Giorgio Muggiani perdonaci: invettiva contro i designer delle maglie dell’Inter

Parliamoci in maniera sincera: in cambio di una stagione con uno come Ronaldo in attacco, sono disposto anche ad indossare una maglia da rugby che non ha nulla a che vedere con la storia, i colori e la tradizione dell’Inter. Nascerà qui, – cito a memoria – al ristorante l’orologio, ritrovo di artisti e sarà per sempre una squadra di grande talento. Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo“. Quindi i colori sono quelli: il nero e l’azzurro, e se vogliamo essere pignoli le strisce sono verticali, alternate e di dimensioni identiche. Non è difficile, basta un minimo di buon senso. Almeno in un momento così complicato lasciateci la certezza della maglia nerazzurra. Veniamo da una stagione che è meglio non raccontare, con l’orrore cromatico di un derby (quello di andata) in cui Milan e Inter si confondevano, e per riconoscerle dovevi guardare i pantaloncini, salvo scoprire dopo una ventina di minuti che i nostri erano quelli bianchi mentre quelli “tutti neri” erano i giocatori del Milan. Loro almeno, dopo un decennio di ardite sperimentazioni, ce l’ha fatta a tornare al rossonero e alle righe di dimensioni identiche. Noi no, noi abbiamo ancora bisogno di allargare e restringere le righe, come un …mettere nome di una squadra provinciale a scelta… qualunque.

La terza maglia del 1998 usata per la Coppa Uefa

Qualcosa mi dice che Giorgio Muggiani non sarebbe particolarmente felice di questo codice a barre. Se non altro il colore si avvicina di più all’azzurro Inter e abbiamo eliminato quei tremendi calzettoni gialli. Il giallo (che nel nostro caso va e viene come il blu sulle divise del Bayern Monaco) non è presente nemmeno sulla maglia. L’anno passato erano gialli lo sponsor, i nomi e i numeri. Il ritorno al bianco è un sospiro di sollievo. Le spalle total black non fanno impazzire, così come le strisce discontinue. In un momento in cui l’unica cosa che si chiede è la continuità, si poteva proporre qualcosa di diverso.

La maglia dell’Inter stagione 2017/2018

Durante i decenni, i cambiamenti più sostanziali hanno riguardato il numero e le dimensioni delle righe. Agli albori erano strette anche se ogni maglietta non aveva le strisce di identiche dimensioni. Ogni giocatore infatti aveva la sua e se la faceva fare lui stesso, dal fornitore che voleva. Spesso si trattava della mamma o della nonna. Dalla stagione 1909/10 la maglietta venne decorata con lo stemma di Milano, una croce rossa su fondo bianco. Durante questi primi anni, le variazioni consistettero nel numero delle righe e in alcuni particolari sul colletto. Mentre nel periodo fascista Mussolini decise che il nome Internazionale era decisamente anti-autarchico, impose la fusione dell’Inter con l’Unione Sportiva Milanese e il nome di Ambrosiana, e si optò per una maglia totalmente differente: bianca, con una grande croce rossa. Maglia che verrà riproposta, come seconda, nell’anno del centenario, il 2008.

La maglia del centenario è un omaggio a quella dell’Ambrosiana. I colori sono quelli di Milano

Dalla stagione 1929/3o però il nerazzurro riprese il suo posto. Negli anni 50, le linee si allargano e fino al 1958 le uniche modifiche saranno rappresentate dall’apposizione degli scudetti vinti. In questo decennio appare per la prima volta la seconda maglia, che alterna un bianco a tinta unita a uno con una striscia nerazzurra sul petto. Rivoluzione nel 1958, appare il logo societario, disegnato appunto da Giorgio Muggiani, a parte piccoli cambiamenti sul numero delle righe da una stagione all’altra. Un anno di svolta fu il 1977, quando venne data visibilità agli sponsor tecnici. Fu la Puma la prima marca a comparire sulla divisa della FC Internazionale Milano e scelse di apporre 8 righe. Risale al 1979/80 lo il restyling dello stemma con la comparsa del “biscione”.

 

La maglia della stagione ’81-82 con calzoncini e calzettoni azzurri

Negli anni ’80 i crest delle squadre cambiano frequentemente ed hanno un tratto più illustrato che iconico. Stagione 1981/82: cambia lo sponsor tecnico, Mac Sport, e arriva il primo brand sponsor, Inno-Hit, seguito subito dopo dallo storico Misura, che rimarrà per dieci anni. Per un paio di stagioni l’Inter gioca con i calzonicini e i calzettoni azzurri. In questo decennio la moda prevede il restringimento delle strisce che passano ad essere 9 e poi 11. Gli sponsor tecnici cambiano a ritmo vertiginoso alla fine degli anni 80: prima Le Coq Sportif (con il blu delle righe leggermente più scuro), poi Uhlsport, brand molto vicino ai portieri e quindi a Walter Zenga. Siamo nell’anno dello scudetto dei record. Vuoi per la maglia, vuoi per i soggetti che la indossano, probabilmente uno dei completi, marchio a parte, più vicini alla mia idea di Inter.

 

L’Inter presenta 5 nuovi acquisti: Matthaus, Breheme, Berti, Bianchi e Diaz

Negli anni ’90 cambierà lo sponsor tecnico, si passerà alla Umbro, marchio molto in voga in quell’epoca, che però non si discosterà troppo dal prototipo della prima maglia, né per quanto riguarda le strisce, né per i colori. L’estro dei creativi verrà dedicato alle seconde e terze maglie (con qualche obbrobrio di troppo, come la maglia verde del 1995-1996). Storica quella con la striscia nerazzurra obliqua, e quella già citata del 1997/1998 con la quale vinceremo una Coppa Uefa. Il passaggio da Umbro a Nike arriva l’anno dopo. La maglia della stagione 2001/2002, quella del 5 maggio per intenderci, presenta decorazioni in giallo e strisce più larghe, ma la maglia più bella realizzata da Nike resta probabilmente quella indossata da Roberto Baggio nel 1999, legata indissolubilmente ad una sua doppietta contro il Real Madrid.

La maglia indossata da Baggio nel 1999

 

Una delle maglie più brutte della storia dell’Inter: la terza del 1996

Sono legatissimo ad alcune maglie non solo per questioni meramente nostalgiche, o per i campioni che le hanno indossate. Quando scegliamo dei colori sposiamo quelli, il loro abbinamento, la magia di una tradizione. Solo in Italia abbiamo tre grandi squadre “strisciate”, europeizzarle nel look e nel design non le renderà più competitive. Passi che alla Juve sono più moderni di noi, cambiano strisce e loghi come se nulla fosse, ma ognuno ha la sua storia, i suoi capricci, non siamo bauscia per caso. Come non si toccano le strisce dei colchoneros dell’Atletico, così non si cambiano quelle dell’Inter. A memoria sono innamorato della maglia del 89, di quella con lo sponsor Fitgar del ’92, del completo del 2007 con i pantaloncini bianchi e i calzettoni a righe orizzontali, della maglia di Facchetti indossata da Cambiasso dopo alcune vittorie della stirpe degli dei.

Cambiasso indossa la maglia di Facchetti per alzare la Champions 2010

I tifosi sono diventati sempre più esigenti nelle questioni di merchandising: è per questo che i designer devono concepire ogni anno un’idea che si discosti da quella dell’anno precedente, per far sì che all’interno degli store e nelle presentazioni ufficiali sia ben chiaro il confine tra una stagione e l’altra, soprattutto, lo capiamo, quando si tratta di una stagione particolarmente infelice. In un calcio “a ciclo produttivo continuo” si è diffusa da ormai qualche anno l’abitudine di indossare già nelle ultime partite della stagione in corso la maglia di quella successiva. That’s Marketing, folks. E siccome improvvisare con le strisce è più semplice che giocare a viva la moda con il bianco del Real, ecco che nascono visioni soggettive della tradizione interista. Non averci fatto vedere il nerazzurro per tutta la stagione 2014, anno in cui Icardi e compagni scendevano in campo con un gessato blu che non riproporrò, è stato un affronto alla tradizione e un dispetto ai tifosi. Un anno di purgatorio, come essere costretti ad uscire per un anno con un fidanzato o una fidanzata in pigiama. Non benissimo in questo senso nemmeno la maglia a strisce sfumate del post triplete, mentre fu evidentemente azzeccata quella indossata nella stagione del triplete. Fortuna che quando manderanno le immagini della finale di Madrid per i prossimi cento anno, visto che non è nostra abitudine salire così spesso su detti palcoscenici, sarà facile identificare il nero e l’azzurro dell’Inter. E non qualcosa che gli assomiglia vagamente.

Cara Nike e cari designer, vi vogliamo bene lo stesso. Siete bravi, creativi, fantasiosi e sappiamo riconoscervelo. Ma ve lo chiediamo per cortesia, restituiteci la nostra maglia.

One thought on “Giorgio Muggiani perdonaci: invettiva contro i designer delle maglie dell’Inter

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  1. Colori, dimensioni-posizione-quantitá di strisce/bande/fasce, stemmi, loghi, pantaloncini, calzettoni ecc. ecc. di ogni societá , dovrebbero essere “codificati” … come le bandiere di una nazione !
    Se la nike, la adidas, le coq sportif e via dicendo, modificano così profondamente le divise tradizionali, rendendole irriconoscibili, allora anche i loro loghi devono essere trattati allo stesso modo: via il baffetto e al suo posto ci mettano uno smile… via il fiore a tre petali e al suo posto ci mettano un salame stagionato… via il galletto e avanti con una rana.

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