“Ma quando torna Lautaro Martinez?”
“Ma quando si sblocca Icardi?”
“Fortuna che abbiamo preso Nainggolan a mettere cattiveria”
“Che forza Skriniar, è impressionante”
“Brozovic è diventato il protagonista del centrocampo, deve fare tutto lui, alla fine è normale che si disperi e cominci a sbracciare”
“La ri-prende Vecinooooo!”
Una squadra pazza, con tanti giocatori con caratteri, stili di vita, modi di interpretare il calcio in campo molto diversi e anche estremi, in un certo senso. La garra di Vecino che tanto ci ha fatto godere. Gli eccessi di Nainggolan per cui chiudiamo entrambi gli occhi. Il vigore di Skriniar che lotta su ogni pallone come se l’avversario fosse una montagna da spostare a spallate.
Mentalità
In un contesto così, la normalità rischia di passare inosservata. Ma amando i calciatori disciplinati e non troppo vistosi ho deciso di scrivere un elogio per il calcio d’altri tempi di Stefan De Vrij, calciatore silenzioso dell’FC Internazionale Milano. Come dimenticare il fallo da rigore su Icardi in quell’Inter Lazio che ha provocato tanti, ma tanti rischiati infarti. E come dimenticare tutto il casino mediatico che a quel rigore è seguito. La pressione di giocare contro la sua futura squadra, le possibili cause che inconsciamente gli avrebbero fatto toccare Icardi dopo una partita perfetta. I dubbi sulla malizia di quella prestazione. Un sacco di cazzate. Professionalità di De Vrij mai messa in discussione da una sola persona che lo conoscesse, mai.
E poi all’Inter, in punta di piedi, in silenzio. Con quel video che lo vede vestito da muratore a innalzare il muro della difesa nerazzurra. Guardatelo e notate quanto sia in imbarazzo, quanto sia fuori luogo. De Vrij gioca al pallone, e lo fa bene, il resto è superfluo. È superfluo il calcio-Instagram di Icardi e Wanda, di Nainggolan, delle dirette Instagram di Karamoh. Il calcio da importante è quello in quel rettangolo verde, quello della concentrazione, del gioco vero, dello sbagliare il meno possibile.
Modernità
De Vrij mi fa amare il calcio autentico, perché mi piace tanto la sua semplicità personale, il suo essere un ragazzo normale e molto timido, che non nasconde la sofferenza (vedi il finale di quel Lazio-Inter) ma si copre il viso quando la prova. Non solo. Difensore moderno, difensore che imposta, difensore coi piedi buoni. Quante volte si sentono di queste cose. Ecco, De Vrij è un difensore e basta. E lo è in modo eccellente.
C’è chi preferisce il Bonucci con il lancio da 60 metri che ogni tanto riesce. Io preferisco in totale sincerità un De Vrij che fa esegue perfettamente, senza nessuna sbavatura, il suo compito. C’è chi preferisce le galoppate di Skriniar perché emozionano, perché lui è più esuberante e grintoso. Io preferisco la pulizia di De Vrij che non raramente eccede nel vigore di un intervento, che spesso evita il cartellino anche quando se lo merita proprio per la sua discrezione.
Alla modernità difensiva preferisco la tradizione. Alla veronica di un difensore centrale preferisco un intervento pulito per recuperare il pallone. All’esuberanza di tanti preferisco il calcio d’altri tempi di Stefan De Vrij, difensore antico in un calcio moderno.
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