Stefano Nyers, Le Grand

Il primo novembre 1953 si gioca il derby di Milano. La gara è molto attesa, come sempre, ma i nerazzurri hanno un problema non da poco: uno dei migliori giocatori della squadra è fuori rosa.

Quel giocatore è un fenomeno, ha un tiro impressionante e sulla fascia fa quello che gli pare. Ma ha chiesto un ritocco dell’ingaggio in modo intempestivo e, oltretutto, pare che non abbia restituito un prestito fatto della società. Carlo Masseroni, il presidente nerazzurro, non vuole sentire parlare di reintegro in rosa, neppure con il derby all’orizzonte. Ci pensa un tal Giuseppe Prisco, giovane consigliere societario, a far da paciere e a consentire il reintegro del giocatore in rosa. La domenica, nel derby, quel calciatore così bizzoso, ma così bravo col destro e col sinistro, si fa perdonare delle bizze segnando i tre gol con cui l’Inter batte i cugini.

Il suo nome è István – Stefano – Nyers.

La famiglia Nyers, originaria dell’Ungheria settentrionale, negli anni Venti è costretta a emigrare in Francia. È qui che nasce István, in un paesino dal nome bizzarro al confine con la Germania: Freyming-Merlebach.

A causa della crisi di una crisi economica, la famiglia Nyers fa ritorno in Ungheria, a Subotica: qui Nyers tira i primi calci al pallone, finché il suo talento non lo porta al Vasutas Ak.

Nyers è bravo, molto bravo, così a soli 17 anni entra in prima squadra: il dribbling, il tiro al fulmicotone e quella muscolatura tanto più forte di quella dei coetanei lo rendono un predestinato.

Il suo carattere non certo conciliante, però, gli causa qualche problema: rompe con il Vasistas e passa all’Ujpest, dove mette in mostra le sue doti senza risparmiarsi. Addirittura, in una gara si permette di lusso di mettere a sedere tutta la squadra avversaria, compreso il portiere, per poi tornare indietro, lemme lemme, fino a centrocampo.

Nella stagione 1945-46 segna 17 gol in 17 partite. Lo convoca la nazionale ungherese: in una gara contro l’Austria, Nyers segna un gran gol da fuori area. Per lui è ordinaria amministrazione, ma non sa che a osservarlo c’è un allenatore che si chiama Helenio Herrera, tecnico dello Stade Français: incantato dalla prestazione, decide di portarlo con sé in Francia.

István, anima irrequieta e ambiziosa, non ci pensa due volte e scappa: ma il viaggio verso la Francia si rivela più complicato del previsto. La prima tappa è in Cecoslovacchia, dove gioca tra le fila Viktoria Zizvkov, in quella che voleva essere solo una fase di passaggio per arrivare in Francia.

Lo attendono varie peripezie, tra cui anche una fuga senza passaporto, sequestrato dai dirigenti del Viktoria: solo grazie all’intervento di Herrera Nyers riesce ad arrivare a Parigi, dove in breve tempo diventa Le Grand Etienne.
In Francia segna, e tanto. Le grandi d’Europa si accorgono di lui: fra queste c’è l’Inter, il cui presidente, Carlo Masseroni, è deciso a portare un campione di squadra per scordare le annate non certo positive.
L’affare si fa: è il 1948.

Nyers si presenta al pubblico nerazzurro come meglio non potrebbe: alla prima di campionato, il 19 settembre, segna una tripletta contro la Samp. Il pubblico non crede ai suoi occhi, Le Grand Etienne è davvero grande. In breve diventa Stefano, Stefano Nyers, altrimenti detto lo zingaro dal piede d’oro.

Nyers, a Milano, sta da dio: ama giocare a calcio, ma ama altrettanto la bella vita, le donne, le auto; così, comincia a fare qualche debito e a tentare la fortuna al gioco (che spesso gli volta la faccia). Rivela anche un certo spirito imprenditoriale e apre un atelier di abiti di lusso.
Il meglio lo dà in campo: termina il primo campionato da capocannoniere, con 26 gol, e insieme ai suoi compagni, (tra cui i fortissimi Skoglund e Lorenzi) fa le fortune dell’Inter con cui nel 1953 vince il primo scudetto.

La gioia per la vittoria viene appannata dai primi problemi con l’Inter: a ridosso della stagione 1953-54 chiede un rinnovo del contratto, ma il presidente Masseroni non ne vuole sapere. Nyers, allora, non si presenta in ritiro e sparisce.
Chiarita la diatriba, “Stefano” rientra, segna una tripletta nel derby e aiuta i nerazzurri a vincere il secondo scudetto consecutivo. E poi sparisce di nuovo.

L’Inter si prepara per la nuova stagione, la stagione 1954-55, senza il suo campione. Nyers è in Jugoslavia, si allena con la Stella Rossa. Quando rientra, viene spedito tra le riserve: con l’Inter, la storia d’amore è finita. Passa alla Roma, dove gioca due stagioni, poi al Barcellona e infine, dopo un po’ di girovagare, al Lecco, con cui ottiene una promozione in Serie A. Fa in tempo a fare qualche altro allenamento con l’Inter, poi, di fatto, la sua carriera da calciatore finisce: comincia quella da imprenditore, non sempre fortunata, tra investimenti sballati, truffe (di cui è vittima) e debiti.

A Bologna trova un po’ di pace, poi l’ennesima fuga, in quella Subotica dove aveva vissuto da piccolo, città di confine che lui, apolide, ama visceralmente.  
Stefano Nyers muore nel 2005, il giorno del compleanno dell’Inter. Quel giocatore, inarrestabile in campo e un po’ scapestrato nella vita privata, rimarrà sempre innamorato della maglia nerazzurra, con la quale sigla la bellezza di 133 gol.

“Era una squadra meravigliosa, con un attacco fantastico eravamo tutti artisti del pallone. Nell’Inter e a Milano, a 25 anni avevo trovato la tana”. Parole d’amore di un giocatore che amava l’Inter come la vita, in un continuo susseguirsi di cadute e trionfi.

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