di Giacomo Dotta
Buongiorno.
Buongiorno a lei.
Caffé?
Si, grazie.
La Gazzetta, ecco la Gazzetta. Calciomercato, delusioni, zona Champions, formazioni previste, fantacalcio, oh ecco la pagina sull’Inter. Di cosa si parla oggi? Di Instagram. Di cosa?! Di Instagram.
Ecco quel che è successo all’Inter, ecco il dramma di oggi, ecco ciò per cui dovremmo scapicollarci per capire lo stato di salute della squadra: Icardi non è più follower di Wanda. Né di Perisic, né di Brozovic. Per un secondo vien da pensare a triangoli strani che vogliamo subito dimenticare perché, quando c’è Maurito di mezzo, con i triangoli il cerchio non quadra. E così si continua a leggere l’approfondita analisi delle immagini di Icardi al sole con un cappello sulle proprie gioie, nonché i set fotografici hot della sua amata bionda, infine l’andirivieni di frasi ad effetto che popolano le famosissime bacheche dei nostri cari beniamini dei social. Mauro non segue più Wanda, Wanda è lontana. Wanda, quella che inquadrano in tv dopo ogni gol di Maurito: caso unico nel calcio mondiale, tanto che il secondo pensiero è se eventualmente stiamo perdendo lui o se stiamo perdendo lei. Ma se Mauro non segue più Perisic, Perisic gli passerà ancora il pallone? E Brozovic, notoriamente adrenalinico ed esplosivo, come l’avrà presa? Altro che elezioni del 4 marzo, questi sì che son problemi…
C’è il fondato sospetto di essere presi per i fondelli, è chiaro e tangibile: nei giorni in cui il tifoso interista è a buona ragione teso per motivi più che logici, con un saggio di economia cinese nella mano sinistra e un manuale di politiche sportive sul fair play finanziario nella mano destra, essere sbattuti tra un like e l’altro è qualcosa che disorienta e svilisce. Dopo averci contato i pali, le VAR, i debiti e gli allenatori, ora ci contano anche i follower.
Ho così posato la Gazzetta per mettere razione extra di zucchero nel caffé e fare un giro su Instagram. Per capire. Cosa ho visto? Ho visto un tenero Brozovic che coccola la sua bellissima figlia. Ho visto Handanovic a cena con Skriniar, e Skriniar farsi un selfie davanti alla Madunina. Ho visto Perisic sulla neve con la sua bimba. Ho visto Eder farsi un selfie al tramonto nel deserto. Ho visto 114 mila persone salutare con un like la maglia e i sorrisi di Yuto Nagatomo. E poi le calze della befana in casa Candreva, l’albero di Natale di Gagliardini, la tavolata di famiglia di D’Ambrosio. Ho visto umanità, tanta umanità, ragazzi felici cullati da una vita agiata e bellissime mogli con dolcissimi figli. Ho visto anche qualche profilo che non si aggiorna da qualche tempo, per la verità: Stephen Zhang e Spalletti hanno forse perso la password, ma c’è comunque vita tra i commenti.
Ho spento il cellulare, ho chiuso la Gazzetta. Ma prima di chiuderla, ecco un’altra notizia in piccolo, nell’angolino rosa del giornale, appena accennata, sbiadita, sottovoce: anche con il Crotone ci saranno almeno 50 mila tifosi a San Siro. Mentre tiravo giù l’ultimo sorso di caffé, m’è venuto un sorriso: eccoli gli unici follower che contano davvero in questa storia. Troppo facile nascondersi dietro una foto di Natale e un like, del resto: in campo e sugli spalti, al netto di ogni follower e lontano da ogni algoritmo, emergono le persone vere. E nessuna occasione è migliore per entrambi, in campo e sugli spalti: con il Crotone, dopo una settimana così, in un campionato così, con uno stato d’animo così così.
Amala, follower.
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