OK, adesso basta.

Ieri abbiamo perso tutti. Anche voi, vi vedo che avete una paresi da ieri sera. Se non avete un bidone dell’immondizia al posto del cuore, quel sorriso scomparirà alla fine di questo post.

È il momento di riflettere e dispiacerci. Dobbiamo renderci conto tutti – interisti, milanisti, giornalisti sportivi – che questa è la dura realtà dei fatti. Non è un film, che alla fine vincono i buoni. In questo mondo non c’è spazio per i valori morali, che dovrebbero contare più dei gol.

Una settimana a nutrire aspettative per iscritto e per video. Ore di trasmissione a cercare di capire come il Milan avrebbe potuto rimontare svanite come lacrime nella pioggia di chi non si capacita come si possa segnare dopo sette minuti senza entrare in area.

Una settimana ad aspettare che Leao ci distruggesse, saltando Darmian e Acerbi con un solo doppio passo per poi lanciare la palla in area per segnare con la catapulta infernale usando Tonali come altro gemello Derrick. Sembrava fatta. Le soluzioni tattiche erano centinaia, fornite in settimana da chiunque.

E invece ha vinto il calcio anni Sessanta. Il calcio italiano ma nell’accezione brutta, interista. Di chi segna appena entra nell’area avversaria.

Ci siamo rimasti male tutti, dovendoci accontentare dell’unica azione del portoghese riprodotta in loop in tutti i post gara in cui si rifletteva sulla sconfitta del Milan (e l’accidentale vittoria nostra).

Adesso è tempo di riflettere. Sul perché non abbiamo perso, su come sia la prima volta che manchi un giocatore così forte. Cioè sì, nel 2003 noi abbiamo pareggiato con quel Milan mettendo in campo Kallon e Martins invece di Crespo e Vieri, ma non è mica la stessa cosa.

Ieri ha vinto l’Inter. Che è come dire che ha perso il calcio.

Ancora quel sorriso?

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