Christian Eriksen è ora ufficialmente un giocatore dell’Inter. Che tipo di giocatore arriva a Milano sponda nerazzurra? Nel primo Tottenham di Pochettino, all’interno di un modulo 4-2-3-1 o 3-4-2-1, il danese andava a formare con i vari Son, Dele Alli e Kane il quartetto di giocatori offensivi che dovevano gestire la fase di rifinitura degli Spurs.
Alle loro spalle, come valvola di sicurezza, operava Mousa Dembélé, l’elmento in grado di dare equilibrio alla squadra londinese. Quando poi il centrocampista belga è stato ceduto al Guangzhou R&F, Pochettino ha abbassato il raggio d’azione di Eriksen, chiamandolo a giocare da mezzala.
In un contesto tattico modificato, dove si poneva meno enfasi al controllo del pallone (in favore di un approccio piò orientato alla ricerca della verticalità), al 27enne di Middelfart veniva chiesto di accompagnare l’azione offensiva tramite inserimenti, cosa che Eriksen ha dimostrato di poter fare.
Così, anche se la sua posizione naturale è quella di trequartista, il danese ha fatto vedere di essere in grado di disimpegnarsi egregiamente come interno in un centrocampo a tre e anche, all’occorrenza, in uno a due giocatori.
Da questa posizione Eriksen è rimasto elemento chiave nel gioco del Tottenham, gestendone i flussi di gioco e confermandosi quindi non soltanto uomo assist ma anche mezzala completa.
E proprio questa sua attitudine a muoversi nella zona mediana del campo potrà tornare utile al danese ora che il suo passaggio all’Inter è stato completato.
Infatti Antonio Conte, fin dall’inizio della sua avventura sulla panchina nerazzurra, ha mostrato di voler costruire l’identità tattica della propria squadra a partire da un 3-5-2 verticale che non prevede la presenza di un no.10. È vero che il tecnico salentino è ricorso a questa soluzione in alcuni frangenti durante l’anno (passando ad un 3-4-1-2) ma questo è avvenuto soltanto in situazioni particolari, quando cioè l’Inter era chiamata a dover aprire difese posizionali basse da parte di avversari che avevano difficoltà nel risalire il campo sotto la pressione interista.
Il 3-5-2 di Conte basa parte della propria organizzazione tattica su servizi veloci verso Lautaro Martinez e Lukaku, due attaccanti che sono chiamati a giocare vicini e con movimenti combinati che spesso vedono l’uno rifinire per l’altro.
All’interno di questo contesto un ruolo privilegiato lo hanno le due mezzali che, nel gioco di Conte, devono accompagnare l’azione offensiva della squadra (soprattutto Sensi) andando ad occupare la zona di rifinitura dietro Lautaro e Lukaku ed essendo pronti anche a riempire l’area in fase di conclusione. Inoltre, in fase di costruzione bassa si vedono spesso gli interni di centrocampo andare ad allargarsi per liberare le linee di passaggio verso le due punte.
Di conseguenza, lo spazio fra le linee di difesa e centrocampo avversarie è via via occupato dai movimenti degli attaccanti e delle mezzali e non prevede il posizionamento di un giocatore di partenza in quella zona.
Una collocazione di Eriksen nella posizione di interno a metà campo sembra quindi quella più probabile. Giocando lì, l’ex Spurs aumenterebbe la qualità del secondo possesso nerazzurro e potrebbe anche aiutare Brozovic in costruzione, creando difficoltà alle squadre avversarie che affrontano l’Inter cercando come prima di cosa di schermare il play croato.
Un ulteriore sviluppo possibile con la presenza di Eriksen a metà campo sarebbe quello di vedere l’Inter difendersi col pallone. Atteggiamento apparentemente estraneo alla filosofia di Conte, questa tattica difensiva potrebbe consentire ai nerazzurri di evitare di abbassarsi troppo e lasciare il controllo della palla agli avversari (col rischio di farli avvicinare troppo alla propria porta) come accaduto col Cagliari.
Detto questo e senza discutere il valore assoluto del giocatore, resta da verificare se Conte adeguerà il proprio spartito al danese o se, invece, gli chiederà di calarsi in un sistema con meccanismi già abbastanza oliati.
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