Ci risiamo. Un lampo di classe e ci ricascano tutti (o quasi). Il giocatore più capriccioso e indolente del nostro recente passato è rientrato dal prestito, ha lasciato Siviglia senza emozionarsi più di tanto e ha deciso di metterci in difficoltà, di creare a Spalletti un problema di abbondanza più presunto che vero. Perché noi lo conosciamo bene Jovetic, l’ex ragazzo prodigio che tanto somigliava a un chitarrista rock (Brian May, nda), che deliziava Firenze con i suoi tocchi geniali e la corsa leggera, che tanto buono e caro con i compagni sembrava. All’Inter non è mai arrivato, quel giocatore versatile che poteva giocare spalle alla porta da finto nove così come occupare la posizione di seconda punta, di esterno e pure trequartista, crepi la miseria!
Alla Pinetina è arrivato un armadio a quattro ante, gonfiato dal lavoro in paletra a Manchester, incattivito da un infortunio che lo ha messo ai margini e costretto a lottare per un po’ di luce. La sua parabola all’Inter è iniziata benissimo e proseguita male, poi molto male, sempre peggio. Un’apatia scossa solo dal sospetto di qualche dispetto di troppo a Icardi, che Jovetic ritiene un pari (forse giustamente), ma del quale non ha la rabbia agonistica e la volontà di sacrificio.
Ora Jovetic entra in campo e segna un gol come quello di ieri al Villarreal. È un buon giocatore? Sì, un ottimo giocatore. È compatibile con l’idea di calcio di Spalletti? Sì, forse anche più di Icardi. Sono questi motivi sufficienti a sperare in una sua buona stagione in caso di permanenza? No, purtroppo il carattere del giocatore è in grado di frustrare tutte le premesse migliori. Jovetic è una grande illusione, una magia d’estate. A lui l’onere di ribaltare il pregiudizio, ma sarà molto difficile, meglio separarsi ora, senza rammarico.
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