The special Fan (Noi, che amiamo l’Inter)

di Giacomo Dotta

“Inutile chiedere loro di seguirci, lo farebbero comunque perché i tifosi nerazzurri sono speciali e sono diversi da tutti gli altri.” 

Javier Zanetti, 10/09/2002

I tifosi neroazzurri sono speciali, i tifosi come noi sono diversi. A volte si parla di DNA, altre volte di attaccamento, qualcuno si spinge fino alla cultura. Oggi l’UEFA ci ha provato con i numeri, freddi numeri che misurano però una realtà inconfutabile: l’Inter è l’unica italiana nella classifica delle top 20 squadre con il maggior numero di tifosi allo stadio nell’annata 2016/2017. Numeri chiaramente da interpretare, perché gli 885.818 accreditati all’Inter pesano certamente più del milione del Manchester City o gli 1,3 milioni del Real Madrid. Bisogna spiegarlo il perché? Bisogna ricordare cosa è successo all’Inter nell’annata in cui è stata effettuata la misurazione? Bisogna rimarcare quanto diverso sia il divertirsi dal soffrire? Bisogna tornare sui dettagli del finale di stagione? Bisogna ricordare la classifica finale cosa ha sentenziato?

Che la sofferenza sia radicata, è cosa scritta nella storia della squadra, ma che per contro la sofferenza sia anche il baccello della passione è cosa altrettanto manifesta. Tuttavia si tratta di una alchimia talmente complessa da spiegare che spesso dal di fuori non trapela e dal di fuori non è percepibile; dall’interno è invece dinamica forse intelleggibile, ma non certo esplicabile. Le parole non bastano, insomma, perché ci si avvita sempre attorno ai luoghi comuni della “passione”, della “sofferenza”, della “pazza Inter”, per poi scrollare le spalle e sciogliersi in un liberatorio e rinunciatario “tu non puoi capire”.

“Essere tifoso dell’Inter vuol dire innanzitutto sentirsi parte di qualcosa di grande, di un mondo difficilmente spiegabile a parole. Entrare a far parte della famiglia nerazzurra è un privilegio, rispettarla e onorarla ogni giorno un dovere. […] il sentimento di un intero popolo continua a vivere, a crescere, di stagione in stagione: in questi anni non avete fatto altro che dimostrare un attaccamento senza eguali ai nostri colori, al nostro stadio, alla nostra storia. La spiegazione è semplice: la nostra fede e il nostro attaccamento all’Inter sono cose che accadono naturalmente, come se si trattasse di prendersi cura di un componente della propria famiglia, di un amico sincero, di un fratello”.

Javier Zanetti, 19/09/2017

E allora torna preziosa l’immagine semplice con cui il Capitano ha descritto tutto ciò: “La nostra fede e il nostro attaccamento all’Inter sono cose che accadono naturalmente”. Come una famiglia, non abbiamo bisogno di ricordarci reciprocamente ogni giorno quel che ci lega: è sufficiente ritrovarci a casa e guardarci negli occhi. Ognuno con i propri difetti, le proprie ansie, le proprie paure, le proprie passioni. Ma tutti assieme, voltati nella stessa direzione, laddove un fratello sta correndo dietro ad un pallone.

Escono da qui i numeri diramati dall’UEFA con la propria classifica. Siamo diversi e lo sappiamo: alleggeriamoci dal peso di dover spiegare a qualcuno il perché. Viviamolo, semplicemente, perché “sono cose che accadono naturalmente”.

 

 

 

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