Gli amori impossibili? Capitano (con l’accento dove vi pare)

di Federico Corona

Sembrava una di quelle partite. Di quelle in cui la palla giusta in area non arriva, lo smarcamento negli ultimi 16 metri non funziona a dovere e ai centrali avversari è stata affidata un’unica missione: non lasciargli un centimetro. Una di quelle stramaledette partire in cui Icardi è da 4 in pagella.

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Quindici, venti minuti, giusto il tempo di intravedere sprazzi di filosofia debouriana applicata prima che il nostro buon approccio alla gara si dissolvesse nel torpore di Santon, nelle cannonate nel vuoto di Murillo e i sospiri si facessero più lunghi: “quella è una palla da tenere”, “dai Mauro, è una sponda facile, cazzo”, “ti ha guardato 10 volte, perché non ti butti nello spazio?”. Vuoti lunghi, lunghissimi. Pause che sono più di semplici disconnessioni. Sono scampoli di dubbi che lasciano il posto a certezze. Fuori da lì, fuori dall’area che è habitat in cui si muove con spaventosa naturalezza e ferocia da predatore di razza, Icardi ha le sembianze dell’attaccante qualunque, addirittura mediocre. Un sicario ombroso e solitario, chiamato in causa solo per freddare l’avversario.

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È la critica che lo investe da un paio d’anni a questa parte, da quando ha lasciato il nido delle giovani promesse e ha spiccato il volo verso l’Olimpo degli attaccanti di primissima fascia, a suon di gol. Quelli a cui si chiede, sempre, di essere decisivi – anche se è del 93? sì, anche se è del 93- , ma non solo. Ecco l’intoppo. Perché nel bagaglio dell’attaccante moderno, alla Higuain, alla Lewandowski, alla Suarez, alla Morata stesso tanto per intenderci, – paragoni forti, certo, ma le proiezioni portano lì – la capacità di saper giocare con la squadra è una dote imprescindibile. Ci ha provato Mauro, e ci prova ancora a migliorare. L’impegno si vedeva l’anno scorso – qualche passettino in avanti l’ha fatto – e si vede in queste prime gare. Con risultati, per la verità, scarsini. D’altronde, che siano gli attaccanti a far giocare bene le squadre (Diego Milito docet, lacrimuccia), è un’equazione nota e quantomai vera. E noi giochiamo ancora maluccio. I suoi tocchi sono sempre un po’ ruvidi, i suoi movimenti forzati e ritardati, i suoi appoggi spesso fuori misura. Diavolo Mauro, ma cosa fai tutti i giorni in quel di Appiano oltre a sfottere Nagatomo e scattare selfie tamarri tra un allenamento e l’altro? Possibile che non riesci a limare quei difetti che ti separano dal diventare davvero un campionissimo?

Pausa: Sto esagerando? Sto usando il polso troppo duro col nostro bomber? In fondo ci ha appena fatto vincere una partita complicata. E chi segna e porta punti ha sempre ragione. O no?

Torniamo all’Adriatico. Dove la marea pescarese si abbatte puntualmente su di noi con le solite forme ben note al popolo interista: un neo acquisto che gioca la miglior partita della vita proprio contro i suoi futuri compagni e tifosi e un esordiente in serie A che entra e alla prima palla giocabile ci castiga. Un film visto e rivisto, su cui ormai abbiamo il copyright. Intanto Bizzari a 38 anni suonati continua a esaltarsi sulle nostre conclusioni, per la verità, poco convinte. Unica soluzione, affidarsi a lui, al sicario. Che prima prende le misure con la rete accarezzando il palo su un’incornata delle sue, e pochi minuti dopo pareggia con un colpo di testa simile e ci da la carica per andare a vincerla.

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Tre minuti alla fine, un passaggio di Banega destinato in mare viene deviato di testa da Aquilani, la palla si impenna e finisce dalle parti del risolutore con la maglia numero 9, che tira fuori la sua calibro 22, mette il silenziatore e silura l’esodato Bizzarri. Letale, come sempre.

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Esultanza con imprecazione, calcio al poggiapiedi e tre punti. Per Mauro applausi e grandi titoli. Per noi, per l’INTER, i primi, fondamentali tre punti. Già, perché nonostante sia il match winner, il suo essere abulico, distante e glaciale dà sempre quell’impressione che ci sia lui e poi gli altri dieci. Che non siano una cosa sola. E non importa se molti tifosi abbiano già destinato all’oblio i tanti errori tecnici che hanno preceduto i due gol, perché quello che continua a non convincere un popolo idealista come il nostro – almeno questo è quello che avverto nelle chiacchierate tra compagni di fede che conoscono bene la materia – è proprio quella convinzione di avere un individualista come punta di diamante, di aggrapparsi alle spalle di uno che potrebbe abbandonarti da un momento all’altro, mentre sei agonizzante. Non che Ronaldo, quello vero – che Icardi ha appena superato nel numero di gol con la nostra maglia, anche se con 26 partite in più -, non lo fosse, e non che Ibra potesse essere definito uomo-squadra, ma in entrambi i casi di mezzo c’era un’autorevolezza tecnica che spazzava via ogni considerazione umanistica. Per Mauro, questo discorso non può valere. Anche, solo, per una semplice ragione: è il capitano. Un capitano che appare come burattino nelle mani di una #instagirl. Uno con cui, per ora, si condivide solo una fuggevole passione che dura giusto il momento della scopata. Una botta e via. Due, come nel caso di Pescara. Poi ognuno a casa sua.

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Davvero con chi indossa quella fascia che nel nostro universo è orgoglio e appartenenza può esserci un rapporto di sesso senza amore? Forse sì, perché nell’era dei milionari da strapazzo, degli acquisti roboanti, dell’immagine che vale tutto, dove non c’è più spazio per capitani di bandiera e uomini-simbolo, quello che conta è solo vincere. E questo qui, le partite te le fa vincere. Giusto tenerselo stretto dunque, ma meglio allentare un po’ la presa di quella fascia al braccio, che per noi inguaribili romantici vale ancora qualcosa.

 

One thought on “Gli amori impossibili? Capitano (con l’accento dove vi pare)

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  1. Certo che siamo strani ,con tutti i problemi che abbiamo chi discutiamo non Medel l’intoccabile argine davanti alla difesa (che prende sempre gol)non la mancanza di gioco no il problema è Icardi 3 gol UNICO MARCATORE.Vendiamolo prendiamo Gabbiadini o chi volete voi così Kondo diventerà Beccalossi Medel scambiera’ nello stretto ed entrerà in porta come Messi eMelo diventerà il nuovo Vidal,sarà scudetto sicuro.

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