Servire il poker (Udinese – Inter spiegata da chi l’ha capita)

Di Michele Tossani 

Poker servito. Con la vittoria 2-1 in trasferta a Udine, Stefano Pioli centra il quarto successo consecutivo alla guida dell’Inter, sotto gli occhi attenti di Steven Zhang e con la prospettiva di un ulteriore salto in classifica dato che i prossimi appuntamenti in calendario recitano Chievo e Pescara in casa con nel mezzo la trasferta non impossibile di Palermo.
In attesa dell’arrivo ormai prossimo di Gagliardini e di eventuali altre notizie dal mercato, l’Inter esce quindi rafforzata nelle sue convinzioni dal successo in casa degli uomini di Del Neri. Tuttavia non è tutto oro quello che luccica e, ferme restando le note positive espresse dalla partita (quarta vittoria consecutiva, appunto, ma anche ennesima ottima prova di Perisic, capacità di soffrire e rimontare etc…), ci sono alcune questioni che restano al momento irrisolte, situazioni sulle quali l’allenatore parmigiano dovrà ancora lavorare.

1 – Banega
Il talento argentino ha nuovamente deluso. Proposto da Pioli nel ruolo di No.10 (quello sulla carta a lui più consono) dietro a Icardi e sulla stessa linea di Candreva e Perisic l’ex Siviglia è apparso ancora una volta un corpo estraneo nei meccanismi di gioco dei Nerazzurri.
Francobollato da Kums, con Fofana e Jankto che chiudevano le linee di passaggio, Banega ha giocato appena 44 palloni di cui appena 20 nella trequarti avversaria (cioè nella zona in cui dovrebbe maggiormente incidere un trequartista) producendo 0 passaggi chiave nel corso dei 56 minuti giocati. Stavolta almeno Banega non si è segnalato per le palle perse (0) ma è indubbio che al secondo tempo dell’Inter abbia contribuito anche la sua sostituzione con Joao Mario.

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2 – i primi 45 minuti
La ripresa dell’Inter non deve far dimenticare i primi 45 minuti da panico dei Nerazzurri. L’Inter del primo tempo è parsa molto simile a quella che tanti problemi aveva denotato in autunno: squadra lunga e sfilacciata, con difficoltà nel produrre gioco e con una preoccupante tenuta difensiva, tanto da lasciar tirare l’Udinese ben 8 volte (di cui 3 nello specchio della porta), 5 dentro gli ultimi sedici metri. La percussione centrale con cui gli uomini di Del Neri hanno realizzato il gol del momentaneo vantaggio è stata agevolata da una inefficace copertura difensiva.

3 – la fase di costruzione
Ancora una volta l’Inter ha mostrato lacune nella fase di costruzione con troppi errori in uscita, come ammesso nel dopo partita dallo stesso Pioli. I Nerazzurri hanno tenuto di più la palla (65% di media, 68% nel primo tempo) ma la loro manovra nei primi 45 minuti è risultata troppo lenta e impacciata. Fino al momento dell’1-1, vero turning point della partita, in campo si era vista soltanto l’Udinese. Il trasformare il possesso palla da sterile a più efficace è un aspetto sul quale Pioli dovrà insistere se vorrà proseguire nella rincorsa ai primi tre posti.

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