Devo dire che un po’ Frank, domenica sera, mi ha fatto pena.
Intervistato da Mediaset Premium, dopo la lezione di gioco e tattica impartita alla Juventus, ho avuto un sommesso moto di dispiacere per lui.
Avete presente la faccia di Frank? Insomma cambia difficilmente espressione, che resta sempre quella che avevo io di fronte ai compiti di matematica al liceo. Ma alla “domanda” è mutata, si è snaturata. All’interrogativo Frank ha dovuto fare una smorfia e sorridere.
La domanda era (più o meno) questa: “Si può pensare allo scudetto?”.
Non mi ricordo più chi gliela abbia fatta se la bionda conduttrice o un ospite in sala (se devo dire la verità ero strafatto dalla tensione).
Però, in quell’attimo, ho immaginato che nella testa di Frank stesse arrivando, vasto e devastante come lo tsumani di Kobe, un sonoro vaffanculo.
Articolato in questo modo:
“Ma come, fino a novanta minuti fa ero un dead man walking, qualcuno mi aveva anche prenotato i biglietti per Amsterdam, taluni mi dicevano che ero unfit, inadatto, altri sostenevano che facevo un gioco troppo offensivo per l’Italia (Zio Bergomi questa cagata non te la perdonerò mai, ndr), un quotidiano sportivo di un certo peso a Milano aveva titolato che mi dovevo vergognare (per una sconfitta, addirittura!), Garcia lo hanno visto mentre all’Obi stava scegliendo un nuovo lucchetto per l’armadietto dello spogliatoio, e voi mi venite a dire se penso allo scudetto? Ma dove sono finito? Chi siete voi? Che mestiere praticate? Ma andate a vaff….”.
E invece no.
Frank ha allargato gli spigoli della bocca e un sorriso è spuntato largo come una boa di segnalazione.
E in quel momento gli si è acceso il faro. Ha realizzato che massa di “cazzari” siamo.
Poi ha mosso le labbra e ha dovuto rispondere all’italiana. Cioè non dicendo una minchia se non ovvietà del tipo: la prossima partita è importante come quella trascorsa, che non conta vincere solo con la Juventus, ma anche con Empoli e Bologna, non abbiamo fatto ancor niente, e via di questo passo.
Povero Frank, mi sono detto, ha realizzato dove è finito.
Lui che nelle prime uscite spiegava il suo credo parlando di programmazione e di pazienza. Lui che era abituato all’Olanda, terra di mercanti e armatori. Gente avvezza a sapere riconoscere il talento, ad attendere; gente così così paziente da prestare, nei secoli scorsi, denaro a navigatori in procinto di tracciare nuove rotte e scoprire nuovi mondi, ben sapendo che il loro profitto non sarebbe arrivato se non dopo mesi o anche anni.
Lui, insomma, che credeva di parlare con persone serie.
E, invece, arriva la domanda sullo “scudetto”. Alla quarta di campionato. Mentre ancora sono fresche le stigmate da crocifissione sul Golgota.
Benvenuto Frank, benvenuto in Italia.
Se vinciamo anche con l’Empoli siamo già campioni d’Europa.
La partita di giovedì rimane una vergogna, per chi crede di avere un certo prestigio (storico) internazionale. Il noto quotidiano aveva ragione, la vergogna c’era e ci doveva essere, non del tecnico solo ma della squadra. Il resto, successivo, per fortuna, è altra storia
Ciao Antonio, a me la parola vergogna per una sconfitta (anche se indigeribile come quella con l’Hapoel) fa sempre un po’ ribrezzo. E’ una questione di etica giornalistica. Non sono d’accordo su un punto però: che fosse riferita ai soli giocatori. E’ in atto, forse era, una martellante campagna contro FdB, alla quale il noto giornale ha tirato la volata. A presto.