Non ero allo stadio. Non ero a Milano e non sono tornato per onorare la calata dei Ramarri. Mi sono accomodato sul divano buono di casa e ho acceso la televisione con la migliore predisposizione nei confronti del Pordenone. Diciamo che non fosse stato per una questione di sangue ed etichetta, avrei quasi tifato Pordenone.
Poi è iniziata la telecronaca di Bizzotto e Galderisi.
Premessa necessaria: stiam scrivendo di cose piccole e del tutto irrilevanti, si fa per fare e anche perché abbiamo a cuore concetti antichi come la qualità del servizio pubblico e il giornalismo antico della buona Rai che fu. Insomma niente Guerra dei Mondi, non ci siamo spaventati. Infastiditi sì, con il rischio fondato di trasferire il fastidio al Pordenone, costruendo un’immeritata antipatia.
Dal terzo minuto in poi Galderisi (supportato da un Bizzotto compiaciuto anche se non complice), ha del tutto frainteso il concetto di epica e di impresa e ha iniziato a praticare una macumba infinita, sempre la stessa. Che quasi tutti sperassero nel miracolo del Pordenone è cosa buona e giusta. Forse anche noi interisti, magari non nel miracolo ma in una partita gagliarda. Nulla di male. Ma la speranza del tifoso e la cronaca del professionista son due cose molto diverse. Che poi le telecronache tifose, a partire da quelle di Scarpini, sono insopportabili (parere molto personale).
Umberto Eco sosteneva che tradurre fosse dire ‘quasi la stessa cosa’. La telecronaca dovrebbe essere il racconto e il commento tecnico ‘proprio della stessa cosa’. Uno dei vezzi più antipatici dei tifosi è la caccia alle streghe, la ricerca ossessiva di tracce di tifo nelle parole dei telecronisti. Brutta cosa. Ieri non serviva, è stato chiaro fin da subito e poteva andare benissimo, tanto spontaneo e naturale era tifare per il Pordenone.
Ma esiste un principio etico e deontologico ed esiste la decenza. Raccontare la partita e non una proiezione fantasiosa della partita. 31 tiri in porta sono un dato, le macumbe, le gambe pesanti e il Pordenone modello Ajax sono fantasie. Peccato perché alla lunga la simpatia si è trasformata in fastidio, nonostante l’eroica resistenza dei Ramarri e il meraviglioso tifo dei 4000 in trasferta.
Non fastidio e preoccupazione per il risultato ma per una telecronaca senza senso e senza centro. Peccato, avrebbero potuto raccontare una bella partita e riempirla di colore e curiosità, hanno scelto di inventarne una e portarla fino in fondo.
Quelli tra campo e realtà, gli amici di Rai2
Rispondi