di Vincenzo Renzulli
Dite la verità, quanti di voi non hanno desiderato di veder scomparire Danilo D’Ambrosio dal campo dopo quell’assist di testa regalato a Bonucci allo Juventus Stadium? Io si, lo ammetto senza problemi. Ma come fai a regalare un gol del genere alla Juve, a Torino? Quell’episodio è stato l’apice di una serie di prestazioni da incubo che hanno intaccato persino la simpatia del ragazzo, uno di quei volenterosi che ti stanno sulle scatole solo perché sono belli ed hanno addominali e capelli sempre in ordine. Dopo l’ennesimo cross sparato senza ritegno in curva, dopo l’ennesimo stop sbagliato manco quel pallone fosse stato insaponato apposta per farlo sfuggire al suo controllo, dopo l’ennesima marcatura ad minchiam sull’attaccante avversario (alla faccia del terzino “bravo in fase difensiva”), in certe partite ho pensato anche che potesse essere un infiltrato, mandato all’Inter per destabilizzare ancora di più il fragile equilibrio psichico di squadra e tifosi. Ad ogni sessione di mercato speravo che qualche società un po’ distratta lo portasse via, memore delle belle prestazioni dei tempi di Torino, ma nulla.
Attingendo all’etimologia breriana uno così potrebbe essere definito sciagurato, come lo fu il Calloni milanista in un ruolo diverso. La differenza è che il buon Egidio i gol non li faceva segnare agli avversari, semplicemente li sbagliava. D’Ambrosio ne ha combinate tante ed è stato fischiato diverse volte a San Siro, che difficilmente perdona i giocatori, sopratutto i terzini, poco dotati tecnicamente. Metti anche che prima di lui i padroni della fascia destra sono stati rispettivamente Zanetti Maicon Douglas Sisenando detto il Colosso, due iperonimi del ruolo, ed ecco la nostalgia canaglia per i bei tempi pronta a manifestarsi ad ogni svarione del terzino di Caivano. Ereditare la fascia da quei due sarebbe stato difficile anche per giocatori decisamente migliori. Ma alla luce della convocazione in Nazionale di qualche giorno fa e delle prestazioni degli ultimi 3 mesi diversi dubbi mi sono balenati per la testa. E se D’Ambrosio non fosse poi così scarso? E se la naturale disfunzionalità dell’Inter delle ultime stagioni e la mancanza di continuità nell’impiego avessero tirato fuori il suo peggio?
Da quando Pioli ha dato una sistemata alla squadra (resta una domanda lecita: dove saremmo oggi con de Boer? Nella stessa posizione? Anni luce più dietro? Ci staremmo giocando lo scudetto con la Juve? Si scherza), lo sciagurato D’Ambrosio è andato man mano scomparendo, lasciando il posto a un giocatore in grado di indossare più che dignitosamente la maglia nerazzurra. Se anche Ventura, l’allenatore con cui non si è lasciato benissimo ai tempi di Torino, lo ha preso ad esempio per tutti i non più giovanissimi che vogliono arrivare in Nazionale, mi viene da pensare che i miei dubbi siano abbastanza leciti. Ultimamente gli ho visto fare ottimi cross e indovinare l’assist vincente per Gabigol a Bologna, dopo un inserimento perfetto sulla fascia. L’ho visto giocare con sicurezza, nonostante Pioli l’abbia costretto, contro la Roma, a fare nuovamente il terzo di difesa. L’ho visto tirare una sassata da fuori area a Cagliari, parata non si sa come da Gabriel, e arare la fascia prima di passarla coi tempi giusti a Icardi nell’azione del rigore del 4 a 1.
Gli errori non scompariranno mai del tutto, ne sono consapevole (la marcatura sul gol di Borriello, sempre a Cagliari, è quantomeno approssimativa) e non lo vedremo mai scartare di fino o di potenza l’avversario diretto come i fenomeni che lo hanno preceduto (“Se pensiamo che D’Ambrosio possa dribblare tre giocatori come facevano Maicon o Zanetti sbagliamo”, disse con grande onestà dopo la disastrosa sconfitta col Chievo), ma se D’Ambrosio è questo io me lo tengo volentieri in squadra. E forse ne faccio persino un simbolo di riscossa. Hai visto mai.
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