di Giacomo Dotta e Cristiano Carriero
55 anni, oggi: auguri José.
Te lo diciamo come lo si dice a una vecchia fidanzata, un amore grande e impossibile, finito un attimo prima di esplodere e un attimo dopo aver avuto il cuore travolto dall’emozione più grande di sempre. Non ci siamo mai sposati e Dio solo sa perché, ma se questo era il destino dobbiamo e vogliamo accettarlo. Riguardiamo le vecchie foto di quando siamo stati assieme e ci sentiamo di nuovo giovani, pieni di energie, liberi di volare e di sentirci padroni del mondo. Ce la ricordiamo come fosse ieri quella sensazione, quell’entrare in campo sapendo che, in un modo o nell’altro, la porta l’avremmo difesa. E in un modo o nell’altro il gol lo avremmo fatto. Prendi quella notte di Madrid.
Appena abbiamo visto entrare in campo te, abbiamo realizzato che l’imponderabile non sarebbe esistito. Quante volte è capitato di essere certi di vincere una partita? No doubt. E hai voglia a dire che non era il Bayern di oggi, che eravamo molto più forti. Sì, vallo a dire agli juventini assennati cos’erano l’Amburgo del 1983 e il Borussia Dortumund del 1997. Con lui era così: l’imponderabile non esisteva. E se per caso avessimo dovuto subire qualche angheria, soli contro tutti, in un modo o nell’altro avremmo comunque ribaltato la situazione. Perché davvero ci credevamo: assieme, nessuno mai avrebbe potuto sconfiggerci.
Quando ripenso a quegli anni ci sono alcune immagini impossibili da cancellare: sono tatuate qui sul cuore. Perché fu coraggioso metterci assieme: poteva essere una miscela esplosiva, ma deflagrò nel migliore dei modi. Sguardi e sorrisi, pomeriggi a divertirci, polsi ammanettati e guerre continue con chi ci guardava con gelosia. Troppo grande il nostro amore: non lo scalfirono mai, non lo colpirono mai. Ci provarono in ogni modo, ma a fine stagione noi tornavamo ad abbracciarci sempre più forte, a guardarci negli occhi con sempre maggior intesa, mentre gli altri con invidia cercavano il loro amore uno “zero tituli” dopo l’altro.
Bella la gioventù. E belli gli amori che si porta appresso. Ti segnano indelebilmente e, anche una volta accasato altrove, te ne porti nel cuore quell’impeto focoso, quelle serate di passione, quell’incredibile sogno. Sentivamo che nulla e nessuno avrebbe mai potuto fermarci, soprattutto quando la coppia non bastava a sé stessa e si poneva sopra di sé anche obiettivi chiari, impossibili, altissimi, assoluti. Sognavamo, perché questo fanno le coppie quando si abbracciano: disegnano un futuro e vanno a prenderselo.
Questa è la vita, però: finiscono le estati, finiscono gli amori e finisce la gioventù. Tutto d’un tratto ti ritrovi ormai grande, con i segni degli anni sul viso e le coppe vinte, impolverate, messe in fila in una bacheca. Ma ogni volta che le guardiamo ringraziamo il giorno che ci siamo incontrati: tu e noi, una cosa sola. E ringraziamo in cuor nostro anche di non averti più sfiorato in questi anni, perché la tentazione sarebbe stata un inferno e il terrore per la minestra scaldata ci avrebbe inesorabilmente corrosi.
Un amore così grande non lo vivremo forse mai più, ma siam certi che nemmeno altri, altrove, lo potranno mai vivere. Perché se è vero che ognuno pensa di toccare il cielo dentro la piccola sfera del proprio amore, noi ben sappiamo quanto il nostro sia stato diverso: folle e immenso, come uno stadio pieno, all’alba, in un mattino di maggio. L’ultima volta assieme fu quella sera indimenticabile, per poi lasciarci, piangendo, con un abbraccio struggente da cui siamo scappati entrambi. Perché sapevamo sarebbe stato l’ultimo. Perché sapevamo che non avrebbe mai più potuto essercene un altro.
Oggi siam qui, leggiamo da lontano quel che hai fatto nel frattempo e siam certi che tu leggi di noi. Ognuno si è accasato e si è costruito un futuro, noi con i nostri problemi e tu con i tuoi 55 anni, uniti per sempre in un ricordo dolce che nessuno potrà mai cancellare. A festeggiare la tua, e la nostra natività.
Buon compleanno José. Non ci dimenticheremo mai.
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