Arrivato come un estraneo all’interismo, un ex acerrimo rivale che si sedeva sulla panchina nerazzurra, in queste ore Antonio Conte è diventato probabilmente lo juventino più amato dai tifosi «bauscia» dai tempi di Giovanni Trapattoni.
Ad unire oggi Conte al Trap non è più solo la comune frequentazione bianconera (il tecnico di Cusano Milanino ha anche allenato Conte a Torino) ma soprattutto il fatto di aver conquistato uno scudetto alla guida della Beneamata.
Al titolo no.19 della storia nerazzurra (che ha interrotto l’egemonia della Juventus, che durava da nove stagioni) Antonio Conte da Lecce è arrivato al termine di un campionato inizialmente di rincorsa al Milan e, da gennaio in poi, da leader e protagonista con 11 vittorie consecutive inanellate nelle prime undici uscite del girone di ritorno.
Il 14 febbraio, giorno di San Valentino, la sconfitta del Milan sul campo dello Spezia e la vittoria dell’Inter sulla Lazio concretizzava il sorpasso dei nerazzurri. Da lì in poi un crescendo rossiniano fino alla conquista del titolo.
Al trionfo in campionato Conte è arrivato attraverso una certosina opera di sviluppo tattico e umano della squadra. I meriti di Conte infatti non sono solo quelli di aver creato una macchina perfetta ma anche di aver utilizzato al momento opportuno gli elementi giusti al posto giusto (Eriksen, D’Ambrosio, Darmian…) e di aver cementato il gruppo, in questo certamente agevolato dalle vittorie.
Per quanto riguarda gli aspetti di campo, il lavoro ha permesso a Conte non solo di creare quella struttura tattica di cui sopra ma anche di esaltare il materiale a disposizione. E proprio questo lavoro quotidiano alla Pinetina troppo spesso è passato sotto silenzio durante questa stagione. L’Inter aveva una rosa forte ma che partiva, nei pronostici della vigilia di molti analisti, alla pari con Juve e Napoli.
A fare la differenza è stata la capacità di costruire e di migliorare i giocatori del tecnico pugliese. Lukaku era un giocatore che il Manchester Utd non aveva ritenuto adatto alle proprie esigenze. Eriksen era stato considerato superfluo dal Tottenham. Barella? Una promessa da verificare, proveniente dal Cagliari. Bastoni un giocatore quasi sconosciuto. Lautaro Martínez una riserva di Icardi. Perišić un elemento da verificare come quinto, la posizione nella quale lo ha impostato Conte e che aveva determinato la scelta del croato di andare a Monaco l’anno scorso. Al via del campionato i soli Hakimi e Brozović si presentavano come calciatori ‘sicuri’ per un certo livello.
Conte ha saputo (ancora una volta nella sua carriera) migliorare i calciatori della rosa, elevandone le prestazioni. In un calcio come quello attuale, dove l’allenatore conta molto, una bella parte dello scudetto è da ascrivere proprio al tecnico nerazzurro. Il prossimo step sarà ora quello di rendere l’Inter competitiva su due fronti, per farla tornare protagonista anche in Europa.
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