Come se fosse normale

Era una partita molto difficile. Una partita che non si vinceva da fine ottobre 2016. In casa, in trasferta, tra un “Mazzarrino” e un gol di Ljajic, il Torino è da tempo avversario scomodo per l’Inter. E invece oggi, nonostante tutti i problemi del caso (ci arriviamo) Torino – Inter finisce 0-3. Come se fosse normale.

Nelle precedenti dodici giornate di campionato non si era mai visto un gioco di questo tipo, costantemente a saltare il centrocampo, con palla orizzontale a cercare le punte e l’uno contro uno. E merito di questo va alla lettura di Conte. Non solo della situazione tra le due squadre, ma del contesto. Con un campo così dialogare tanto sarebbe stato molto difficile e rischioso: ha cambiato sistema e ci ha visto giusto.

Parliamo dei singoli. Perché in queste condizioni i giocatori più educati possono andare in difficoltà. E invece un enorme Brozovic ha giocato la palla in totale scioltezza, e lo stesso vale per Barella finché è stato in campo. Handanovic fa una parata da Julio Cesar (lacrimuccia). Ma parliamo della crescita di un Lautaro Martinez che fa sempre di più il Luis Suarez? Picchia e subisce, ma soprattutto fa gol e si muove con una semplicità spaventosa rispetto alla scorsa stagione (e parliamo di pochi mesi fa, non anni). E parliamo anche del tanto criticato Lukaku, la statua Lukaku che non segna mai ma dopo tredici partite è in doppia cifra, Lukaku che stasera il gol se lo costruisce e va anche molto vicino alla doppietta nel finale. Come se fosse normale.

Poi ci sono anche le cose che non vanno bene, certo. Che la coperta è corta lo sappiamo tutti, e Conte (a mio avviso sbagliando) non si fa pregare per sottolinearlo quando può. Sensi, Sanchez, Gagliardini, Politano, Asamoah, Bastoni. Tanti, tantissimi infortunati. Gli occhi al cielo all’uscita di Barella quando mima quello che ha sentito sul ginocchio li abbiamo alzati tutti. E non ditemi che non avete detto anche voi che “cazzo, non è possibile” perché stareste chiaramente mentendo.

Ma il problema vero è che andiamo a giocarci una partita di Champions fondamentale mercoledì con un numero di giocatori che definire contati è riduttivo, probabilmente senza Sensi e senza Barella. E sarà molto difficile. Servono tre punti a Praga per giocarci in casa con il Barcellona la qualificazione. E se ci penso, forse in caso di successo non sarebbe vista nemmeno come un grande risultato. Forse sarebbe ancora una di quelle situazioni in cui se va male si parla di crisi, se va bene è tutto ok, si è fatto quello che si doveva fare. Ma noi continuiamo a spingere il motore a cento all’ora, a tenere il ritmo della Juventus nonostante la grande differenza di organico e di esperienza. Stiamo a -1 dalla vetta e mettiamo ansia a chi sta – giustamente – davanti e non abbiamo voglia di smettere di far sentire che ci siamo, che vogliamo stare lì vicino anche solo per sognare.

Noi mercoledì andiamo a vincere a Praga. Come se fosse normale.

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