Ma Nicola Berti sarebbe andato in discoteca (Qualcosa di interista)

Per un attimo ho pensato di essermi sbagliato. Quando le telecamere si sono soffermate sul volto di Roberto Gagliardini, ho provato a fare mente locale prima di sentirmi un po’ spaesato. I pensieri, nell’ordine sono stati:

  1. Chi è questo giocatore squalificato della Juve? Sturaro? Il cugino di Crema di Marchisio?
  2. Ah, è Gagliardini dell’Atalanta, che stupido che sono. È andato a vedere la Juve. Carino.
  3. Aspetta, Gagliardini è nostro, che cazzo ci fa lì (frustrazione).
  4. Ma sì, è andato a vedere Juve – Barcellona, ci può stare (fase di accettazione).

È il “ci può stare” la frase meno convincente del mondo. Quando pensi “ci può stare”, in fondo, ammetti l’esistenza di un’altra faccia della medaglia. Quella che dice “no, non ci sta“. Ma non vorrei essere categorico, per cui mi vedo costretto a sciorinare alcune doverose quanto noiose premesse. In primis, nella serata in cui qualche cretino delinquente fa esplodere tre bombe carta sulla strada del Borussia Dortmund, parlare della presenza di Gagliardini allo Stadium è l’ultimo dei problemi. Nell’ordine ci sarebbero da affrontare quelli della Russia, della Siria, la minaccia di Pyongyang, le manipolazioni del caso Consip. Che faccio, vado avanti? Direi di sì. Sennò fermiamo tutto e scendiamo. Ancora, nella notte in cui la Juventus asfalta il Barcellona, con una prestazione che nemmeno il più fazioso degli interisti potrebbe definire meno che sontuosa, soffermarsi sulla presenza di un nostro giocatore in tribuna è da frustrati.

E infatti lo siamo. Siamo frustrati perché veniamo da una stagione figlia di errori su errori. Allenatori cambiati senza un nesso logico, casting ridicoli, società presente sì, ma solo perché si fa fatica a contare quanti sono i posti riservati ai cinesi in tribuna (come si chiamano tutti questi personaggi, che ruolo hanno?), autobiografie maldestre pubblicate senza un accurato editing, una entusiasmante lotta al sesto posto, questo concetto di “normalizzazione” così lontano dal mondo nerazzurro che senza un pazzo visionario in panchina non vince, ed è la storia che lo dice, non io. A questo aggiungiamo una prestigiosa sconfitta a Crotone, dove Falcinelli e Stoian, non Messi e Neymar, ci hanno preso a pallonate, un DS, Ausilio, che accusa pubblicamente i giocatori, Materazzi che gli dedica status polemici su Facebook, un giocatore, Gagliardini, che non gliele manda a dire.

Se non è anarchia, ditemi voi cos’è. Ecco, in questo contesto, che noi interisti conosciamo bene, si colloca la presenza di Gagliardini allo Stadium. Prima di proseguire lasciatemi dissentire da chi insulta, da chi critica, da chi lo accusa di essere “gobbo”. I social sono diventati una feccia, una latrina dove urlare il proprio dissenso, e credo che nessuno possa permettersi di insultare un ragazzo di 22 anni che sta facendo talmente bene, che da quando manca lui siamo tornati ad essere una squadra banale, prevedibile e perdente.

Quando si parla di opportunità però, si intende proprio questo. La domanda non è “Ha fatto bene Gagliardini ad andare allo Stadium, anziché andare al cinema?”, perché un giocatore appassionato, che fino ad un anno fa (non) giocava a Vicenza può aver voglia di vedere dal vivo Messi e Neymar, anche se ieri valeva più la pena pagare il biglietto per Mandzukic e Dybala. La domanda è; “Era opportuno che il Gaglia fosse lì? Si è consultato con la Società prima di andare a Torino?” Perché se lo ha fatto, e vorrei sentirlo magari dalla voce di Ausilio, io mi taccio. A chi dice che “è andato soltanto a vedere una bella partita di Champions”, chiedo di ricordarmi quanti giocatori della Juventus hanno visto a San Siro nel 2010. Piuttosto, penso che li avrebbero legati ai cancelli di Vinovo. Ma da noi vale tutto, e in effetti questo è l’ultimo dei problemi.

Sportivamente parlando il giovane centrocampista è solo da ammirare. Ha approfittato di una serata libera per andare allo stadio, piuttosto che andare in discoteca. Ma giocare nell’Inter implica qualche piccola attenzione in più nei confronti di tifosi frustrati, delusi, avviliti. Non dico “arrabbiati”, perché la rabbia è un sentimento che dovrebbe sparire dal calcio. È quella che troppo spesso viene usata per giustificare fischi, insulti (chi scrive è contro la teoria del “pago il biglietto e faccio ciò che mi pare”) e altre cose che non voglio nemmeno menzionare in questo pezzo che – mi sia concesso – è pacato, sereno e aperto al contraddittorio. Siamo delusi, e forse da ieri sera Gagliardini ci sta un po’ meno simpatico (non tanto, solo un pochino meno), perché al di là dei luoghi comuni, avremmo preferito vederlo altrove. Passerà. È certo.

È da ieri che mi chiedo se uno come Nicola Berti, tanto per citare un giocatore interista simbolo dell’interismo insurrezionalista, sarebbe andato a vedere quella partita. Qualche amico mi ha risposto “certo che no, Berti aveva sempre qualcosa di più appagante da fare che vedere la Juventus“. Ecco, sportivamente parlando, è ovvio che abbia ragione Gagliardini. È meglio essere allo stadio che in discoteca a fumare il sigaro, facendo il piacione con una modella. I calciatori sono cambiati, sono migliorati, ma in fondo a noi tifosi, piace anche che siano un po’ sbilanciati verso la maglia che indossano. Perché – vedete – negli anni più bui, avere uno come Nicola Berti in squadra voleva dire avere comunque la battuta pronta contro gli avversari vincenti, salvaguardare lo spirito interista. Fargli venire la bile anche quando eravamo “quella cosa che sta 16 punti sotto di loro“. Abbiamo passato tanti anni bui, ad inseguire (nella migliore delle ipotesi), a vedere gli altri alzare coppe, ma lui sapeva sempre come sminuire i trionfi altrui, e questo perché semplicemente era uno di noi. Gagliardini è giovane, nel modo di giocare gli somiglia pure, e sicuramente diventerà un punto di riferimento nello spogliatoio.

Per questo, caro Roberto, ti volevamo tranquillizzare. Sesti o settimi cambia poco, l’unica cosa è ricominciare e farlo assieme. La prossima volta però, se puoi, vai al cinema. Fallo per noi. Frustrati, avviliti, costretti ad applaudire cavallerescamente il rivale. Ieri volevamo stare un po’ in disparte, volevamo che nessuno ci nominasse, io ho addirittura provato a guardare Dirty Dancing. Sia beninteso, al netto degli equivoci, sei sportivamente perfetto Gaglia, quello che ti chiediamo è diventare un pochino più interista. Perché per quanto ci riguarda non abbiamo dubbi sulla vostra professionalità, ma in tempi bui ci interessa sapere anche per chi batte il vostro cuore. Siamo fatti così, siamo diversi dagli altri. Siamo nerazzurri.

One thought on “Ma Nicola Berti sarebbe andato in discoteca (Qualcosa di interista)

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  1. Credo che l’errore di fondo sia proprio paragonare Gagliardini a Berti… uno è arrivato all’inter da 3 mesi circa, l’altro era ed è uno dei simboli dell’inter, fa parte della storia dell’inter!
    Personalmente oggi a Gagliardini non chiedo di essere interista dentro, magari lo diventerà tra qualche anno e farà anche parte della storia dell’inter (lo spero perchè mi sembra forte e intelligente), ma oggi gli chiedo di essere professionista, di dare tutto per l’inter e, in una rosa composta da Brozovic e giocatori simili, sarebbe già tantissimo.
    Per diventare interista dentro… beh, ci sarà tempo…

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