Onana si, Onana no

Onana non si tocca!

Il momento in cui ho capito che Onana era il portiere giusto, l’uomo del destino, è stato quando ha preso un gol. 

Dice: un portiere buono si vede quando un gol lo evita. Che ne so: un salvataggio spettacolare, queste cose qui. E invece. Insomma, siamo l’Inter e per noi niente è mai normale (cit.)

Ma diamo un po’ di contesto. È ottobre dello scorso anno e stiamo giocando la prima partita di ritorno del girone di Champions. Con il Barcellona. A casa loro. 

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Andiamo a vedere la partita con lo scazzo da agnelli calcistici sacrificali, da provinciali d’Europa che vanno a fare da sparring partner a quelli grossi, prendendo mazzate per non deludere nessuno. Dovremmo quantomeno pareggiare per avere la minima speranza di passare. Speranza che, diciamocelo, non abbiamo. Insomma, le designate sono loro e il Bayern. E non ci possiamo consolare nemmeno con il ruolo di Cenerentola, che spetta al Viktoria.

Insomma, con questo bell’umore pimpante andiamo all’inespugnabile Camp Nou a prenderci sta goleada. E, al quarantesimo, arriva il primo gol di Dembelé. 

Tutti pronti a emulare la faccia del nostro portiere capitano. Lo sguardo sconsolato, la sbracciata svogliata di chi dice “eccallà” e via di imbarcata, Xavi genio del calcio, battute assortite dei rivali. 

E invece in porta c’è qualcun altro. Onana, dice che si chiama. Ha giocato tre partite finora. E fa una cosa inconcepibile. 

S’incazza.
Sbatte le mani, urla, carica i compagni. 
Roba da pazzi.

Onana. Quel portiere messo lì solo per quelle sei partite di Champions stagionali sembra non aver capito cos’è venuto a fare. Cosa siamo venuti a fare noi.

Magari pensa pure di vincerla, ‘sto Onana qua.

Qualcuno è confuso. Prima di tutti Barella che, in effetti pareggia. 

E poi insomma, sappiamo come prosegue la storia. Li prendiamo a pallate, poi ci facciamo pareggiare da fessacchiotti ma rischiamo di vincerla se Asllani non si fosse fatto venire le manie di grandezza.

A dire il vero, le manie di grandezza sono venute a tutti. 

E grazie a quell’Onana lì, che poi è andato in finale di Champions a fare il regista arretrato palla al piede e testa alta contro il Manchester City.

Ecco. 

Se la mania di grandezza viene dall’inconsapevolezza della propria dimensione, e da questa di tanto in tanto vengono fuori imprese inconcepibili, direi che noi abbiamo trovato il portiere – no, la guida spirituale – di cui avevamo bisogno. 

E Onana ha trovato la squadra per lui. Dalla dimensione un po’ corsara, con un disperato bisogno di un condottiero sui generis. 

Pazzo lui per vocazione, pazzi noi per tradizione. 

Ma dove vai, Onana? Tu non hai bisogno di una grande, noiosissima, corazzata europea. Tu hai bisogno di una ciurma di disperati da mandare all’arrembaggio con una tua costruzione da dietro. Hai bisogno di giocatori di talento ma spaventati da caricare e mandare all’assalto, che Guardiola non ha trovato di meglio che parlare di te appena vinta la Champions.

Ma dove ti mandano, Onana? Per far cosa? Per rinnovare il prestito di qualcuno? Preferisco i tiri che pari tu.

di Alessandro Scuderi

Onana, addio: è stato bello, ma...

Viene da scriverlo sottovoce, perché se la stagione è andata come è andata è chiaramente merito anche di quell’omone sorridente che, un giorno, si è impossessato della porta e non l’ha mollata più. 

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Il suo arrivo è stato importante per molti aspetti: la sicurezza della difesa, le uscite, il gioco con la palla.

MA.

Ma è davvero tutto oro quel che luccica? E lo scriviamo a bassa voce, perché è evidente il rumore di chi già lo sta osannando da mesi. Simpatia e leadership non gli mancano, del resto.

MA.

Ma quel cross di Candreva era davvero imprendibile? Ad Handa lo avremmo forse perdonato? E quante parate memorabili ricordiamo in questi mesi di militanza, al di là di qualche innegabile balzo felino e scatto istintivo? Tra i pali è davvero tutto quel che se ne scrive, oppure ci sono alternative possibili e “low cost” da percorrere? Che sia un ottimo portiere è indiscutibile,

MA.

E quella sua famigerata capacità di gestire la palla con i piedi ha davvero così tanto valore in un giropalla che dopo il suo tocco deve trovare ancora mille alchimie prima di esplodere dall’altra parte del campo? O forse è semplicemente questo il momento giusto per monetizzare un valore indiscusso, ma che possiamo probabilmente investire una volta tanto in un giovane virgulto da trasformare in nuovo presidio per gli anni a venire (come da nostra storica tradizione)? Sai, in tempi magri di autofinanziamento, certe occasioni…

André, sentiammé: ti si è voluto bene. Davvero, sei stato fondamentale. Ma sai mai che al prossimo cross di Candreva non debba cadere qualche ulteriore certezza, seguita poi dai rammarici per un Vicario, un Carnesecchi o chi altro abbandonato ad altre vie. Non roviniamo questa bella amicizia. Può esserci un futuro migliore sia per te che per noi. Restiamo amici (come disse quella fidanzata prima di cadere innamorata tra le braccia di un altro). Ok?

di Giacomo Dotta

Fine Onana SI, Onana NO
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