So di essere stato uno dei pochi ma ho voluto bene a Sulley Muntari. Magari Mourinho esagerava quando sosteneva che la sua squadra fosse costruita sulla corsa di Sulley, i gol di Ibrahimovic e altri nove giocatori. Ma quando ho visto Muntari allenarsi ho capito molte cose. Ci sono quelli nati per trascinare il gruppo e a volte sono proprio gli insospettabili. In allenamento Muntari ringhiava, sbuffava, menava come un fabbro e spronava i compagni. Ha carattere Sulley, l’ha sempre avuto e pazienza per i piedi poco educati e le giocate incomprensibili, Muntari è quello che alla fine di Barcellona – Inter corse a difendere il suo allenatore dall’aggressione di Valdes, Muntari è uno che ha sempre fatto gruppo e che si è guadagnato la pagnotta a suon di corsa e scarpate.
Domenica a Cagliari un gruppo di vigliacchi (dieci, cento, uno solo… Cambia qualcosa?), se l’è presa con Sulley. Mica perché la stoppava male o perché entrava troppo duro. No, quelle son cose che Muntari sa come affrontare, i fischi e gli stadi ostili sono nel conto dei pericoli di una carriera eccezionale, tra vittorie e trofei, maglie gloriose e squadre temute o odiate.
Quelle persone hanno pensato che nel prezzo del biglietto fosse inclusa una quota per gli insulti razzisti e così hanno iniziato a mostrare quanto si possa essere disumani e imbecilli anche da adulti, anche quando la posta in palio è una partita di calcio. Solo una partita di calcio.
Solo che Sulley è quello sbagliato, o forse quello giusto.
Di fronte alla reazione incomprensibile dell’arbitro Minelli, Ponzio Pilato per un pomeriggio, ha prima chiesto ragione di quegli insulti, poi si è legittimamente innervosito per la scelta folle di ammonire lui e non sospendere la partita e alla fine se n’è andato. Perché la dignità non si baratta e i cartellini gialli e rossi sono acqua fresca di fronte alla vergogna di un calcio che ormai tollera tutto con un’alzata di spalle. In mezzo a un mare di complici silenziosi, Sulley Muntari si è comportato da leone o forse solo da uomo. Per questo, anche per questo, da domenica gli si vuole bene ancora un po’ di più.
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