Il Nulla che tutto mangia, travolge, distrugge (la Storia infinita dell’Inter post 2010)

Verso la fine dello strazio di stasera la regia ha inquadrato Spalletti, pochi attimi di un primo piano tragico. Mia moglie era appena entrata nella stanza, ha gettato un occhio distratto al televisore e poi ha detto: “Povero Spalletti. Siamo come il Nulla della Storia Infinita, è solo questione di tempo ma alla lunga li inghiottiamo tutti, distruggiamo ogni cosa bella”.

È vero.

Su queste pagine abbiamo seminato fiducia e buonumore, ottimismo più o meno giustificato. Abbiamo rimbrottato i pessimisti, li abbiamo derisi e trattati come ingrati, incompetenti, menagramo. La verità è che questa stagione è solo un nuovo capitolo dei disastri degli ultimi 8 anni. Partenza lanciata, frenata isterica e incomprensibile lunga agonia. Alla fine manca ancora tanto e possono succedere cose, può accendersi una fiammella di speranza ma quel che dice il campo è che ci sono giocatori stremati, giocatori demotivati, giocatori recidivi e oggettivamente scarsi e qualche isolato caso virtuoso. Mancavano Perisic e Icardi, 2/3 del nostro potenziale offensivo (e dei gol segnati in concreto), ma è impossibile trasformare la loro assenza in un’attenuante, perché i problemi dell’Inter non sono davanti. Sono in mezzo, sono dietro, sono dentro. Spalletti ha usato le carte che aveva, ha cambiato la fascia a Candreva, ha sperato nel dinamismo di Karamoh e nel buon momento di Eder e a momenti la imbroccava pure, nonostante il primo tempo angosciante dei due terzini e la pochezza monumentale di un centrocampo in cui l’involuzione di Gagliardini sta diventando una sfida alla scienza. Nulla da fare, Karamoh si è mangiato un gol facile e da lì si sono spente le luci. Che poi a dire il vero, nemmeno troppo e forse è questa la sensazione peggiore. Il Genoa ha ringraziato per i regali, ha pressato molto all’inizio e poi è ripartito in contropiede, ordinato e mediocre, ma molto efficace. Il compitino, fatto bene. Cosa resta, cosa possiamo fare, in cosa sperare per il futuro prossimo e quello più lontano?

Rafinha sa giocare a calcio, Karamoh e Cancelo corrono e hanno voglia, Perisic e Icardi sono forti e rientrando potrebbero risolvere dei problemi. Il problema sono gli altri, molti dei quali sembrano persi alla causa. Possiamo arrivare in fondo con gente così? Domani saremo quinti, con buone probabilità. Dovessimo rispondere al volo, d’istinto e di pancia dopo una partita così la risposta sarebbe no.

Non possiamo.

NOTE POSITIVE

Rafinha – Un centrocampista che corre, vede lo sviluppo dell’azione e cerca disperatamente di giocare di prima, di dialogare a un tocco. Se non si rompe, se è sano, giocatore su cui costruire il futuro. Ah già, è in prestito e se non si arriva in Champions mancano i denari per riscattarlo. Che incubo.

Cancelo – Primo tempo non pervenuto, nel secondo gioca come da due mesi a questa parte. Tutta la fascia, palloni recuperati, uomini saltati e cross. Peccato che dall’altra parte, all’altro capo del telefono non ci sia nessuno a rispondere.

Karamoh – Sbaglia un gol facile, poi corre e ci prova. Non è un fenomeno, non è un giocatore maturo, è uno di quelli che possono crescere e fare molto bene se cambia il clima e si trova una quadra.

NOTE MOLTO POCO POSITIVE

Ranocchia – Che poi è pure sbagliato prendersela con lui. Fosse un film, sarebbe un KOLOSSAL della sfiga. Questa non se la meritava. davvero.

Handanovic – Pessimo. Rischia di prendere un gol surreale. Sugli altri sembra un palo del telegrafo. Quando le cose vanno male è puntualmente il peggiore in campo o almeno ci va vicino.

Gagliardini – Lo strano caso di Gagliardini. Arrivato come grande promessa, diventato un centrocampista titubante, finito per essere una presenza impalpabile. Lentissimo, macchinoso, poco efficace. Non la prende nemmeno di testa, lui che è un corazziere.

Borja e Vecino – Si è spenta la luce, è finita la benzina, fate voi.

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