Siamo alla prima partita: il risultato conta, ma contano di più altre cose. Segnali, sfumature, prove, dimostrazioni, elementi che ci possono raccontare non quel che è stato, non quel che è, ma quel che sarà. Questo ci stiamo chiedendo: cosa sarà di questa Inter un po’ aeroporto e un po’ cantiere, dove le valigie sono pronte e i lavori sono in corso? Questo abbiamo cercato stasera mentre ci alzavamo in piedi a plaudire un inno al calcio chiamato Ribery.
Cosa abbiamo visto?
Abbiamo visto un sontuoso Bastoni. Una conferma che vuol dire tanto, che ci proietta davvero in un futuro. Di nuovi-Facchetti, nuovi-Bergomi e nuovi-Samuel ne abbiamo le tasche piene, quindi lasciamo le etichette ai giornali: abbiamo un grande Bastoni, lo abbiamo visto anche stasera.

Abbiamo visto un elegante Kolarov. E non abbiamo visto ancora tutto, visto che di punizioni dal limite non ce ne sono state. Dopo 3 minuti è successo l’imprevedibile, non conti sul bilancio finale: questo è un signor giocatore, conterà molto la sua sventagliata a testa alta nei bilanci della stagione.
Abbiamo visto D’Ambrosio, quello che inizia tutte le annate in panchina e le termina da protagonista. Questa volta l’ha iniziata da protagonista e nessuno provi a immaginare che possa terminare male, perché da quel salvataggio contro l’Empoli (ricordate, quella sera…) in poi, Danilo è stato un altro Danilo.
Abbiamo visto Young, nella sua costanza, anche se non ha saputo incidere in quello che è stato il momento migliore della Fiorentina. Ma i suoi cross meritavano fortuna migliore, perché dipinti nell’aria con algoritmi raffinati. Ritenta, sarai più fortunato.
Abbiamo visto Barella. Avete visto Barella. Hanno visto Barella. Abbiamo capito tutti chi sia, cosa sia, Barella. Lo vedremo ancora crescere questo Barella. Ricordate quando dicevano che lo avevamo pagato troppo?
Abbiamo visto Brozovic, in tutti i capricci del suo calcio sincopato, nelle sue giocate in recupero ed in quel biondo ciondolante che a tratti ricordava la pelata di Borja. Non sappiamo se possa essere più di quel che vediamo, ma il problema è che forse non lo sa neppure lui. Ma attorno ora ha chi glielo può far capire, se vorrà/potrà restare.
Abbiamo visto Perisic. L’ultima volta che lo vedemmo, là in mezzo c’era Icardi. Lo abbiamo visto indolente sulla fascia, ma chirurgico in alcune infilate. Lo abbiamo visto cercare una sua dimensione dentro una squadra che gli è nuova, ma nel quale se vuole potrà incidere e cambiare così l’impronta che lascerà nella storia di questo club. Lo stadio è vuoto: non può fischiare. La pazienza era colma: non può applaudire. Tocca a Perisic, in questo silenzio, dire sul campo qualcosa a questa stagione.
Abbiamo visto la Lula. Il pesantore di Lukaku, la corsa nervosa di Lautaro, ma entrambi già due passi avanti rispetto all’inizio della scorsa stagione. E questo potrà dire moltissimo in questa prima fase di stagione.
Abbiamo visto Hakimi e ci è piaciuto. C’è del lusso in quella corsa. Le sue infilate non sono state sempre premiate a dovere (tempo al tempo), ma quella falcata potrà squarciare molte partite, quando i ritmi non cambiano e basta uno strappo a spostare gli equilibri.
Abbiamo visto Sensi. Bentornato Sensi. Che bel vedere Sensi. Ve lo ricordavate Sensi? Teniamocelo stretto Sensi.

Abbiamo visto i draghi. Perché quando le maniere buone non bastano, in campo servono loro. Eccoli dunque gettati in campo, Vidal e Nainggolan, due mastini piazzati nel cuore di una squadra sbilanciata in avanti in cerca di orgoglio. Là dove il mister li ha piazzati, lì si è spostato il baricentro della partita: non si è indietreggiati più, ma si è rimasti costantemente rivolti a quella porta ove andava riscritto il finale. Così è stato.
Abbiamo visto El Nino. Ed è stata una Maravilla. Ha preso in mano il violino e con l’archetto ha iniziato a suonare sinfonie proverbiali, tessendo assist e dettando ritmi, sedendo al timone e decidendo in proprio quando, come e se si sarebbero dovuti portare a casa i tre punti. Il tabellino non riporta il suo nome se non per quel “78esimo”, quando è entrato in campo. Ma lì è cambiato tutto. Tutto.
Abbiamo visto Antonio Conte fare i cambi mezzora prima del solito. Abbiamo visto Antonio Conte cercare di drizzare la partita. Abbiamo visto Antonio Conte cambiare la squadra, gli attori ed i ritmi almeno un paio di volte mentre le squadre si sorpassavano in vista dell’ultimo giro. Abbiamo visto Antonio Conte, forse tolto dall’imbarazzo della rosa corta dello scorso anno, rovistare curiosamente nella rosa lunga di quest’anno. Forse forse (il dubbio resta) la formazione iniziale non era dettata soltanto dalla volontà di portare a casa i primi tre punti, ma anche dalla necessità di lasciare qualcuno in vetrina in cerca di monetizzazione. Forse un calcolo di opportunità (sognando N’Golo?) ha scritto qualche nome forzato sulla formazione iniziale? Forse. Ma è andata bene. E forse va bene così anche a Conte.

No, non abbiamo visto Eriksen purtroppo. Non lo abbiamo visto dove volevamo, né come volevamo, né quanto avremmo voluto. Nei suoi occhi c’è lo sguardo spento di quel Dennis Bergkamp che solo a San Siro non riusciva ad emozionare e nei nostri occhi c’è la paura di un’occasione sprecata, di un amore finito troppo presto, di una disillusione che rischia di diventare rammarico. No, Eriksen purtroppo non lo abbiamo visto. Ma abbiamo applaudito Frank Ribery, che ha fatto tutto quel che il nostro avrebbe potuto, ma non ha saputo, fare.
Abbiamo visto una squadra sotto dopo 3 minuti. Abbiamo visto quante soluzioni abbia ora in tasca il mister. Abbiamo visto quanto fragile sia un equilibrio quando in campo manca qualcosa. Abbiamo visto quanta potenza sappiamo erogare quando il motore gira davvero. Abbiamo visto un’Inter capace di imporsi nell’area avversaria e recuperare una partita esattamente su quelle stesse zolle sulle quali negli anni passato affondavamo nell’indolenza. Abbiamo visto una fiamma accesa. Ci siamo arrabbiati. Abbiamo esultato. Abbiamo battuto pugni nell’aria. Abbiamo sofferto. Abbiamo pensato “ecco, la solita Inter”. Per poi pensare che anche stasera, anche quest’anno, sempre e comunque, non c’è niente da fare, amala.
Soprattutto abbiamo visto una difesa inguardabile e inspiegabile. Poi, per fortuna, è venuto fuori il carattere della Pazza Inter, quella che Conte voleva farci dimenticare.
caro Giacomo
io devo aver visto un’altra partita, Bastoni bravo e basta, Kolarovho un pensionato che non si capisce perche’ e’ stato preso, D’ambrosio ha il grandissimo meritodi aver segnato ma per il resto senza infamiae senza lode, Young 2/3 cross e nulla piu’ (molto meglio Biraghi) Barella ha corso molto come al solito ma poco lucido, Brozovich solo nomale amministrazione, LuLa ok, Perisic inesistente, non ricordo una sua iniziativa per saltare il difensore, i Draghi lenti e prr nulla incisivi (ti ricordi qualche passaggio illuminante o un’azione importante?), Hakimi pare buono ma vedremo quando sara’ chiamato a giocare una partita intera, el Nino con Sensi sono gli uomini che effettivamente hanno cambiato la partita, mentre sono d’accordo con te su Erikssen, che dire…qualche passaggetto ma nulla piu’ praticamente zero. Credo che il mister abbia molto da lavorare.