Cinque cose buone e cinque cose meno buone viste oggi contro il Genoa:
Bene
- Eder – Il ragazzo si fa apprezzare per la capacità di entrare e cambiare partite che sembrano prevedibili. Per di più lo fa con grande professionalità e senza mai scuotere la testa (vedi Brozovic) quando le cose non vanno per il verso giusto. Oggi Eder è riuscito ad allargare il gioco della squadra, a creare più spazio – non sfruttato – per Icardi, a far espellere il miglior giocatore del Genoa nel finale. A suo agio nel ruolo di dodicesimo uomo, anche quando non è lui a decidere.
- Karamoh – Un incrocio tra Balotelli e Rudy Guede (cit. Roberto Torti). Sfrontato, un po’ strafottente, impatta con San Siro con la consapevolezza del cugino sciupafemmine di Dalbert. Sicuro, certamente incosciente, rovina il pomeriggio tranquillo di Migliore, quello da protagonista di Tarabat e fa incazzare Juric. Non prima di aver dato effervescenza ad una squadra compassata e di aver provocato il calcio d’angolo dell’1 a 0 con un tiro tanto insensato quanto cercato. Ci rivediamo presto, ragazzo.
- D’Ambrosio – Non tutti hanno notato che cinque minuti prima di andare a segnare il gol decisivo è lui a salvare l’Inter dallo svantaggio con un recupero provvidenziale. Poi gioca la solita partita onesta, e la risolve. l’ultima volta che ho detto che ricorda il Benarrivo del Parma, mi hanno insultato per tre giorni. Quindi lo ridico.
- La classifica – C’è da non crederci. Eppure siamo lì, a due punti dalle corazzate con un solo mezzo passo falso, quello di Bologna. Eppure il calendario è stato peggiore di quello di Juventus e Napoli, non così migliore di quello del Milan, che annaspa. Le dichiarazioni di Fassone, evidentemente pressato da un proprietario cinese che domattina vorrà vederlo in videoconferenza per avere spiegazioni, accrescono il valore dei nostri 16 punti.
- Il pubblico – Si può non essere d’accordo con i fischi a Candreva, ma non si può dimenticare che, ad oggi, sono quasi 150 mila presenza in tre partite. Uno stadio colorato, scanzonato, unito al suo condottiero, è in questo momento un valore aggiunto. Non c’è lo stesso entusiasmo altrove. E sottolineerei anche gli applausi a Pandev, mai dimenticato simbolo della stirpe degli dei.
Non benissimo
- Candreva – ho provato a contare i tentativi di controllo sbagliati prima di un cross azzeccato. Non ci sono riuscito. I fischi nel momento in cui viene sostituito non ci sono piaciuti, ma la sua prestazione non è da applausi.
- Icardi – Una prestazione assai confusa e zero tiri in porta. Però nella sua partita c’è una nota positiva: un recupero alla Beckenauer nel primo tempo su un contropiede del Genoa. Stanco e appagato non lo vediamo più per tutto il resto della gara.
- Brozovic – Un palo e poi passa tutta la partita a scuotere la testa: quando lo cambia, Spalletti, gli dice “Smettila di scuotere la testa”. Testa alta, Epic Brozo, arriveranno giorni migliori anche per te.
- La classifica – Ma come, la classifica? Sì, perché non deve ingannare. Fino a qualche anno fa si diceva che queste erano “vittorie da grande squadra” e, altro luogo comune, “gli scudetti si vincono così”. La verità è che il calcio è cambiato, in Italia come in Europa, e gli scudetti non si vincono più così. Chi ci sta davanti è superiore, e di tanto. Lo è anche nel gioco, nel modo di stritolare gli avversari. E allora godiamocela questa classifica, ma con la consapevolezza che, nel calcio di oggi, gli scudetti non si vincono così (ma possiamo crescere e abbiamo margini di miglioramento).
- Dalbert – Come sopra per Karamoh, lui però è il cugino timido. Come circa 115 terzini sinistri da trent’anni a questa parte, soffre della sindrome di Breheme e fatica non poco davanti agli esterni del Genoa. Quando vede Nagatomo alzarsi dalla panchina, inizia a capire che deve cambiare registro. Più per noi che per lui.
Pagelle: Handa 7, D’Ambrosio 7,5, Miranda 6, Skriniar 6.5, Dalbert 5,5, Vecino 6,5, Brozovic 5,5, Candreva 5, Borja Valero 5,5, Icardi 6 (per il recupero in difesa), Perisic 5,5. Eder 6,5, Karamoh 7, Joao Mario 6.
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