Che faccia faccio? (Amleti interisti nel lunedì di pioggia)

di Luca Paladini

Che faccia faccio?

Dilemma mica da niente.

È che poteva davvero finire male, perché di quanto è uscito il colpo di testa di Obi? E però poteva pure finire meglio, quando ha smesso di tremare la traversa dopo la bordata di Vecino?

Non so che vestito mettermi, anche se (finalmente) piove.

Quello dell’ interista depresso che vede in questo uno a uno l’inizio della fine, o quello che gonfia il petto perché anche in domeniche “un po’ così”, noi la pelle la si porta a casa.

Una partita incapace di farmi prendere una posizione, neanche buona a definire lo stato d’animo.

Una partita che finisce con un enome “non lo so”.

E che a me l’Inter non è per nulla dispiaciuta, però non è mai andata così vicina a perdere che a confronto a Napoli è stata una passeggiata di salute.

E quindi che faccia faccio?

Quella che bestemmia contro Miranda in evidente parabola discendente o che grida al miracolo perché Candreva è arrivato al punto di indovinare più di tre cross a partita?

Prendo le sembianze di quello che improvvisamente vede nell’ Atalanta un ostacolo insormontabile degno del Manchester City, oppure che conta le domeniche che mancano per regolare i conti allo Stadium contro quelli la?

Inter-Torino, mi lascia con una crisi d’identità tale da far sembrare Giuliano Pisapia un uomo che sa quello che vuole dalle prossime elezioni politiche.

Sono confuso e felice, anzi confuso e infelice, anzi confuso e basta, che con la sosta della nazionale questo limbo esistenziale non è che è proprio tutta salute.

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