Ed è stato bellissimo. 

Ma Spalletti merita la VAR anche per tutte le scelte fatte in queste settimane, quando troppi (dati alla mano) hanno puntato il dito contro le sue formazioni para-enigmatiche, contro i suoi cambi simil-timidi, contro qualche posizione-strana in campo. Nel calcio, quando non vinci, non hai ragione: si sa. Ma Spalletti sapeva quale fosse la strada e lo ha fatto capire tirando dritto nelle sue convinzioni, ripetendo dopo tristi pareggi che la strada imboccata era quella giusta e presto o tardi lo si sarebbe capito. Ed è così che toglie Perisic quando tutti pensavano non avrebbe avuto il coraggio di toglierlo, per poi metterlo quando in molti credevano che lo avrebbe lasciato a riposo, e lo stesso Ivan abulico della partita con il Tottenham sfodera il cross che manda in porta Brozo. Rivediamo dunque queste giornate col senno del poi: gli esperimenti doverosi, l’alternanza per coinvolgere tutta la rosa, le parole di stimolo per Icardi, la rotazione forzata dal centrocampo in su, il pungolo continuo su Candreva e molto altro ancora.

Nel calcio, quando si vince, si ha ragione. E allora diamo fiducia a Spalletti così come qualcuno gliel’ha sfilata quando Sassuolo e Parma hanno minato le convinzioni estive. Diamogli fiducia, incondizionatamente: anche quando dice che Dalbert diventerà un grande giocatore; anche quando apre un credito di fiducia nei confronti di Joao Mario. Perché Spalletti è quello che ha preso per mano il Brozovic che tutti ricordiamo, ha detto a tutti “scusate, era colpa mia” e lo ha trasformato in un giocatore sontuoso e irrinunciabile.

La VAR serve per guardare indietro nel tempo, cercare gli errori e correggere i giudizi. Facciamolo, glielo dobbiamo: rivediamo i nostri giudizi nei confronti del mister, buttiamo via quegli striscianti dubbi che probabilmente non merita e pensiamo che c’è ancora tutto lo spazio per fare una grande stagione. Spalletti vuole convincere di ciò non solo la sua squadra, ma anche tutti noi, anche gli ultimi dubbiosi, anche chi appende i giudizi troppo rapidamente ai risultati. Per questo dopo il gol ci ha guardati negli occhi, dritti negli occhi, tramite la telecamera. 

Diteglielo, al quarto uomo (o chi per esso).

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