di Alice Nidasio e Cristiano Carriero
Poco prima del derby, i 5 Derby che un interista non dimenticherà mai.
Aprile 1995. La schiena di Sebastiano Rossi
Il 165° Derby di Milano è il primo dell’era Moratti. Finisce 3-1 per l’Inter allenata da Ottavio Bianchi. Prestazione perfetta della squadra che quel sabato si presenta da sfavorita: contro c’è il Milan di Fabio Capello, quello di Maldini, Boban, Savićević, Costacurta e Donadoni. Ma le uniche sentenze, nel calcio, sono quelle delle reti e del manto erboso; e quel giorno il campo dice vittoria ai padroni di casa. Ad aprire le marcature al 43’ ci pensa Andrea Seno, di testa, con la maglia numero 4. Il raddoppio lo confeziona un duo olandese: virtuosismo di Bergkamp, Wim Jonk raccoglie e non sbaglia. Quasi al termine della partita, data l’attitudine innata dell’Inter a soffrire fino all’ultimo, il Milan prova a riaprirla con un colpo di testa vincente di Giovanni Stroppa. E’ l’85’, da lì a pochi minuti la ragione per cui questo derby, a distanza di 22 anni, merita di essere in questa classifica: Ruben Sosa ha la palla sul sinistro, prende le misure e crossa al millimetro sul destro di Nicola Berti. Traversa, nuca di Sebastiano Rossi, rete del finale 3-1. Tifosi deliranti e cuore in fiamme. Chiudere un derby con un autogol dell’avversario è di fatto indimenticabile.
Marzo 1998. il Fenomeno e il Cholo
22 marzo, Domenica. Al Meazza il sipario si apre sul 240° Derby della storia. Le statistiche pendono a favore del Milan: 91 vittorie rossonere, 83 nerazzurre e 65 pareggi. Moratti contro Berlusconi, Capello contro Simoni, Ronaldo contro Weah. Per l’Inter 50 punti e il sogno dello scudetto ancora vivo. Per i cugini 39 e una china da risalire, nella speranza di raggiungere l’Europa. La squadra di Simoni vive un momento migliore ma il derby non è una partita come le altre: le variabili sono infinite e le costanti assenti. Nell’Inter qualche certezza però c’è e si manifesta al 42’ del primo tempo: Djorkaeff sulla bandierina del calcio d’angolo, difesa rossonera disattenta, Simeone svetta di testa e scaglia il pallone in rete come un dardo: 0-1, Rossi non può niente. Capello aggiusta il tiro e la squadra spinge. Vicino al pari vanno Kluivert e Boban. Ma l’Inter al 77’ gioca un contropiede perfetto. Moriero calibra un assist che prima supera Ibrahim Ba e Desailly e poi arriva a Ronaldo che fa (è) il Fenomeno, alzando il pallone con il destro e scavalcando il portiere milanista. Il pezzo più pregiato dell’Inter raddoppia e manda in estasi i suoi tifosi. Manca poco alla fine della partita, ma il Cholo non ne ha abbastanza: intraprende una cavalcata in solitaria da centrocampo, arriva in area, cerca il dribbling su Rossi, si sbilanciano e prima di cadere insieme, Simeone insacca. 0-3. L’Inter stravince e si porta a un punto dalla Juve, anche se quell’anno sappiamo tutti com’è finita.
Marzo 2007: Il Tradimento (e i 180 secondi di Cruz)
Ogni derby porta con sé una buona dose di ansia. Non sempre legata al risultato e Inter – Milan di quella giornata lo racconta. Pomeriggio di sole, San Siro è gremita e sugli spalti si percepisce una tensione strana. In panchina siedono Mancini e Ancelotti, in campo Stankovic, Figo, Ibrahimovic da una parte, Pirlo Kakà Ronaldo dall’altra. Eccola la tensione, eccola la questione velenosa di quel derby: il Fenomeno, l’11 marzo di quell’anno, veste la maglia (più) sbagliata. Ha sempre lo stesso talento e si teme il suo gol più di qualsiasi altro. L’amaro in bocca arriva puntuale al 40’. Ronaldo manda in tilt Maxwell, sinistro che si insacca e 0-1. Non solo segna, esulta con le mani dietro le orecchie, come a dire “Non vi sento”. Potrebbe finire nel peggiore dei modi, traditi da chi ha tradito, ma l’Inter di Mancini ha fame e i talenti non mancano. Al 9’ del secondo tempo combinano a perfezione Ibrahimovic e Cruz: lo svedese salta Maldini e va sul fondo, il suo tiro è potente e Dida non trattiene. Ci pensa il Jardinero, entrato da 11’’, ad agguantare il pallone e il pareggio. San Siro diventa una bolgia, contro un Milan che al campionato non ha niente da chiedere, contro un traditore che ha allargato una ferita ancora aperta e sanguinante, l’Inter deve vincere. E lo fa. L’occasione del raddoppio ce l’ha sul tacco Cruz, ma la palla finisce alta sopra la traversa. E’ solo questione di tempo: al 30’ l’argentino restituisce a Ibra: salta Jankulovski, crossa di misura al compagno che non sbaglia: è il gol del 2-1 finale. Non lo scorda nessuno quel derby, che da beffa si trasforma in rivincita. Contro il Milan e contro il traditore.
Dicembre 2007. La Passerella
Stesso anno, stagione successiva. L’Inter è in testa al campionato, il Milan ha appena vinto la Coppa Intercontinentale in Giappone. La scritta sulla maglia rossonera è un messaggio chiaro: sono la squadra “più titolata al mondo”. E l’inter rende omaggio: passerella e stretta di mano ai più forti. Il loro gol arriva al 18’ del primo tempo: Cordoba fa fallo su Inzaghi. Giallo e punizione per Pirlo: tiro perfetto e gol del vantaggio rossonero. La partita è dura, le ammonizioni non mancano. Il pari dell’Inter arriva esattamente 18 minuti dopo il gol nemico. Lo combinano in tre: Cruz, Cambiasso, Ibra, Cambiasso, Cruz. Milan in tilt e 11esimo gol del Jardinero. Al 38’ un infortunio che non aiuta l’Inter: Samuel deve contenere Kakà in area, dopo una serie di dribbling il Muro cade a terra. Si dispera per il ginocchio e lascia il campo a Materazzi. Fine primo tempo in parità. Ancelotti mette Emerson e Gilardino. Il Milan ci prova ma il gol non arriva. Arriva invece il 2-1 dell’Inter. Di nuovo al 18’: Cruz mette in mezzo, Maldini rinvia centrale, Cambiasso dalla distanza infila Dida. Finisce così: derby vinto contro la squadra “più titolata al mondo”. Due gol argentini e un complice brasiliano: lo stadio al fischio finale canterà “Dida uno di noi”.
Gennaio 2010: la partita perfetta
Se si parla di partite perfette in stagioni perfette, è impossibile non tornare al 2009/10. Ed è complicato scegliere tra il derby dell’andata, giocato in una notte di fine estate e vinto 0-4 in casa del Milan o quello del ritorno, in una nebbiosa serata di gennaio, portato a casa con due gol e tante polemiche. Ma le imprese difficili sono quelle più belle e segnare due reti, finire in 9 con un rigore parato oltre il 90’, non è più una partita di calcio, ma un film di fantascienza. E Mourinho, di questo genere, è il regista d’avanguardia. Sull’altra panchina siede Leonardo. L’Inter domina per 25 minuti: apre Sneijder, con un tiro da fuori sul palo esterno. Il gol arriva al 10’: Abate deve coprire su Milito lanciato da Pandev, ma gli fa un assist involontario. Il Principe non sbaglia. Mani a battersi il petto e delirio sugli spalti. Poi succede il pasticcio: Rocchi ammonisce Lucio per simulazione e Sneijder non la prende bene, applaude ironicamente e la punizione è la più pesante: cartellino rosso. Nonostante la superiorità numerica, il Milan è all’altezza per 15 minuti perché la legge è quella dell’Inter. 20’ del secondo tempo: Maicon guadagna una punizione da fuori area, Pandev sta uscendo per lasciare il posto a Motta, ma Mourinho cambia idea: la tira il macedone e la tira a perfezione: 2-0. Il regista in panchina divide il premio col suo attore protagonista che esce dal campo con un’interpretazione da Oscar. L’Inter però è in dieci e lo Special One richiama gli spalti ad alzare il volume. E’ nei minuti finali finali che la partita diventa sublime, quando anche Julio Cesar decide di fare il fenomeno: prima su Huntelaar e poi sul secondo pasticcio della partita: fallo di mano di Lucio in area, secondo giallo e rigore per il Milan. Ronaldinho va sul dischetto, ma non passa. L’Acchiappasogni nega ai cugini anche il gol della bandiera. E’ un derby perfetto.
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