Joao Mario scavalca Borja Valero nel ruolo di alternativa a Nainggolan. Dovrebbe partire di nuovo titolare nella sfida con l’Atalanta di domenica a pranzo.
La trasferta a Bergamo sarà difficile. E molto. Arriviamo dal Barcellona a San Siro, dopo questa partita c’è la sosta nazionali. Bisogna arrivarci bene, e uscirne meglio. Ricordiamo tutti cosa è successo l’anno scorso dopo il 5-0 con il Chievo, vero? Non una vittoria per due mesi. Vogliamo evitare il parallelo con il 5-0 con il Genoa crei una brutta ricorrenza, vero?
Finita la premessa, torniamo a Joao Mario e Nainggolan, che contro il Barcellona si è visto in difficoltà fisica. Probabilmente non sarà titolare con l’Atalanta. A sostituirlo, nuovamente, dovrebbe esserci Joao Mario. Contro il Genoa è stato il migliore in campo. Stessa quadratura tattica, 4-3-3 e Joao Mario a giocare da mezz’ala.
In questo modo il suo gioco può essere valorizzato. Joao Mario non è un trequartista, non ha l’uno contro uno e la violenza di Nainggolan negli ultimi 30 metri. Ha però mostrato sabato scorso la sua grande abilità nel palleggio, e anche di saper arrivare in porta, partendo da lontano e giocando in una zona di campo in cui le attenzioni degli avversari sono inferiori rispetto alla trequarti.
Super (Joao) Mario: ci crediamo.
Qualcuno ha scritto che dietro la rinascita di Joao Mario c’è anche l’abbandono dell’agente Kia Joorabchian – ancora, sinceramente, non oserei a parlare di rinascita dopo una sola prestazione, seppure ottima: vedi l’altalena di Brozovic per anni fino allo scorso girone di ritorno. Trovo difficile capire con certezza come un giocatore possa avere un cambiamento così grande nel corso di un periodo relativamente breve. Poco più di un mese fa abbiamo scritto del Joao Mario sì, Joao Mario no, Joao Mario Boh, e io mi sono schierato per il no.
I miracoli sono tali perché succedono raramente. Per me, visti i risultati del lavoro di Spalletti, del gruppo e della società (magari anche dalla grazia di qualche divinità Epica), il miracolo di Brozovic era più che abbastanza. Non avrei mai creduto che qualcosa potesse rendere recuperati anche giocatori come Joao Mario o – non dimentichiamo anche i suoi grandi progressi – Dalbert.
Il viaggio di Joao Mario è stato come quello dell’eroe archetipico. Prima di riuscire a vedere, anche da lontano, la luce alla fine del tunnel, deve attraversare la caverna più profonda e affrontare il suo antagonista, toccare il punto più basso possibile – e direi che ci siamo arrivati quando ha affermato pubblicamente che non avrebbe avuto senso presentarsi in ritiro all’inizio di questa stagione. E per come io vedo la sua storia, il suo rivale più forte è stato sé stesso. Capire la situazione, l’essere davanti a un bivio: mettersi in gioco e rompersi il culo da professionista quale è, con la possibilità di mostrare il giocatore per cui sono stati spesi milioni di euro (mica pochi), oppure fare il separato in casa e continuare ad essere fischiato anche solo al suo alzarsi dalla panchina per il riscaldamento. È chiaro che Joao Mario ha scelto di mettersi a lavorare, sul suo essere e sul modo di affrontare la sua permanenza all’Inter. E mi permetto di dire che non è una scelta scontata, affatto, essendo rimasto anche fuori dalla lista UEFA. Uomini forti, destini forti, dice Spalletti. E forte è un uomo che dopo due stagioni deludenti e l’etichetta di bidone sulla schiena sceglie di non starci, di rimettersi in gioco, di non fare ostruzionismo, di cercare di lasciare il segno.
La società è sempre stata chiara: se fosse rimasto si sarebbe fatto il possibile per valorizzarlo. Frattura con i tifosi grossa (io per primo tra questi), ho creduto fossero dichiarazioni di circostanza. E invece no. Spalletti did it again, signore e signori. O almeno speriamo. Un nuovo Super Mario a San Siro, anche se con un “Joao” di mezzo. Se si riuscisse ad avere conferma della prestazione contro il Genoa, sarebbe un altro grande capolavoro. Il campo parlerà, già da domani. In bocca al lupo, Super (Joao) Mario.
Speriamo tu abbia ragione, incrociamo le dita