nàu·ṣe·a

Nausea (nàu·ṣe·a): “nell’esistenzialismo, la persistente istintiva reazione dell’individuo di fronte all’insuperabile disagio provocato dall’estraneità e dall’assurdità del mondo“, dice Google. La Treccani aggiunge che ci si può aggiungere un fattore di “ripugnanza sotto l’aspetto morale“. Noi, qui, potremmo aggiungere dell’altro.

La settimana è passata come sappiamo, guardando altre squadre sbattersi reciprocamente in faccia gli “huevos” e noi a cadere sotto i colpi dell’Eintracht. Ma c’è di peggio. Perché non appena hai recuperato un giocatore, quello si fa male; e appena quell’altro aveva ricominciato a macinare qualcosa di buono, rieccolo scomparire dai radar. Ma c’è di peggio. Ci sono errori individuali che non ti aspetti a scompaginare tutto, ci sono disordini tattici che portano a trovare il solito capro espiatorio, ci sono frizioni sottaciute che emergono con sempre maggior violenza. Si, certo, c’è però di peggio ovviamente: c’è un derby che arriva e una classifica che si fa pericolosa, come quando stai con l’acqua alla gola e vedi arrivare l’onda.

C’è di peggio? Si, c’è di peggio. E di peggio c’è la nausea.

La nausea non è mai improvvisa: ti arriva poco alla volta, ti avvolge lo stomaco, poi sale su portandosi il disgusto appresso. Sebbene tu non ne capisca la causa, spesso hai ben in mente l’origine. Ma non puoi più far niente: ce l’hai, te la tieni e aspetti che succeda qualcosa. E che speri sia il meno disastroso possibile.

Noi sappiamo perfettamente da dove ci sta arrivando ora la nausea: arriva dai putridi bit di tweet e foto su Instagram; arriva dal mal di mare di troppe settimane alla deriva; arriva dall’astinenza da quella Garra Charrua che ci aveva generato dipendenza. Arriva dal crollo di sogni che non sono sfumati per un semplice brusco risveglio, ma sono stati abbattuti a colpi di piccone e mani dietro le orecchie. Oggi anche San Siro (bontà sua) è stato tirato in ballo invano nell’ennesimo post che vuol far notizia, come se i minuti dopo l’uscita dall’Europa e prima di un derby non fossero già sufficientemente intensi di per sé stessi. Blasfemia gratuita, in scala di grigi.

Eccoci qui, un esercito senza più capitani, né colonnelli, né trincee, perduti quando ancora il confine poteva essere difeso. Abbiamo ancora i piedi sul terreno europeo che intendevamo conquistare, ma tra di noi ci sono dei delatori ed il clima non è più quello del “tutti per uno”. Ci guardiamo negli occhi e non vediamo altro che nàu·ṣe·a. La causa? L’insuperabile disagio provocato dall’estraneità e dall’assurdità di questa situazione. E ci sarebbe anche la ripugnanza per troppi aspetti morali, non fosse che per certe sottigliezze ci vorrebbe più calma e capacità introspettiva. Che in questo momento non abbiamo.

Abbiamo la nausea, si, ma anche un derby. Un derby! Alzi la mano chi vuol difendere il quarto posto al di là di tutto e di tutti, oltre i pronostici e al di fuori di folli dimensioni parallele, virtuali e incomprensibili. Gli altri, per cortesia, si facciano da parte una volta per tutte: li appunteremo sotto la voce “traitor”, li giudicherà la storia.

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