La prima stagione di Antonio conte all’Inter è andata in archivio e merita quindi di essere approfondita ora che, dopo il prolungamento estivo, la stagione 2019/20 è finalmente conclusa e che il tecnico pugliese ha scelto di restare alla guida dei nerazzurri.
Dal punto di vista dei risultati il trainer salentinio ha portato i nerazzurri alla finale di una coppa europea a dieci anni di distanza dall’ultima volta. In campionato la squadra è poi arrivata seconda dietro la Juventus, ad un solo punto di distanza (nella scorsa stagione i nerazzurri erano finiti ben 21 punti dietro i bianconeri). Risultati senz’altro positivi, anche se alla fine la finale Uefa è stata persa (2-3 contro il Siviglia) e in campionato la Juventus ha mollato una volta avuta la matematica certezza dello scudetto.
Detto questo, a parte quindi i risultati finale, come può essere giudicata la prima stagione di Conte ad Appiano Gentile?
Dal punto di vista dei pro, sembra evidente come la compagine interista sia cresciuta dal punto di vista della personalità, giocando partite equilibrate anche in campi ostici. Lautaro, Barella, Sensi, sono tutti giocatori migliorati sotto l’attuale gestione.
La difesa (seconda l’anno anno con Spalletti) ha preso 6 gol in più ma è risultata la migliore del torneo pur in un contesto particolare, in un campionato nel quale si è segnato tanto.
Tatticamente, Conte ha inizialmente cercato di proporre una squadra che giocasse nella metà campo avversaria. Tuttavia, avendo compreso di non avere sufficiente qualità nel palleggio (in particolare a metà campo) per proporre questo tipo di calcio contro avversari di pari o maggiore livello, il 51enne tecnico leccese si è affidato ad una costruzione elaborata dal basso per attirare il pressing avversario e cercare di superarlo per risalire velocemente il campo (attraverso meccanismi codificati) e andare a cercare gli attaccanti.
Questo tipo di approccio ha pagato contro avversari più deboli ma non altrettanto contro rivali più forti, come si evince dai risultati negli scontri diretti e nelle partite più importanti.
Contro le varie Juve, Lazio, Roma, Siviglia, BVB e Barca, l’Intrer ha ripetuto sempre lo stesso canovaccio tattico, aggredendo finché le forze lo hanno consentito per poi abbassarsi in lunghe fasi di difesa posizionale. Quando la costruzione dal basso ha funzionato, riuscendo a superare la prima pressione avversaria, l’Inter è poi riuscita far male. Viceversa, quando la salita dietro si inceppava, allora cominciavano i problemi.
L’insistenza sulla difesa a tre, ad un certo punto, è parsa più favorire la perdita di un uomo a centrocampo che fornire che vantaggi.
Come detto, all’Inter è mancata qualità a centrocampo e, in questo, il mercato non ha aiutato l’allenatore che però ha insistito molto (soprattutto post-lockdown) su una mediana d’assalto ma poco qualitativa, con Young e D’Ambrosio esterni e con Gagliardini e Barella ai lati di Brozovic.
A tutto questo va aggiunto il conundrum Eriksen, con l’arrivo del danese a gennaio e la sua gestione che possono essere interpretate secondo una duplice chiave di lettura. Da un lato, appare innegabile come nel 3-5-2 di Conte sarebbe stato più funzionale un altro tipo di interprete (Vidal?). Dall’altro è però vero che il tecnico interista ha deciso di non provare neanche a modificare il proprio gioco, preferendo invece cercare di inserire il danese all’interno di un contesto già oliato. La variazione verso il 3-4-1-2, col trequartista fisso in zona di rifinitura, non è durata molto e, soprattutto, nell’attuarla Conte ha preferito altri giocatori (Borja Valero) all’ex Tottenham.
Alla fine quindi l’ex Tottenham non è riuscito ad esprimere per intero il suo potenziale, risultando più un problema che una risorsa. Problema che Conte dovrà cercare di risolvere nella stagione a venire.
Come si vede dunque, la prima annata di Antonio Conte in nerazzurro lascia ampi spazi al dibattito. Alla luce di quanto detto precedentemente va considerata positiva o, al contrario, deve essere considerata negativamente? Si è prodotto il massimo o si poteva fare di più?
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