Più tenaci della Xylella, più enigmatici della congettura di Poincaré (Inter-Torino, chi sì e chi no)

Potevamo dissolverci. Non sarebbe stata la prima volta. Non è successo. Potevamo andare all’arrembaggio. Abbiamo preferito ragionare. E giocare. Potevamo perdere. Era un film già visto. Abbiamo cambiato sala.
Per la prima volta dopo tanti anni la sensazione di solidità, tattica, atletica, tecnica, che viene fuori dalla squadra non è solo rinfrancante ma una certezza. Ci voleva carattere, lo abbiamo dimostrato. Risalire in barca a venti minuti dalla fine dopo una strambata troppo stretta in altre epoche non ci sarebbe riuscito. O, meglio, lo avremmo fatto, ma alla nostra maniera: confusionaria, passionale, esagitata, pazza.
Invece abbiamo resistito tenaci come la Xylella fastidiosa. Sbarazzarsi di noi, quest’anno non sarà semplice.

Chi sì

  • Pubblico

Volutamente come prima voce. Come una coppia di urubù dalla testa nera il feeling tra questa Inter, l’Inter di Luciano, e il pubblico sembra essersi radicato in profondità. San Siro è esigente, da sempre. San Siro ha capito, però, che qualcosa nei meccanismi di questa squadra è cambiato. Applaudire e incitare dopo un passaggio sbagliato e sotto di un gol, ecco, non lo vedevo da tempo. L’Inter di Spalletti ci sta entrando nella pelle. Un simile credito lo avevo visto solo per un signore di Setubal.

  • Organizzazione

Che è un po’ quello che ci stavamo dicendo sopra. E che è cosa un po’ diversa dalla semplice volontà di reazione. Dopo il gol del Toro abbiamo inserito Eder e Brozovic togliendo un terzino (il mio amico Yuto) e un centrocampista (un Gaglia a fasi alterne). Nel farlo abbiamo cambiato modulo di gioco, passando a tre in difesa, con la stessa facilità con cui ci pettiniamo la mattina (per quelli che ancora possono), ma senza soffrire le pene dell’inferno. E questo lo fai solo se hai struttura, se dietro c’è un lavoro, se sei organizzato. Ecco, quest’anno lo siamo.

  • Vecino

In ginocchio sui ceci. Oppure in processione a Guardia Sanframondi tra i battenti e i flagellanti. Tutti quelli che ne avevano snobbato il suo acquisto si pentano. E’ la bella novità che non finisce mai di stupirci. Attacca, imposta, rompe. Manca il gol. Ma non per colpa sua.

  • Milan

Facciamogli una clausola miliardaria, teniamogli in ostaggio la famiglia, copriamolo d’oro. Uno come lui nel mercato dei difensori non c’è e non ci sarà per i prossimi cinque anni. In difesa azzera fisicamente Belotti (tranne che in un’occasione), in avanti sfiora più volte il gol. Chiude, anticipa, imposta, permette a Miranda di respirare. Il nome è sbagliato, tutto il resto è da mettere in cassaforte.

  • Candreva

Antonio è in forma e non da oggi. Se in fase di attacco, in questo periodo, funzioniamo molto meglio a destra che a sinistra, dove siamo aggrappati, per forza di cose, alle cosce debordanti di Perisic, è anche per la sua volontà. Non so se è merito di Luciano o della costellazione di Pegaso, che in questo periodo domina la volta celeste, ma ha trovato i tempi di gioco giusti (quasi sempre) e una maggiore incisività nei cross.

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Chi no

  • Icardi

Se giochiamo per far segnare la nostra unica punta e la nostra punta non la butta dentro è chiaro che andiamo in difficoltà. Mauro ne cicca almeno tre, l’ultimo clamoroso approfittando della gentilezza di Borja Valero. Si riscatta con il suo primo assist per Eder. Giornate così capitano. Anche a lui.

  • Borja Valero

Avete presente cos’è una ragade e dove di solito si manifesta? Ecco, il povero Borja Valero ne aveva una proprio lì e per settanta minuti lo ha tormentato in maniera funesta. La marcatura a uomo di Rincon non è stata una mossa tattica ma un supplizio personale. Quando Luciano lo arretra, per lasciare spazio a Brozo, lo spagnolo comincia a respirare. E a giocare.

  • Brozo

Ha lo stesso passo e il medesimo dinamismo del vecchio col cappello che con la sua auto ti si piazza davanti quando hai fretta. Il problema è che uno alla fine gli vuole sempre bene. Perché da lui ci si aspetta sempre quello che potrebbe essere ma non è mai.

  • La nostra catena di sinistra

Suso prima, Iago Falque poi. Se prendiamo gol (anche ben fatti) è spesso da quella parte. Non è solo colpa di Nagatomo (e Dio mi perdoni per questo) ma spesso anche dalla posizione di Perisic, spesso la nostra vera seconda punta. Riuscire a mettere a punto questo meccanismo, con questi uomini,  è come tentare di risolvere la congettura di Poincaré. Praticamente impossibile.

  • D’Ambrosio

Se Ansaldi – ve lo ricordate? – sembra l’indimenticato Carlos Alberto del Brasile 70 è anche un po’ per la sua giornata apatica, fatta di tanto agonismo e di molti errori. Che poi non gioca “accio”, ma ultimamente ci aveva fatto intravedere qualcosa di meglio.

Handa 7, Naga 6–, D’Ambrosio 5,5, Skriniar 7, Miranda 6,5, Borja 5, Vecino 7, Gaglia 6, Candreva 7, Icardi 5, Perisic 6, Eder 6, Brozo 5.

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