Ero rientrato dall’università dopo un esame andato così così, ma era il 20 di giugno, l’estate si apriva piena di occasioni davanti a me e quando mio padre mi venne a prendere alla stazione per arrivare a casa giusto in tempo per la cena mi disse solo “E’ arrivato”.
In cucina non avevamo la TV, ma quella sera mangiammo un po’ più tardi, con le zanzare che già riempivano il soggiorno di casa e lo schermo che rimandava le immagini di quel ragazzotto coi dentoni in fuori e in mano la maglia nerazzurra con la scritta 10 RONALDO.
Era arrivato davvero, era arrivato e le nostre vite sembravano cambiare davanti ai nostri occhi. Erano gli anni in cui ogni estate sognavamo in grande, senza sapere che i nostri sogni probabilmente si scontravano contro qualcosa di oscuro e impenetrabile che non dipendeva da noi, un cancro orribile del nostro calcio.
Erano gli anni in cui tutto era possibile e ogni speranza aveva diritto di cittadinanza, gli anni in cui se volevi Vieri lo potevi dire al bar ad alta voce, senza tenerlo nascosto seppellendolo nelle chat di amici nerazzurri per paura che qualche tifoso ostile lo senta e ti prenda in giro per mesi. Ed è vero che Ronaldo arrivando aveva detto “Sono qui per vincere lo scudetto” e quello scudetto non arrivò mai, arrivarono le lacrime, arrivò il tendine rotuleo e poi l’addio, ma lui Ronaldo, in nerazzurro era la dimensione di quello a cui ambiva quella squadra, a cui ambivamo noi.
Ecco perché in questo giorno in cui ci ricordiamo che vent’anni fa eravamo così diversi da portarci a casa il più forte di tutti, forse il più forte di sempre, l’uomo che con la potenza e la velocità ha mostrato un nuovo modo di giocare al calcio, in questa giornata io voglio urlarlo senza paura che vorrei un’Inter capace di arrivare a Ronaldo (Cristiano), capace di incontrarlo, parlarci, immaginare una squadra intorno a lui, un allenatore che lo assecondi, e uno stipendio adeguato a quel giocatore totale che è il portoghese.
Perché certo, Valero è un buon giocatore, ha visione di gioco, mette ordine a centro campo etc etc, ma oggi ci serve un colpo da Inter, un colpo che magari non ci porta in finale di Champions (quelle le lasciamo agli altri) ma che cambi la prospettiva, in un attimo.
Sì, sono interista e non me ne frega niente della progettualità aziendale dei gobbi, della loro perfetta visione aziendale, io sono interista cazzo e voglio tornare a prendere gente che smuove i titoli dei giornali, le teste della gente, che fa tremare le gambe negli stadi.
Voglio uno che ha vinto e ci faccia vincere.
In questo limbo di calciomercato in attesa del mese di luglio che forse (?) ci libererà le mani dal Fair Play Finanziario voglio solo sognare con nomi altisonanti che non mi facciano andare su Google a cercare chi sono.
Alla faccia di quelli che “Vincevate solo il campionato di agosto”, si perché quel modo di essere interista è quello che ci ha reso, solidi, incazzati, resistenti e alla fine di tutto vincenti, (anche se abbiamo dovuto prendere una lunga rincorsa).
Il 20 giugno 1997 arrivava Ronaldo, il fenomeno, oggi voglio Ronaldo, il Cristiano.
In alto i cuori.
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