La chiarezza delle idee (pagelle di Inter – Lecce)

Una delle conquiste più importanti a cui una squadra per anni in balia degli eventi può ambire è la sensazione di aver imboccato una strada fatta di idee semplici, ma chiare. Chi fa parte del progetto e chi no. Chi ha fiducia dell’allenatore – Conte aveva lanciato Ranocchia ad Arezzo e a Bari, e stasera ha voluto dimostrare che quel “Ranocchia sarebbe titolare ovunque” non era solo una frase motivazionale – e chi non serve quindi può andare a cercare fortuna altrove. Chi corre (tutti) e chi fa la giocata fine a se stessa: nessuno tranne il piccolo momento di follia di Brozovic, perdonabile e abbondantemente perdonato.

Non è una vittoria contro il Lecce neo-promosso, e onestamente anche fin troppo esaltato dai commentatori di Dazn, almeno per quello che si è visto stasera, a solleticare le nostre fantasie. Ma la serenità delle scelte, la sensazione che non forse saremo risparmiati, in questo campionato, da formazioni cervellotiche, e che questa squadra con due o tre innesti di valori può insidiare il Napoli e poi chissà. Per il momento alla Juventus non ci pensiamo (anche se loro le idee devono schiarirsele per forza, quando scegli un allenatore come Sarri… abbiamo detto non ci pensiamo per cui ok, stop. Fine)

Lukaku è un giocatore nuovo per noi, a memoria un attaccante così manca da tempo o forse non c’è mai stato. Non per il valore assoluto, ma per il tipo di gioco che fa. Eviteremo la parola “sportellate“, perché il suo lavoro è molto più nobile e ricercato. Lukaku è un felino che sa quando accelerare e quando piantarsi con un pick and roll da giocatore NBA per aspettare il compagno che accorre. L’ho osservato attentamente durante la partita: muove le braccia, indica i corridoi, apre spazi per i centrocampisti attirando i difensori, in certi casi tre o quattro, verso il centro dell’aerea. Se per anni la dolcissima condanna dell’Inter è stata quella di avere un centravanti fenomenale negli ultimi 16 metri, che raramente giocava spalle alla porta, improvvisamente ci siamo ritrovati catapultati in una dimensione da Premier League, no non pensate al calcio inglese di una volta ma a quello che fa impazzire tutto il mondo, con un attaccante più moderno di ciò che pensavamo e che ha una dote rara: far giocare (in questa fase non è importante aggiungere bene) una squadra intera. Può crescere, perché un gigante così non può essere in forma già alla prima di campionato. E crescerà.

Un’altra idea chiara è quella dei tempi di gioco: tre, massimo quattro secondi, se vuoi tenerla di più ti è concesso solo di puntare l’uomo. Candreva l’ha fatto più volte stasera che nelle ultime due stagioni. La sua espressione sorpresa, quasi sbigottita, degna di un film di Troisi, dopo il gol è la stessa nostra. L’unico che non è sorpreso è Antonio Conte, che sugli esterni punta tantissimo e quindi ne merita altri. Nulla di particolarmente dispendioso: per uno che ha trasformato Giaccherini in Garrincha dovrebbe bastare un Biraghi qualunque. Abbiamo visto meno possesso palla e tutto sommato non ci è dispiaciuto. Su Sensi poco da dire: è un ragazzo che quattro mesi fa giocava a Sassuolo, ma sembra giochi davanti a 70.000 spettatori da una vita. In momenti di esaltazione potremmo paragonarlo a Xavi o Inesta, la verità è che con lui la squadra cambia fronte d’attacco ad una velocità inedita da queste parti.

Per capire l’importanza delle idee chiare, vi consigliamo di guardare gli highligts (tutta la partita sarebbe una cattiveria) di ieri di Milan e Roma, squadre arrivate rispettivamente ad un punto o due da noi nella passata stagione, quindi di fatto compagini che partivano dal nostro livello. Le facce confuse dei loro allenatori che magari con il tempo troveranno le soluzioni migliori, ma che dovranno dedicare tempo e pazienza a gestire situazioni poco chiare, giocatori a cui trovare un ruolo, soluzioni tattiche complesse. Conte – e non lo dico da oggi – ha questa dote rarissima. Prendersi delle responsabilità, fare scelte incontrovertibili, tracciare la strada, facilitarsi il compito. E in questo, lo diciamo sottovoce, ha chiaramente e finalmente trovato un appoggio nella Società. In Zhang, Marotta, Ausilio, Oriali. Che è andato anche a prendersi l’applauso della curva perché ok i professionisti, e ad avercene così, ma cazzo un po’ di interismo viscerale ci vuole. E c’è.

Se son rose fioriranno. Se sono chiare, le idee, ci temeranno.

Pagelle

Handa 6, Asamoah 6,5, Ranocchia 6,5, Skriniar 6,5, D’Ambrosio 6,5, Brozovic 7, Sensi 7,5 (Gagliardini 6), Vecino 6 (Barella 6), Candreva 7,5, Lukaku 7, Lautaro 6 (Politano 6,5), All. Conte 7

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