Nella serata in cui scopriamo, con malcelato rammarico, che anche le squadre avversarie possono schierare un portiere che para (eccome, se para), ci ritroviamo a fare i conti con un annoso interrogativo: è stato un punto guadagnato o si tratta di due punti persi?
Perché su due piedi verrebbe da pensare che una partita ripresa a cinque minuti dalla fine, contro una diretta concorrente, da stasera molto più diretta di quanto pensassimo, sia motivo di soddisfazione. Dall’altra viene naturale argomentare che con un po’ più di precisione e qualche errore individuale in meno – alcuni perseverati in maniera assurda, vedi alla voce “cross di Dalbert” – si poteva avere la meglio sulla Roma. Su questa Roma.
Cinque motivi per essere ottimisti:
1. La condizione: due settimane non fanno miracoli, ma quella di stasera è una squadra diversa, ritrovata dal punto di vista del ritmo. Sotto contro una diretta concorrente, la ribalta fisicamente nel secondo tempo, dando l’impressione dell’assedio. Che poi il pallone non entri, è altra questione.
2. Cancelo: ok, sbaglia qualche appoggio e prende una ammonizione francamente non discutibile. Ma si crea il suo spazio, lo aggredisce, costringe Kolarov a giocare una partita più accorta. C’è chi lo vuole esterno alto, io dico che è un terzino. Finalmente, un terzino.
3. La Roma: se l’obiettivo grosso è metterci una delle due romane alle spalle, non è affatto irraggiungibile. E da stasera, con gli scontri diretti a favore, abbiamo anche l’irrisorio ma non trascurabile vantaggio di poter arrivare pari. Ho avuto la sensazione che la partita si potesse pareggiare quando Di Francesco ha tolto Dzeko, unico giocatore in grado di farli respirare e di creare un minimo di apprensione. Vediamo cosa succede in questi giorni di mercato.
4. Il pubblico: unico, inimitabile, a conferma delle parole di Zanetti.
5. Vecino: non vorremmo farci condizionare dal gol, ma in una serata come questa metterla alle spalle del portiere di Holly e Benji (non per niente sulla maglia c’è scritto Becker) è un’impresa da celebrare.
Cinque motivi per essere MENO ottimisti
1. Santon: no ragazzo, non è che ce l’abbiamo con te. Ma forse si poteva provare un aggancio con il collo del piede, piuttosto che la mossa che ha reso Gresko famoso nel mondo.
2. Gagliardini: al pub c’era rumore e non ho capito se è uscito per infortunio o perché ha perso una quantità spropositata di palloni. Nel dubbio opto per la seconda.
3. Dalbert: vi prego picchiatemi. Primo cross, secondo anello. Secondo cross: curva nord. Busto indietro, faccia spaesata. D’Ambrosio torna presto.
4. Icardi (la vena realizzativa di): perché muoversi si muove, e anche bene. Sbaglia un controllo nel primo tempo, su un movimento che di solito gli è congeniale: mettere il corpo tra il pallone e il difensore. Poi è anche sfortunato a prendere quel palo. Ma la sensazione è che stia tornando.
5. I recuperi: ovvero il quarto posto virtuale. Un girone intero per farci smettere di commentare classifica ipotetiche. Troppo tempo, per tutti. Per l’Inter, per la Roma, per la Lazio. E per la credibilità del campionato.
Amala.
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