Settore ospiti: cosa teme di noi il Napolista

di Alfonso Fasano (il Napolista)

A poche ore dalla partita ci siamo confrontati ancora. L’anno scorso era stata un’intervista, questa volta un pezzo in cui Alfonso Fasano de Il Napolista, ci spiega cosa teme dell’Inter.

A lui la parola.

Ecco, che ci crediate o no: sul Nero e l’Azzurro non mi sento fuori posto, tantomeno un ospite. Rispetto a Cristiano, mio “compagno di scambio”, ho avuto qualche qualche attimo  di interismo in più che fa pendere la mia “bilancia milanese” tutta verso il vostro lato. Senza ruffianeria alcuna, sono tutte cose vere: ho visto un derby dal vivo in zona neutrale (un’esperienza di convivenza collettiva tutta da esportare) ma con amici nerazzurri; ho esultato per le vittorie del Triplete (resto un inguaribile mourinhista); sento vicina la mistica nerazzurra, nel senso di fatalismo e interismo come isteria condivisa, immotivata, inguaribile. Certo, sia chiaro: sono del Napoli, e allora oggi vorrei che fossimo noi ad esultare, non mi faccio intenerire né corrompere. Per voi c’è ancora tempo, e questa è l’ultima cosa che mi avvicina a voi: I Believe in Spalletti. Anzi, sono un po’ preoccupato dal e per il suo progetto tecnico e tattico appena abbozzato, ma già apparentemente solidissimo. Solo che questa è una cosa in prospettiva, prima c’è una partita in cui partiamo favoriti e mentre lo scrivo uso due mani – aka non faccio gli scongiuri. Del resto, da un grande potere (il primo posto momentaneo) derivano grandi responsabilità (siamo i più forti, dobbiamo continuare a dimostrarlo). A prescindere dal “cosa temo di te”, elencato nei seguenti punti:

1) Ivan Perisic che costringe Hysaj a una serata di inferno. La metto in testa, è quella più verosimile, sono reduce da Manchester e ho visto Sané mangiarsi a colazione il nostro terzino destro. Intendiamoci: l’alternativa è Christian Maggio – uno che non puoi odiare, a differenza di Nagatomo, ma  insomma… -, quindi lunga vita all’albanese. Però c’è una distanza enorme tra quello che Hysaj prometteva di essere e il giocatore che si sta rivelando. Ovvero, un buonissimo terzino e poco di più. La grande (unica, imho) carenza strutturale del Napoli coincide con la più grande qualità singola (dopo Icardi) dell’Inter: Perisic è un fenomeno, sa fare tutto e molto meglio degli altri, è un esterno diverso da Candreva, tutto quello che fa (il croato, intendo) discende da un ragionamento, da un pensiero calcistico avanzato. E poi ci sono due piedi importanti, un’ottima tecnica di base ad alta velocità, persino una certa intelligenza tattica. Una roba che, in un sistema organico come quello di Spalletti, non può che venir fuori ed esaltatarsi. E infatti Ivan si sta esaltando eccome, ed infatti è lui il primo abitante dei miei cattivi pensieri nerazzurri. Poi però penso che dal suo lato ci sono pure Callejon e Nagatomo, e allora un po’ mi rilasso.

2) Icardi che si nasconde troppo. Se nell’estate del 2016 mi avessero chiesto, seccamente, “Un nome solo per sostituire Higuain?”, io non avrei avuto dubbi. E non ne ho tuttora, nonostante abbia(mo) trovato per la strada degli esperimenti il signor Mertens. Maurito Icardi. Ecco perché non faccio l’allenatore.

Scherzi a parte, Icardi è il mio ideale assoluto di centravanti. Nonostante la sua classicità, è un attaccante moderno e funzionale a qualsiasi tipo di gioco. Solo che però l’anima è quella delle prime punte di un tempo, anzi Spalletti ha scelto di esaltare questo tratto qui, e allora Icardi gioca pochissimi palloni ma lo fa sempre per il gol, verso il gol. L’ho visto nel derby, e mentre nel secondo tempo il Milan giocava e costruiva ma aveva André Silva l’Inter aveva Icardi. E allora fa niente se giochi e costruisci di meno. Basta una palla, una sola, messa in un certo modo. Ecco, temo che possa andare così anche con noi. Che alla fine un pallone “storto o morto”, si dice quaggiù da noi – che in settimana c’è stata la nebbia, lo confesso -, arriva. E Icardi fa gol, o comunque ci va vicino, o comunque un’occasione cambia l’inerzia della partita. Può anche non essere giusto, per me non lo è mai, ma intanto va così. O meglio: speriamo di no, e speriamo che noi continuiamo a giocare sempre “meglio”,  e speriamo che Icardi stia buono, e passi il tempo a girare la testa intorno a sé e a vedere cosa poteva essere e non è stato

3) Spalletti che si ricorda come si fa. Torniamo ciclicamente al punto di partenza: Spalletti è un tecnico che sa come si fa a fare le cose perbene. Ne ho scritto un po’ in giro, non poteva esserci tecnico e uomo migliore per tentare la riorganizzazione dell’Inter. Lo ha dimostrato, lo sta dimostrando. L’Inter è una squadra che non ha ancora la qualità complessiva per rubare l’occhio, eppure chi parla di giocare male non ha molte altre esperienze in questo senso. L’Inter gioca a calcio, lo fa secondo idee preordinate e persino logiche, ha un’identità precisa in campo.

E poi Spalletti sa come si fa, a fermare il Napoli. Tre precedenti, due vittorie. Mi ricordo quella al San Paolo di un anno fa, era Napoli-Roma e Sarri perse la verginità del suo score casalingo. Era un Napoli in ricostruzione, quello del doppio post (Higuain e Milik), era una squadra fragile e lontana da quella di oggi. Spalletti sfruttò il momento, capì come inibirci e ci inibì. Oggi sarà (sarebbe) più difficile però il timore c’è sempre, perché i bravi restano bravi e la classifica lo dice, te lo spiega, te lo fa capire. Ecco, io non credo che l’Inter abbia e abbia espresso un valore assoluto tali che meriti il punteggio che ha. Ma questo è un merito al tecnico e ai calciatori, sono andati e stanno andando oltre sé stessi. Sono in grado di farlo, e mi spaventa che possano riuscirci anche stasera. Anche se sono fiducioso perché…

…se il Napoli fa il Napoli, come ha dimostrato di poter fare sempre in questa stagione della consapevolezza, allora ci sono ampie possibilità che vada bene. Fidarsi di questa squadra è un bellissimo obbligo, un investimento che non è mai stato a fondo perduto, neanche per una volta. Anche l’anno scorso Napoli-Inter arrivò in un periodo delicato, noi si doveva vincere per dare un senso alla stagione che si stava perdendo dietro equivoci e sfortuna. Finì 3-0 per noi, senza discussioni (e con quel diavolo di Icardi che sfiorò due volte il gol, e con Perisic che se ne mangiò un altro in modo incredibile). Era il Napoli che prometteva di essere, il massimo cui potevamo aspirare allora. Dovesse andare così anche stasera, dovessi rivedere il miglior Napoli possibile, allora nessun problema, sono tranquillo. Del resto, ansia e isteria sono cose vostre, da interisti. E io sono ancora del Napoli, ancora per un po’.

Anche noi siamo stati ospitati da Il Napolista, dove abbiamo raccontato cosa temiamo di loro.

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