Viviamo di racconti, la narrazione del contemporaneo ha sostituito la cronaca. Non ci sono più storie lineari e brevi, serve sempre una spruzzata di epica per rendere interessante l’oggetto, lo svolgersi della trama. Questa continua necessità di drammatizzazione (nel senso di costruzione di un racconto di fantasia secondo regole molto precise), è l’unico motivo per cui ritengo accettabile l’interminabile pippa pro Spal messa in scena (e in voce), dai cronisti di Sky durante Inter – Spal (che purtroppo ho seguito da casa).
Possesso palla (57/43 a favore dell’Inter), tiri (14/7 per l’Inter) e soprattutto tiri in porta (7/1 sempre per la squadra di casa), parlano di una partita governata con lucidità e al limite giocata a scartamento ridotto quando andava chiusa. Terza vittoria di fila, rete di nuovo inviolata e la convinzione che tutti sappiano come muoversi e al limite il problema sia la condizione non ancora perfetta.
Poi il calcio è sport democratico e ognuno lo legge come vuole, ma l’affanno e le trame vorticose di una buona Spal (alcuni giocatori sono davvero delle belle sorprese), stanno più nella fantasia del racconto che non nella fredda cronaca.
Partiamo dalle buone, ottime notizie.
- I 60000 spettatori di San Siro sono una prima, piccola vittoria di una stagione che pareva partire davvero in un altro modo. Lo stadio pieno ha un effetto corroborante sull’umore di giocatori e società, un circolo virtuoso che se ben governato può portare lontano. Bene la squadra ma soprattutto bene noi, abbonati o spettatori saltuari. Con buona pace di necessità, distanze e comodità del divano, il calcio si vede meglio da lì. Giocare in casa ora significa davvero giocare in casa.
- Spalletti incomincia a conoscere bene i suoi giocatori e i loro momenti, i picchi e le cadute d’intensità all’interno della stessa partita. Quando Borja Valero cala e la squadra perde metri preziosi, Spalletti mette in campo Vecino e smettiamo subito di soffrire. Sarà che siamo ancora in luna di miele, ma ripetiamo volentieri che un allenatore così non lo vedevamo da tempo
- Gagliardini ha giocato una partita confortante, tanti palloni recuperati, un po’ di sana rudezza, due tiri larghi di poco e grande presenza fisica nel traffico di centrocampo. Posto che recuperarlo è fondamentale per le sorti del nostro campionato, la strada pare quella giusta.
- Škriniar è insostituibile. Anche in queste 5 note positive. Dobbiamo solo scegliere se scrivere ogni volta un nuovo giudizio o lasciarne lì uno definitivo, a imperitura memoria. L’unico a metterlo quasi fuori dalla partita è il Perfezionista D’Ambrosio, che per troppo zelo gli pianta un calcione in pieno petto. Duro e preciso, oggi il nostro centrale del cuore non aveva un compito facile contro quel vecchio e fortissimo mestierante di Borriello. La traversa che ha rischiato di spaccare in due per ora vogliamo considerarla solo un caso, per ora. Perché se questo inizia anche a fare gol…
- Vecino e anche qui tocca ripetersi. Bastano due tocchi per prendere le misure e riportare un po’ di calma in una linea che stava sbandando e rischiava di perdersi dietro al fiato corto di Borja Valero, sempre impeccabile ma un po’ stanco. Muscoli, stazza e scelte elementari, nonostante la lunga trasferta ha mostrato di avere ormai l’esperienza necessaria per gestirsi e incidere anche nel breve.
Ivan Perišić ha giocato una partita di sacrificio e ha segnato un gol meraviglioso
Ora le 5 cose cattive.
- Il Teorema di Conceição. Che sia una questione di peso specifico o forza di gravità? Che ci sia una spiegazione scientifica? Perché sono anni che a San Siro chiunque vada a battere i calci d’angolo (quest’anno Candreva e Joao mario, in subordine Brozovic), produce solo delle terribili loffe basse e singhiozzanti. Difficile impostare il gioco sui calci da fermo se li calci così. Che sia un’altra maledizione, dopo quella del terzino sinistro?
- VAR. Ma mica perché non sia opportuna o non ci piaccia. Anzi. Solo che oggi ci sono voluti 4 minuti per giudicare un caso semplicissimo, davvero troppo. Tempi dilatati che aprono universi paralleli e wormhole, almeno finché non si torna a giocare. Usiamola sempre di più ma limiamo un po’ i difetti, che al momento restano tanti.
- Brozovic. I suoi primi 10 tocchi fanno infuriare San Siro, entra al posto di uno spento Joao Mario (vedi sotto), ma non riesce a cucire il gioco di Icardi a quello dei compagni e regala palloni sanguinosi ai centrocampisti della Spal. Potenziale croce e delizia, sempre più croce e croce, sarebbe bello rivederlo sorridere anche in campo.
- Joao Mario è rimasto a lungo fuori dal gioco e ha lasciato isolato e senza palloni Icardi. A sua discolpa c’è da dire che a centrocampo l’Inter è durata un tempo e che senza più giro palla basso, le accelerazioni in verticale sono diventate una rarità assoluta. Quando finalmente il pallone arriva, duetta bene con i compagni che arrivano a rimorchio.
- Il Furore. Manca ancora qualcosa, a volte l’Inter sembra una squadra elegante e svogliata e quando cala il ritmo, la concentrazione lo segue inevitabilmente. Nel primo tempo rischiamo di prendere gol su rimessa laterale, nel secondo regaliamo parecchie ripartente per pura indolenza e non chiudiamo in avanti per leziosità. Le squadre vincenti non mollano un centimetro, ma c’è tempo per impararlo, anche grazie a partite come questa.
Le Pagelle
Handanovic sv – D’Ambrosio 6, Skriniar 7, Miranda 6, Dalbert 5,5 – Gagliardini 6,5, Borja Valero 6, Joao Mario 5,5, Perisic 6,5, Candreva 6, Icardi 6
(Vecino 6,5, Brozovic 5,5, Eder sv)
Rispondi