Che bella storia sei stato per noi, Dzeko. E pensare a tutto quello che sarebbe potuto essere, ma non è stato.
Sei arrivato a Milano dopo la partenza di Lukaku direzione Stamford Bridge e quella di Hakimi direzione Parc Des Princes. Sei arrivato in un’Inter col tricolore cucito sul petto, orfana di due che quello scudetto sulla maglia ce l’hanno stampato. Sei arrivato a 35 anni, dopo una carriera lunga e vincente, dopo una bella storia d’amore con Roma (tra cui una stagione da capocannoniere), ma senza trofei sollevati. Obiettivo: la seconda stella.
Aspettavamo di vedere “Dzeko” su tinte nerazzurre da almeno un paio d’anni. Già pre-Lukaku, il tuo nome veniva fuori, accostato all’Inter, ma non si è concretizzato fino a luglio 2021. Appena arrivato, hai detto “Ci divertiremo”, e hai mantenuto la promessa. Ci hai fatto divertire con due anni di gol pesanti e di assist. Due stagioni in cui abbiamo avuto l’onore di godere della tua intelligenza in campo e della tua eleganza, anche se, ovviamente, non più con la freschezza e di un ventenne. I piedi e la testa di un campione, non invecchiano, si adattano a giocare in modo nuovo.

Hai promesso che ci saremmo divertiti, dicevamo, e così è stato. Abbiamo goduto e abbiamo pianto in campionato per quella seconda stella mancata, abbiamo goduto e abbiamo pianto in Champions per la finale di Istanbul. Che bello sarebbe stato, a 37 anni, vedere sollevare la coppa più importante del mondo per i club. Che bel canto del cigno, sarebbe stato. E infatti, anche senza Champions e scudetto, lo è stato. Quattro trofei in due anni, una finale di Champions, un sogno grande come il mondo. Il bello di un viaggio è il viaggio stesso, e che viaggio è stato.
Faccio fatica a immaginare quale momento mi rimarrà più impresso negli anni legato a te, legato a Dzeko.
La volée contro il Bologna?
La sterzata su Tonali e palla all’angolino a Ryad?

Il gol dopo i celebri 7 minuti nell’Euroderby?

La verità, Edin, è che mi porterò questi e tanti altri momenti, e penserò “quanto cazzo era forte”. I tocchi di esterno, i cambi di gioco, ma anche gli errori e le delusioni per le vittorie mancate. Per tutto quello che sarebbe potuto essere, ma non è stato.
“Ho segnato. Ho sognato. Abbiamo sognato, fatto chilometri e vinto 4 coppe.” Così tu, così io, così noi. Abbiamo sognato, e cos’è il calcio se non sognare. Grazie cigno. Grazie, Dzeko.
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