Visti da Vecino: il disperato angolo tattico

di Michele Tossani

28° giornata di campionato: Inter – Atalanta 7-1. Con quella vittoria i nerazzurri si trovano a due soli punti di distanza dalla Lazio, due di vantaggio sui Bergamaschi e quattro sui milanisti. Da quel momento è crollato il mondo. I nerazzurri infatti hanno racimolato appena due punti nelle successive cinque partite, con un crollo verticale clamoroso.

Che cosa è successo?

È probabilmente successo che i limiti di questa squadra, nascosti nella prima parte della gestione Pioli, sono riemersi. Limiti psicologici certamente, caratteriali, ma anche limiti tecnici di una rosa evidentemente sopravvalutata. La prima parte della cura Pioli, infatti, aveva illuso molti. Ma il tecnico emiliano, buon allenatore (potenziatore o normalizzatore, fate voi…) non è un mago e non poteva di colpo aver guarito la squadra dai mali endemici che questa aveva mostrato fin dalla fine dell’epopea manciniana. E infatti contro la Fiorentina si è rivista quella squadra debole psicologicamente e sfilacciata tatticamente che aveva negativamente impressionato all’inizio di questa stagione.

Una squadra, appunto, deboeriana, con tanti saluti ai molti che ritenevano il tecnico olandese un visionario incapace di dare un senso tattico compiuto ad una banda di presunti fenomeni. Evidentemente questa squadra ha dato anche più di quanto potesse dare dopo l’avvicendamento in panchina per poi tornare a presentare gli stessi errori strutturali che ne avevano minato la partenza in campionato. È una cosa che succede spesso alle squadre chiamate a fare grandi rincorse per rimontare posizioni in classifica: dopo una prima parte in cui si riesce (non sempre) ad invertire la rotta, arriva una seconda fase (più o meno lunga lo vedremo) nella quale i limiti tornano a galla. E, di limiti, questa Inter ne ha parecchi. A cominciare dal reparto difensivo.

Basti pensare che, nelle ultime quattro partite, i Nerazzurri hanno concesso qualcosa come 11 gol. Inammissibile per una squadra con le ambizioni dell’Inter. La partita con la Fiorentina ha rappresentato l’apogeo di questa debacle difensiva: in ogni gol subito ci sono stati errori individuali marchiani (da quello di D’Ambrosio che non chiude su Milic permettendo il cross da cui scaturisce il primo gol di Vecino all’errore di Medel che copre male la palla e fa entrare in area Babacar in occasione del quarto gol gigliato, passando per la situazione di due contro due a centrocampo letta male da Gagliardini che permette la doppietta personale di Vecino).

Medel è un centrocampista che, in corso di stagione, può essere impiegato alla bisogna come difensore centrale. Ma resta un centrocampista. In difesa fa fatica. Il suo spostamento nella linea arretrata è stato dovuto al fatto che, come alternativa, rimanevano Murillo e Medel, ad oggi coppia centrale di scarso affidamento. Sugli esterni rimane ancora insoluta la questione terzini. Appena sufficiente D’Ambrosio, inguardabili fin qui gli altri (Nagatomo, Ansaldi, il desaparecido Santon). Si era detto che i mali della retroguardia nerazzurra erano da addebitare alla scarsa copertura offerta dai centrocampisti e all’eccessivo sbilanciamento in avanti mostrato con FdB.

Ma anche con Pioli la retroguardia, apparentemente più coperta, non ha mostrato segni di miglioramento. Apparentemente perché, in realtà, a centrocampo continuano ad esserci dei buchi clamorosi. E qui si deve chiamare in causa Pioli. La soluzione 4-2-3-1 con due interni come Kondogbia e Gagliardini, infatti, ha funzionato soltanto inizialmente e in partite nelle quali l’Inter è stata in grado di attaccare con costanza. In fase di non possesso palla invece sia il francese che l’ex atalantino hanno mostrato pecche non da poco, in primis quella di non seguire mai il centrocampista avversario che arriva da dietro.

Chiedere al trequarti di scendere nel primo campo a dare una mano è, con Banega e Joao Mario, utopistico: il primo perde più palloni di quanti è in grado di conquistarne mentre il portoghese è anarchico e poco incline alla fase difensiva. L’alternativa potrebbe essere un 4-3-3 ma fatto con gli uomini giusti. L’unico centrocampista difensivo è, appunto, il Medel dirottato in difesa. Di certo non Brozovic, altro incursore e uomo in netto calo a livello di performance. In avanti poi c’è la questione Icardi. Nonostante i 24 gol fino ad ora realizzati, Maurito non è sempre stato servito a dovere dai compagni. In molte partite l’argentino ha toccato pochi palloni. L’utilizzo dei cross non basta anche perché l’Inter è sì la squadra che realizza più cross a partita di tutte (32) ma la percentuale di successo di questi è piuttosto bassa (6%).

Pesa anche l’involuzione di Candreva nelle ultime settimane.

La sconfitta del Milan contro l’Empoli tiene viva la speranza di salvare in qualche modo la stagione. Al termine, come noto, si farà un repulisti per ripartire con un nuovo progetto tecnico che speriamo coinvolga non soltanto l’allenatore ma anche alcuni giocatori. Ha ragione Daniele Dallera sul Corsera di oggi: bisogna ripartire da Handanovic, Icardi, Gagliardini, Candreva, Medel ma anche da Perisic (che andrebbe trattenuto anche di fronte a offerte faraoniche), Ansaldi (come alternativa ai titolari) e, forse, Joao Mario (qui sì che si potrebbe capitolare di fronte ad un’offerta allettante).

Ausilio e Zhang, speriamo almeno che la gita a Firenze sia servita a sciacquare i panni in Arno.

 

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