Partiamo dalla fine. Non dalla stretta di mano rabbiosa e ironica di Spalletti a Mazzarri, quella che suggella una partita surreale in cui l’Inter ha fatto tutto (compresa l’azione del gol granata), ma dai commenti di alcuni nostri lettori al risultato.
Da: “Spalletti dimettiti”, a: “Spalletti sei un incapace, dovevi mettere Karamoh molto prima, dovevi togliere Borja molto prima”, e così via. Severi, definitivi, implacabili.
Comincio ad avere l’impressione che non ce lo meritiamo Spalletti. L’Inter ha giocato una partita quasi perfetta, con due sole macroscopiche pecche: non ha concretizzato la valanga di palle gol create e si è messa in porta da sola l’unica, spelacchiata occasione granata del primo tempo. Per tutto il resto Spalletti ha dominato Mazzarri in lungo e in largo, ha eluso il pressing energico dei primi minuti uscendo in palleggio, ha manovrato a centrocampo per poi accelerare, ha allargato il gioco e poi ristretto il campo.
Però ha perso, Spalletti. Così ora tutti quelli che a ottobre frignavano sconsolati perché si vinceva di culo, ora frignano sconsolati perché si perde per sfortuna. Fate una cosa: riunitevi, eleggete un segretario e trovate una posizione definitiva, che quel pover uomo di Certaldo almeno sappia quali critiche ingenerose dovrà affrontare di qui in avanti.
Per tutti quelli che invece seguono il calcio capendoci qualcosa, il limite dell’Inter nelle ultime due partite è stata la mancanza di concretezza e la vena un po’ annacquata di Mauro Icardi, che si è addormentato al momento sbagliato. Per due volte abbiamo perso la possibilità di scavalcare la Roma e ora si va a Bergamo da un altro di quelli ossessionati dell’Inter. Speriamo in bene, speriamo non sia tempo di altre strette di mano come quella di oggi.
Forza Luciano, Forza Inter.
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